L'analisi del Derby d'Abruzzo. Qui L'Aquila

Primo tempo da dimenticare, buona la ripresa

26 Settembre 2011   16:09  

L'1-1 casalingo nel derby con il Chieti ha permesso a L'Aquila -seppur in coabitazione con il Giulianova- di mantenere il prezioso piazzamento play-off.

Inoltre, prosegue l'imbattibilità di una compagine che in cinque giornate di campionato ha ottenuto due vittorie e tre pareggi, subendo due soli gol.

Insomma, i motivi per guardare con ottimismo al futuro sono molteplici, ma nella gara di ieri sono emerse anche diverse lacune, specie a livello di approccio e di atteggiamento mentale.

Nel primo tempo, infatti, Capparella e soci non sono praticamente pervenuti: dopo il gol-lampo di Lacarra, il Chieti -pur non creando tantissime occasioni da rete- ha potuto fare il bello e il cattivo tempo, approfittando della giornata no degli esterni bassi e, soprattutto, della pochezza di un centrocampo che senza il fosforo di Carcione è apparso praticamente inesistente.

D'altronde, manca un ricambio che abbia le stesse caratteristiche dell'ex Benevento: Agnello e Perfetti, interditori per eccellenza, non potevano davvero fare di meglio.

Nella ripresa, però, la squadra ha cambiato completamente volto, a cominciare proprio dai due mediani, decisamente più lucidi e aggressivi. Ed è proprio dai piedi di uno di loro, il classe '92 Francesco Agnello, che è arrivata la marcatura del pari.

Tanti i pericoli successivamente apportati alla porta difesa da Feola, ma i frombolieri rossoblù non sono riusciti a concretizzare. Ci è andato vicinissimo un Umberto Improta in stato di grazia: per lui una traversa, diverse conclusioni e tante folate su una corsia destra dove il dirimpettaio Malerba è andato spesso in tilt.

Nell'unica azione degna di nota creata nei secondi quarantacinque minuti, il Chieti ha però rischiato di mandare all'inferno L'Aquila, con Ceballos che ha sbagliato l'impossibile. Bene così, la sconfitta sarebbe stata una punizione troppo severa per una squadra che dopo un inizio da brividi ha saputo ritrovare se stessa, reagendo nella ripresa con un mix di belle trame di gioco e cattiveria agonistica.

Nulla da segnalare, infine, sugli spalti: quella che doveva essere una giornata di spettacolo grazie al colore e al calore di due Curve legate da un gemellaggio ultraventennale, si è trasformata nell'ennesimo delitto verso uno sport, il calcio, che di questo passo rischierà di perdere l'unica parte che lo segue per pura passione e senza altri secondi fini, quella dei tifosi.

Danilo Rosone


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