L'epopea della Valle del Giovenco: 15 anni di promesse e soldi facili

Investimenti sospetti, poi il mesto fallimento

26 Marzo 2014   10:35  

Per anni è stata la massima espressione del calcio marsicano, pur non essendo universalmente amata da tutti gli sportivi della zona e, soprattutto, avendo visto l'addensarsi di più di una nube su di essa, per motivi che con il calcio non hanno granché a che vedere.

Una vera e propria storia da "pallone criminale", forse degna di un film, durata ben 15 anni e conclusasi, dopo tante promesse ed altrettanti investimenti, con un mesto fallimento che ha infranto i sogni di gloria dei tifosi di Avezzano e di Pescina.

Tutto cominciò nel 1999, quando l'allora 60enne Vincenzo Berardino Angeloni, ex parlamentare di An, Udeur e Forza Italia, decise di rilevare l'Avezzano Calcio, appena retrocesso in C2, presentando un programma molto ambizioso, con l'obiettivo di portare entro pochi anni il club in Serie B.

Dietro Angeloni, di fatto, c'era il gruppo facente capo all'ex patron del Perugia Luciano Gaucci, che anni dopo si sarebbe autoesiliato nella Repubblica Dominicana dopo alcuni guai con la giustizia italiana. Venne allestita una squadra di prim'ordine, con in panchina Claudio Di Pucchio, ma i sogni si infransero presto, e nell'estate del 2000 l'Avezzano fallì travolto dai debiti, con Angeloni che si beccò un anno e 4 mesi di reclusione.

Fine dei giochi? Macché, nel 2004 Angeloni si ripresentò nella Marsica, con le stesse ambizioni di qualche anno prima. Risultato: dalla fusione delle squadre di Aielli, Cerchio e Pescina nacque la Valle del GIovenco, che partì dall'Eccellenza ed in pochi anni arrivò in C2.

Lo stadio di Pescina non era ovviamente adatto per tale categoria, dunque Angeloni ottenne di poter far giocare i suoi al "Dei Marsi" di Avezzano, quasi a voler fare della compagine una sorta di portabandiera del territorio.

Vennero anche cambiati i colori sociali, dal gialloverde al biancoverde, ma non tutti si trovarono d'accordo: a Pescina i cambiamenti crearono parecchio malcontento, ed anche molti avezzanesi non riuscirono proprio a considerare la Valle del Giovenco rappresentativa della città, nemmeno quando, nel 2009, la compagine vinse i play-off per la promozione in Prima Divisione contro il Gela.

Con la Prima Divisione, entrò nel club Sabatino Stornelli, quotato manager della galassia Finmeccanica, originario proprio di Avezzano e grande amico dell'ex assessore regionale Lamberto Quarta.

L'ambizione tornò quella del primo ciclo Angeloni, si tornò a parlare di Serie B, e vennero fatti investimenti tutt'altro che trascurabili per portare in biancoverde celebrati campioni come l'ex juventino Alessandro Birindelli.

Solo nel 2009, secondo la Procura, vennero spesi circa 8 milioni e 300mila euro, che i magistrati ritenevano essere fondi neri di Finmeccanica, inducendo quindi a sospettare che il club marsicano potesse essere una vera e propria lavatrice di denaro.

Dopo l'arrivo di una lettera anonima molto informata sui tavoli della magistratura avezzanese, partirono le indagini, che portarono al rinvenimento di documenti su cui erano annotate spese sostenute per contanti o per fatture emesse da varie società che facevano riferimento ad Angeloni o all'ad del club Luca Mastroianni.

E' l'inizio della fine: nel 2010 Angeloni fu arrestato nell'ambito di un inchiesta sulla ricostruzione post-sisma, nel 2013 un nuovo arresto disposto dall'Antimafia di Napoli, che lo ha arrestato anche di recente nell'ambito di un'inchiesta su Finmeccanica, dai cui uffici egli avrebbe prelevato, secondo l'accusa, 4 milioni di euro poi nascosti in due borsoni.

Addio definitivo, dunque, ai sogni di gloria calcistica: attualmente, il Pescina si barcamena in Terza Categoria, mentre l'Avezzano naviga in Eccellenza.


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