L'Italia torna al nucleare. Le ragioni del si e quelle del no

25 Febbraio 2009   13:40  

Italia e Francia hanno firmato l'accordo di cooperazione sul nucleare. ''In Italia le centrali si faranno in tempi contenuti'', ha detto il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, nel corso della conferenza stampa con il capo dell'Eliseo Nicolas Sarkozy al termine dell'incontro bilaterale.

''In Italia si stavano costruendo due centrali nucleari - ha ricordato Berlusconi - ma il fanatismo ecologico ci ha impedito di completarle''. Ora, secondo il premier, ''il futuro dell'Unione Europea e' nelle rinnovabili e nel nucleare''.

Il presidente Sarkozy, da parte sua, ha sottolineato che ''se l'Italia dovesse confermare il suo ritorno al nucleare la Francia e' pronta ad una partnership illimitata perche' vogliamo sviluppare energia pulita con voi''.

''Quando sara' completato l'iter legislativo e tecnico in corso per il ritorno del nucleare in Italia, Enel e EDF - informa un comunicato congiunto delle societa' - si impegnano a sviluppare, costruire e far entrare in esercizio almeno 4 unita' di generazione, avendo come riferimento la tecnologia EPR, il cui primo impianto e' in costruzione a Flamanville in Normandia e che vede la partecipazione di Enel con una quota del 12,5%. L'obiettivo e' di rendere la prima unita' italiana operativa sul piano commerciale non oltre il 2020''.

Enel ed EDF si impegnano a costituire una joint-venture paritetica che sara' responsabile dello sviluppo degli studi di fattibilita' per la realizzazione delle unita' di generazione nucleare EPR. Successivamente, completate le attivita' di studio e prese le necessarie decisioni di investimento, e' prevista la costituzione di societa' ad hoc per la costruzione, proprieta' e messa in esercizio di ciascuna unita' di generazione nucleare EPR.

Queste societa' avranno una partecipazione di maggioranza Enel nella proprieta' degli impianti e nel ritiro di energia; inoltre leadership di Enel nell'esercizio degli impianti e apertura della proprieta' anche a terzi, con il mantenimento per Enel e EDF della maggioranza dei veicoli societari.

L'accordo Enel-EDF entra in vigore il 24 febbraio 2009 e ha una durata di 5 anni dalla data della sua firma, con possibilita' di estensione.

In un secondo memorandun d'intesa - prosegue il comunicato - Enel ha espresso la volonta' di partecipare all'estensione del precedente accordo sul nucleare a suo tempo raggiunto con EdF per la realizzazione in Francia di altri 5 reattori EPR, a partire da quello che recentemente il Governo francese ha autorizzato nella localita' di Penly.

''Enel e' onorata di avere al suo fianco nel progetto di rilancio del nucleare in Italia un partner industriale come Edf che ha in questo campo un'esperienza e una reputazione riconosciute a livello internazionale - ha commentato l'a.d.

di Enel Fulvio Conti - gli accordi siglati oggi contribuiscono a rafforzare i legami tra i sistemi industriali di Italia e Francia in un settore strategico come quello dell'energia e a sviluppare ulteriormente la reciprocita' nei rispettivi mercati''.

Enel e' oggi presente in Francia nel nucleare, con una partecipazione del 12,5% nell'impianto di terza generazione EPR a Flamanville (1.660 MW); nelle rinnovabili, tramite la controllata Erelis, con 8 MW eolici operativi a fine 2008 e una pipeline di circa 500 MW; nella commercializzazione di elettricita' con oltre 1.000 GWh venduti nel 2008.

Ulteriori possibilita' di sviluppo di Enel in Francia, riguardano la costruzione di un impianto a carbone pulito da 800 MW, la partecipazione in due unita' a ciclo combinato alimentate a gas (CCGT) di Edf da 930 MW e la partecipazione al processo di gara per il rinnovo di concessioni per 25 centrali idroelettriche.  

FAVREVOLI AL NUCLEARE   

Una buona sintesi di argomenti a favore del nucleare è illustrata in questa lettera aperta del 2006 a firma di una trentina di scienziati, docenti universitari e ricercatori italiani. Si rimanda inoltre al documento dell’Associazione nucleare italiana che confuta punto per punto le tesi di Legambiente volte a sostenere che l’energia nucleare non è conveniente sul piano economico e sopravvive solo grazie a massicce iniezioni di denaro pubblico.  Il fronte del SI può contare, giova in questa sede ricordare, sul consenso seppure non bulgaro della maggioranza degli italiani. Ecco i risultati dei sondaggi svolti nel corso del 2008 dai vari istituti: Demos & PI (47% favorevoli 44% contrari), ISPO (62% f. 35% c.), SWG (54% f. 36% c.), Abacus (43% f. 46% c.), SWG II (60% f. 34% c.),  ISPO II (54% f. 40% c.), FN&G (56% f. 35% c.). Ma torniamo alla lettera aperta:

Illustre Signor Presidente,

noi sottoscritti, fondatori dell’Associazione Galileo 2001, per la libertà e dignità della Scienza, sentiamo il dovere di sottoporre alla Sua attenzione la difficile situazione energetica che penalizza il nostro Paese; una situazione figlia di alcune scelte irresponsabili e di lunghi anni di scarso interesse politico e di disinformazione mass-mediatica. Circostanza ancora più grave è il fatto che si prospettano oggi ai cittadini soluzioni immaginifiche e in aperto contrasto con le conoscenze economiche, scientifiche e tecnologiche, allontanando così le scelte dotate di prospettive concrete.(…)A causa dell’elevata dipendenza energetica (importa oltre l’80% dell’energia primaria che consuma) e del conseguente elevato costo dell’energia (quella elettrica, al netto delle imposte, costa agli italiani quasi il 40% in più rispetto alla media europea), l’Italia sta perdendo terreno nel confronto economico con i partners europei, assieme ai quali dovrebbe invece perseguire una più armonica strategia energetica comune:1. Oggi, il cittadino spagnolo usufruisce del 10% in più d’energia primaria rispetto al cittadino italiano, l’inglese del 25% in più, il francese del 40% in più e il tedesco arriva al 65% in più. Simili percentuali valgono anche per la sola energia elettrica: rispetto al cittadino italiano, si va dal 10% in più utilizzati dal cittadino spagnolo al 55% in più utilizzati dal tedesco.2.  L’Italia è il Paese europeo con la maggiore produzione d’energia elettrica da gas naturale e petrolio - fonti costose e inquinanti - e con la maggiore importazione diretta d’energia elettrica (51 miliardi di chilowattora nel 2003, contro i 2 miliardi di kWh che importò il Regno Unito, 1 miliardo di kWh che importò la Spagna, e i 10 e 66 miliardi di kWh che esportarono, rispettivamente, la Germania e la Francia); circostanza, questa, che crea anche rischi alla sicurezza dell’approvvigionamento, come i black-out del recente passato hanno evidenziato.3.  La totalità dell’energia elettrica importata in Italia proviene dalle centrali nucleari d’Oltralpe. Mentre - giova ricordare - nel 2003, Francia, Germania, Regno Unito e Spagna produssero, rispettivamente, 420, 157, 85 e 60 miliardi di KWh elettrici dagli oltre 100 reattori nucleari in esercizio in quei Paesi.A fronte di questa situazione oggettiva e dell’urgenza di un’azione, vi sono responsabili politici e organi d’informazione che vanno diffondendo l’illusione che sia seriamente possibile affrontare il dissesto energetico facendo ricorso alle varie nuove forme di sfruttamento dell’energia solare rinnovabile: l’eolica, la solare termica o fotovoltaica, e i biocombustibili (che sono, tutte, forme dirette o indirette d’energia dal sole). Oppure, facendo ricorso a tecnologie futuribili, oggi prive di prospettive di concreta realizzabilità sia nel breve che nel medio termine.(…)Ferma restando la sua capitale importanza in tutti i processi vitali, per i bisogni energetici dell’umanità l’energia solare rinnovabile, in tutte le sue varie forme, non è certamente l’energia del presente: essa ha soddisfatto il 100% del fabbisogno umano dalla notte dei tempi fino a un paio di secoli fa, mentre oggi il contributo energetico dal sole, se si esclude la fonte idroelettrica, è – in Italia come nel mondo - inferiore all’1%. Né si vedono ragioni per ritenere che nel futuro l’energia solare possa dare contributi sostanziali: in particolare, è improbabile, se non illusorio, che le forme d’energia solare diverse da quella idroelettrica possano offrire contributi veramente significativi al fabbisogno energetico del nostro Paese. La fonte eolica lo ha già dimostrato nel Paese - la Germania - che più d’ogni altro v’ha investito: assai modesto è infatti il contributo elettrico che proviene dalle più di 15.000 turbine eoliche ivi installate: circa 3% dall’eolico contro il 30% da nucleare (la cui potenza installata è, in Germania, quasi uguale a quella eolica). Il solare termico produce solo aria o acqua calda, e a questo scopo il mondo usa meno del 10% dell’energia che consuma, di cui la porzione maggiore è consumata dalle zone che meno possono servirsi del solare termico; e, infatti, esso contribuisce nel mondo per meno dello 0,001%, anche perché è molto più conveniente utilizzare l’energia dalla rete del gas o elettrica cui ogni edificio deve comunque essere connesso. Quanto al solare fotovoltaico, per produrre con questa tecnologia meno dell’1% dell’energia elettrica consumata dagli italiani, i soli pannelli fotovoltaici (senza installazione, trasformatori, ed eventuali accumulatori) costerebbero la proibitiva cifra di più di 10 miliardi di euro, e vi sono valide ragioni tecniche per dubitare che questi costi possano significativamente abbattersi. Il Paese va anche chiaramente informato sulle reali prospettive dei biocombustibili: quando si tenga conto dell’energia necessaria nei processi agricolo e industriale per produrli, l’energia netta da essi ottenuta è di modesto rilievo. In ogni caso, assumendo le più favorevoli condizioni, per risparmiare meno del 5% del solo petrolio che consumiamo, bisognerebbe coltivare a biomassa l’intera superficie della pianura padana (oltre 45.000 kmq).Il mondo produce oggi da tutte le nuove fonti rinnovabili messe insieme - geotermia, rifiuti, biomassa, eolico, e solare termoelettrico e fotovoltaico - meno del 2% dell’energia elettrica che consuma. Quanto a produzione da queste fonti, l’Italia è già al terzo posto in Europa con 11 miliardi di kWh prodotti nel 2003 (il 10% dell’intera produzione europea da queste fonti); nonostante ciò, l’energia elettrica così prodotta copre meno del 4% dell’energia elettrica consumata dal Paese.Oggi, quella disponibilità alternativa alle fonti fossili - inquinanti e sempre più costose - è offerta solo dalla tecnologia nucleare da fissione. Una tecnologia ormai ben collaudata, che trova largo e sicuro impiego nella maggior parte del mondo industrializzato, e che non può pertanto continuare ad essere esclusa dalle strategie energetiche del nostro Paese.Teniamo a precisare che con questa nostra critica noi non proponiamo di sospendere, fermare o rallentare le ricerche sulle energie rinnovabili; ricerche che potrebbero portare, in un futuro pur lontano, alla scoperta, che nessuno può naturalmente escludere, di nuovi metodi d’impiego di queste forme d’energia. Questa nostra critica invita solo a non alimentare speranze, vicine o illusorie, sulla soluzione di quel grande problema che è la situazione energetica del Paese e che ha bisogno di essere responsabilmente affrontato. (…)Certi della Sua considerazione, porgiamo i nostri più cordiali saluti e, con l’occasione, anche i migliori auguri per le imminenti festività e il nuovo anno. 

CONTRO IL NUCLEARE 

A seguire gli argomenti di chi è contro il nucleare, non solo il variegato fronte ambientalista, ma anche numerosi scienziati  e ricercatori. Vent’anni dopo il referendum dell’1987,con cui gli italiani dissero no al nucleare le ragioni del no sono ancora tutte attuali. 

Per costruire le centrali ci vuole troppo tempo 

In Italia per l’entrata in funzione delle quattro centrali ci vorrebbero almeno 15 anni. E chissà quante drammatiche lotte territoriali e politiche. Il nostro Paese non potrebbe  rispettare pertanto la scadenza del 2020 per centrare l'obiettivo del 20-20-20 fissato dalla Comunità europea, ovvero ridurre del 20% le emissioni di anidride carbonica, migliorare del 20% l'efficienza energetica e produrre il 20% di energia da fonti pulite e rinnovabili.Il nucleare assorbirebbe le risorse economiche da utilizzare per il solare, l’eolico e altre fonti di energia. Già ora in altri paesi il nucleare nel periodo 1992-2005 ha   il nucleare da fissione ha assorbito oltre il 46% e quello da fusione oltre il 12% dei fondi previsti per le energie rinnovabili. 

Il nucleare non  rende 

Con 2.000 nuove centrali nucleari, si fornirebbe il 20% dell'energia totale. Ma a costi decisamente superiori rispetto ad altre soluzioni. Secondo i dati dell' Agenzia Mondiale Nucleare, con gli impianti attualmente  in funzione si produce il 16,9 % dell'energia elettrica che si consuma sul pianeta.Con quattro centrali da 1600 Mg l’Italia produrrebbe un'energia pari a quella prodotta con 8 miliardi di metri cubi di gas naturale. La Energy Information Administration degli Stati Uniti  afferma che l’elettricità proveniente da una nuova centrale nucleare è più costosa del 15% rispetto a quella prodotta col gas naturale e nel computo economico non sono considerati né i costi di smaltimento delle scorie né lo smantellamento dell’impianto alla fine del ciclo vita.

 

Le centrali nucleari costano troppo

La centrale nucleare in costruzione in Finlandia costerà 4 miliardi di euro. Negli Usa   75 reattori sono costati 145 miliardi di dollari.  Un affarone certo per la potentissima lobby dei costruttori di centrali, molto meno per i cittadini. In Inghilterra la  bonifica dei siti che, per decenni, hanno ospitato le 19 centrali nucleari, ora in via di smantellamento, costeranno ai contribuenti 92 miliardi di euro. L'impianto per la produzione di energia solare costruito nel deserto del Nevada su progetto spagnolo è costato 140 milioni di euro, produce 64 megawatt e per realizzarlo occorrono solo 18 mesi. Con 20 impianti di questo genere, si produce un terzo dell'elettricità di una centrale nucleare da un gigawatt. E i costi, oggi ancora elevati, si potranno ridurre considerevolmente quando verranno costruiti in gran quantità. Il nucleare costa almeno 5 miliardi di euro a centrale, sia realizza in dieci anni.

Non esiste ancora una soluzione allo smaltimento delle scorie radioattive 

Il plutonio resta altamente radioattivo per 200.000 anni. L'uranio per 238 per milioni di anni. Gli Usa hanno speso 8 miliardi di dollari in 20 anni per mettere in sicurezza le loro scorie, senza trovare una soluzione definitiva.
Nel mondo ci sono  250mila tonnellate in attesa di sistemazione. In Italia l’epoca del nucleare ha lasciato in eredità  235 tonnellate.  Metterle definitivamente in sicurezza costerà 4 miliardi di euro. Ma non si sa dove e soprattutto come.

L’Uranio è in via di esaurimento

Il combustibile usato dalle centrali nucleari è l’isotopo l'uranio 235, che  è solo lo 0.3% dell'uranio totale ed è in esaurimento. Ne sono rimasti 3,5 milioni di tonnellate. Negli ultimi quattro anni il prezzo dell’uranio è salito di circa 20 volte, senza che ci sia stato alcun aumento della richiesta. Con un consumo attuale dell’ordine di 70 mila tonnellate ogni anno l'uranio si esaurirà entro 50 anni.

Il nucleare è una tecnologia  troppo pericolosa

Dopo Cernobyl  l’incidente più grave si è verificato nel 1999 a Tokaimura,in Giappone.  Un incidente in una fabbrica di combustibile nucleare attivato una reazione a catena incontrollata. Tre persone morirono all'istante mentre altre 400 furono esposte alle radiazioni.Il 9 agosto del 204 sempre in Giappone Nel reattore numero 3 nell’impianto di Mihama, 350 chilometri a ovest di Tokyo, una fuoriuscita di vapore ad alta pressione, con una temperatura superiore ai 200 gradi, è costata la vita a quattro  operai.Si scoperto poi che i bambini statunitensi residenti vicino le centrali nucleari di New York, New Jersey e Florida hanno nei denti un 'radioisotopo' (lo Stronzio 90) che li espone ad un rischio tumore molto alto'.

 Il quotidiano britannico Indipendent cita poi alcuni documenti di natura industriale che provengono anche dalla azienda francese Edf, la stessa che ha appena sottoscritto l'accordo con Enel. Studi che segnalano che il rischio di incidenti con le centrali nucleari di terza generazione è sì più basso, ma, nel caso avvenga una fuoriuscita di radiazioni, questa sarebbe più consistente e pericolosa che non in passato. Tra i documenti esaminati, "ce n'è uno secondo cui le perdite umane stimate potrebbero essere doppie".

Molti incidenti non sono infine balzati in cronaca perchè coperti dal segreto militare. Non ci sono studi ufficiali relativi alla dispersione di radiottività nell'ambiente ed effetti sulla salute nei luoghi prossimi alle centrali nucleari.

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