L'inchiesta vestina che potreste non leggere mai più

24 Aprile 2010   12:19  

Mercato degli appalti, nepotismo e spregiudicatezza, la politica come prosecuzione degli affari con altri mezzi. Una classe dirigente che pare non esprimere valori, se non l'interesse personale che passa per il consenso elettorale ottenuto con favori e reati. 'Un sistema di illegalità diffusa'', come scrive il gip Maria Michela Di Fine nella sua ordinanza che ha portato agli arresti domiciliari con l'accusa di corruzione, Antonello De Vico, sindaco di Farindola, Alberto Giancaterino e Femio Di Norscia consiglieri comunali di Penne ed ex assessori, Rocco Petrucci , ex-assessore provinciale e comunale di Pescara, Daniele Mazzetti, imprenditore toscano titolare della cooperativa Agorà. E inoltre agli avvisi di garanzia per 31 persone tra cui Donato Di Marcoberardino, sindaco di Penne, Gabriele Pasqualone, assessore ai Lavori pubblici, Giuliano Evangelista, ex-assessore, gli imprenditori Ettore, Guido, Nicola Pierdomenico, Franco Mezzanotte e Arturo Brindisi, amministratori della Comunità montana Vestina, e ancora impiegati, seconde file dei partiti, funzionari comunali e dipendenti pubblici.

Scrive il Pm Gennarto Varone: ''La ricostruzione delle vicende in cui è risultato coinvolto De Vico - scrive il gip - denota modalità di agire e di concepire la propria funzione politico-amministrativa all'interno della Comunità Vestina in funzione di garantire visibilità pubblica e potere personale anche a costo di inquinare radicalmente il rapporto privato-pubblica amministrazione e le regole di trasparenza ed uguaglianza per poterne controllare i riflessi sulle relazioni sociali, ottenendo, anche attraverso persone di fiducia da esso sistemate in posizioni apicali all'interno delle istituzioni risultate coinvolte, il sostanziale controllo sulle assunzioni retribuite presso i privati, principale oggetto del mercimonio della funzione pubblica, strategicamente collegato anche alle competizioni elettorali che lo hanno visto contemporaneamente coinvolto''

Cosa sarebbe accaduto, cosa si è scoperto grazie ad un'inchiesta durata due anni e in particolare grazie alle intercettazioni telefoniche?

Il sindaco di Farindola De Vico, coordinatore provinciale dell'Udc, e con un passato della Margherita e nel Pd, in qualità di coordinatore di piano nell'ambito dell'istituzione per i servizi sociali della Comunità montana vestina, assieme ai consiglieri ed ex assessori Di Marcoberardino e Di Norscia avrebbe favorito, con un appalto truccato l'imprenditore Mazzetti perché la struttura ospedaliera in disuso di contrada Carmine fosse trasformata in una Rsa e perché il relativo servizio gli fosse assegnato in gestione. In cambio di finanziamenti per l'attività politica di De Vico e il controllo clientelare delle assunzione della Agorà..

Il sindaco di Penne Donato Di Marcoberardino e il consigliere comunale Di Norscia, oltre ala facoltà di assumere amici parenti e sodali nella nuova struttura, avrebbero chiesto anche finanziamenti a favore del Penne Calcio.

Nell'inchiesta spuntano poi compravendita di terreni, e variazioni urbanistiche che avrebbero favorito che avrebbero favorito amici e parenti degli amministratori.

Il sindaco di Farindola De Vico è poi accusato addirittura di estorsione perché avrebbe minacciato di esautorare la segretaria della Comunità montana che non voleva prorogare il contratto al suo protetto avvocato Paolo Cucculelli, Inoltre si sarebbe fatto promettere dai vertici della Ecologica srl, una società mista pubblico-privato, finanziamenti per l'attività politica e assunzione, come contropartita l'esito delle gare truccate per la gestione dei rifiuti.

A sua volta il sindaco di Penne Donato Di Marcoberardino avrebbe pilotato la gare per la realizzazione di un mercato coperto e di un supermercato a Fonte Nuova, in cambio secondo il consolidato schema della gestione delle assunzioni, e l'affidamento dei subappalti a ditte amiche che lo avevano aiutato in campagna elettorale.

Eloquenti le intercettazioni telefoniche:

Dice al cellulare l'ex assessore Femio Di Norscia: ''Lo sai chi realizza la struttura del mercato coperto? Sigma costruzioni. E l'impianto elettrico lo fa Scep. Vedi come ridà la quadratura. Vedi come ridanno le campagne elettorali''. Pare poi che le persone da assumente venivano poi comunicate via sms.

Le assunzioni pilotate e ''raccomandate'' si festeggiavano anche con cene ''di ringraziamento''

Secondo il gip erano truccati pure i concorsi al Comune di Penne dove sarebbero ''stati operate vistose correzioni dei punteggi delle prove in maniera tale da pervenire a sommatorie favorevoli ai candidati predestinati all'assunzione''.

Di Norscia, infine è accusato anche di truffa: come dipendente della Asl, avrebbe giustificato la propria assenza dal lavoro con la necessità della sua presenza in giunta, mentre di fatto, era andato a caccia.

Tutto ciò, lo ricordiamo, va ancora dimostrato in dibattimento. Si parla cioè di sole ipotesi di reato, e ricordiamo che non poche inchieste fondate su teoremi, si sono concluse nelle aule dei tribunale in un'assoluzione piena. Le persone arrestate ed inquisite sono cioè sospettate di avere commesso reati, e sono ancora formalmente innocenti, in quanto l'ordinanza di un gip non è una condanna.

Il sindaco di Penne Donato Di Marcoberardino scrive opportunamente sull'home page del sito del Comune:

''In riferimento ai recenti atti di indagine che hanno coinvolto la mia persona ed altri funzionari pubblici del Comune di Penne e della Comunità Montana Vestina, esprimo assoluta serenità nella consapevolezza di aver agito sempre in modo corretto e seguendo i dettami normativi.
La magistratura certamente compirà il proprio dovere operando tutti i controlli che riterrà opportuno. L'Amministrazione comunale e la sua struttura amministrativa vanno avanti nel perseguimento degli obiettivi da raggiungere quest'anno, a cominciare dalla prossima approvazione da parte del Consiglio comunale del bilancio di previsione 2010, nell'interesse dell'intera comunità
. ''

 

POST SCRIPTUM

In base al disegno di legge sulle intercettazioni che si avvia all'approvazione, non sarebbe stato possibile riferire queste notizie, di evidente interesse pubblico. Il disegno di legge non vieta infatti solo la pubblicazione delle intercettazioni, ma la pubblicazione "anche a guisa di notizia" di "ogni attività d'indagine", cioè qualsiasi notizia che sia stata comunicata alla Procura, nel periodo che intercorre tra la misura cautelare e lo svolgimento del dibattimento.

Se il ddl Alfano diventasse legge, infatti, i cittadini non potrebbero più venire a conoscenza non solo di questa inchiesta, ma anche delle risate di due imprenditori alla notizia del terremoto dell'Aquila, del le tangenti sulla Sanità in Puglia,di  Calciopoli, di Vallettopoli,della sanitopoli abruzzese, dello scandalo Fira, dell'inchiesta sul G8 della Maddalena, ecc..ecc.. Silenzio assoluto. Pena l'arresto, per il giornalista, ovvio.

 

INTERCETTAZIONI: ORDINE GIORNALISTI, E' CENSURA PREVENTIVA

Gli emendamenti presentati dal governo al ddl sulle intercettazioni rappresentano - è l'intervento dell'Ordine nazionale dei giornalisti - "una vera e propria norma restrittiva di un diritto costituzionale e ledono 'il diritto dei cittadini all'informazioné". Sulle intercettazioni telefoniche la posizione del presidente dell'Ordine nazionale Lorenzo Del Boca è sempre la stessa: è sufficiente l'autoregolamentazione dei giornalisti mentre il ddl rischia di far fare troppi passi indietro ai giornalisti e alla libertà di stampa che rappresentano. Le limitazioni che il disegno di legge pone alla pubblicazione di atti, documenti e semplici informazioni rappresentano gravi limitazioni alla libertà di informare e alla stessa autonomia dell'Ordine. Essenzialità, discernimento, rispetto delle leggi nel nome della libertà di stampa e dei diritti della persona sono invece - ribadisce la nota dell'odg - i requisiti che tutti i giornalisti devono dimostrare. Occorre buonsenso e rispetto delle norme deontologiche. Non è necessario scrivere tutto perché non è necessario che tutto si sappia. Ma il senso di responsabilità della categoria non aumenta certamente con l'imposizione di una legge che vieta l'accesso alle fonti di informazione e che si configura nei fatti come una disdicevole censura preventiva.

CRONISTI IN PRIMA FILA CONTRO I BAVAGLI IL 28 APRILE A ROMA

I cronisti italiani saranno in prima fila, mercoledì 28 aprile, alla manifestazione indetta dalla Federazione della Stampa davanti al Senato per contrastare i nuovi bavagli introdotti dagli emendamenti della maggioranza al ddl Alfano sulle intercettazioni.
Già nei giorni scorsi l'Unci, che parteciperà alla manifestazione con il proprio Consiglio nazionale, aveva sollecitato a Fnsi e Ordine la mobilitazione urgente dell'intera categoria poichè aveva avvertito che l'orientamento nella Commissione Giustizia di Palazzo Madama era quello di inasprire tutte le norme che riguardano la stampa.
I cronisti ribadiscono che il diritto di informare dei giornalisti coincide con il diritto di sapere dei cittadini. Pertanto è inaccettabile la volontà di impedire la pubblicazione del contenuto delle intercettazioni nel periodo che intercorre tra la misura cautelare e lo svolgimento del dibattimento, creando così un vuoto temporale incomprensibile e arbitrario. Del tutto inaccettabile è, anche, la fantasiosa previsione di condannare al carcere chi registra le proprie conversazioni.
Gli emendamenti presentati confermano che il disegno del governo e della maggioranza è quello di espropriare i cittadini del diritto a loro riconosciuto dalla Costituzione ad avere una informazione corretta, completa e tempestiva; il disegno, cioè, di tenere l'opinione pubblica all'oscuro di quanto avviene. Se il ddl Alfano diventasse legge, infatti, i cittadini non potrebbero più venire a conoscenza di fatti delittuosi gravissimi, come ad esempio, le risate di due imprenditori alla notizia del terremoto dell'Aquila, il bacio in fronte del banchiere Fiorani a Fazio, la concussione di un giudice tributario e di un suo consulente per aggiustare una sentenza su controversie fiscali, le tangenti sulla Sanità in Puglia, le torbide vicende del campionato di calcio.

 


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