L'Udc tra due forni, il Pd tra due fuochi

Diario delle elezioni

04 Settembre 2008   09:55  

Elezioni regionali: in questa tiepida fine estate, nei partiti e nei palazzi del potere i telefoni sono incandescenti, fervono gli incontri, i vertici e i conclavi. Tornano in piena attività gli intercettatori di boatos e i retroscenologhi. Impazza poi il totonomi, di chi si candida e con chi, sul "perché" si indaga invece molto meno. L'unica certezza per i cittadini è che per ora tutti i candidati ufficiali e ufficiosi affermano che "prima vengono i programmi e poi i candidati", ma lo dicono solo perché non c’è ancora certezza sui secondi e bisogna prendere tempo per  portare a termine le maschie e durissime  trattative interne alle colazioni e ai partiti. Dei  programmi se ne riparlerà ad una settimana dal voto, e sarà come sempre una gara a chi la spara più grossa.
Ma stringiamo lo zoom sul fermento elettorale, per vedere cosa accade in queste ultime ore.
L’Udc vive la consueta fibrillazione pre-elettorale dovuta ala cosiddetta "sindrome dei due forni", o "destra o spagna purchè si governi". Ha spiegato  ieri  segretario regionale dell’Unione di Centro Antonio Menna: "L’Udc parlerà con tutti e si alleerà con chi condivide il suo programma". Ma poichè il suo elettorato propende storicamente e a destra, al partito non resta che assecondare la "propensione" a salire sul carro del probabile vincitore delle elezioni. Certo, l’Udc, per rimarcare la sua autonomia pretenderebbe addirittura di piazzare il suo Rodolfo De Laurentiis come nocchiero del carro, ruolo per cui nel Pdl si consuma da mesi una guerra  a bassa intensità mediatica, ma con parecchi calci negli stinchi .
Certo è che per il Partito democratico le cose si complicano, perchè allo stato attuale le forse azzardate advance all'Udc, in vista di una salvifica alleanza elettorale  si risolvono con un bel due di picche. Anzi Antonio Menna dichiara impietoso: " Finora non ci sono stati contatti e io non so con chi ha parlato Luciano D’Alfonso...".
Se il partito di Casini gongola tra due pretendenti, il Partito Democratico soffre tra due fuochi. Si registrano infatti nuove bordate dall'Italia dei valori. Il parlamentare  Carlo Costantini accusa il partito di Veltroni di evitare accuratamente la questione morale: "dal Pd non una analisi sulle responsabilità della politica, sulle nomine sbagliate, sugli errori commessi. Si parlano tra loro, pensano che tutto si svolga all’interno della loro sezione. Non affrontano i problemi veri della società, delle famiglie che non arrivano a fine mese, dei giovani che non trovano posti di lavoro, delle imprese che soffrono". La replica del Pd più efficace è di  Tommaso Coletti, che è uomo di mondo: secondo Costantini “ basta iscriversi all’Italia dei Valori di Di Pietro per tornare vergini”.
A queste condizioni comunque,  il partito di Di Pietro affonda la proposta  Pd  delle primarie attraverso cui scegliere un candidato unico del centrosinistra, termine quest’ultimo  che allo stato attuale denota solo un astratto luogo dell'immaginario politico.
A sinistra intanto si studiano le mosse e soprattutto si cerca di ricostruire un progetto politico tra macerie ancora fumanti causate dal terremoto politico di aprile. I Verdi e Sinistra democratica lanciano un appello "alle forze politiche, culturali e sociali della sinistra abruzzese a unirsi in una lista per le prossime elezioni regionali". Un appello rivolto alla società e agli elettori, più che ai partiti? La sola idea di riesumare un qualcosa di simile ad una  lista arcobaleno provoca comprensibilmente un brivido ala schiena e fa toccare ferro a molti. Però, pragmaticamente, ragionano Gianni Melilla di Sd  e Caporale dei Verdi, "occorre che il centrosinistra sia unito perché in caso contrario si regalerebbe la Regione alla destra, come purtroppo si é fatto il 14 aprile con la vittoria di Berlusconi a livello nazionale. Per realizzare l’unità occorre evitare logiche settarie e competitive con chi dovrebbe essere un alleato."

FT


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