La 'ndrangheta ha puntato agli appalti del post sisma in Aburzzo. La conferma arriva direttamente da Milano, dal gip Giuseppe Gennari che ieri ha firmato l'arresto di Andrea Pavone, amministratore della società' Perego General Contractor. Pavone, arrestato col boss Salvatore Strangio nell'ambito della maxi-operazione contro la 'ndrangheta che ha portato al fermo di oltre 300 persone, tentò di 'acciuffare' la Cosbau spa assegnataria a L'Aquila di alcuni lotti relativi alla costruzione del progetto CASE del post terremoto.
Mettere le mani sulla Cosbau avrebbe significato per Strangio, Pavone e compagnia, entrare alla grande nel giro degli appalti pubblici. "Il progetto, pero'" scrive il gip di Milano Giuseppe Gennari che ha firmato l'ordinanza, "falli'". La Perego, che stando all'inchiesta era di fatto gestita dagli Strangio, prevedeva "grandi possibilità di sviluppo" e "commesse di notevole rilievo economico e politico."
Nella società che avrebbe dovuto finanziare Cosbau e garantire l'ingresso nella società trentina al clan calabrese, spiega il giudice, "Pavone entra attraverso lo schermo di una fiduciaria svizzera" mascherata "in un abile sistema di scatole cinesi".
Tuttavia, spiega ancora l'ordinanza del Gip "contrariamente a quanto sperato da Pavone (...) la scalata alla Cosbau non andrà in porto".
La Cosbau di Mezzocorona, la maggiore impresa edile trentina, ha appalti in Trentino, Veneto, Lombardia, Piemonte ed è stata impegnata, appunto, nel progetto Case.
La società di costruzione si è ritrovata con un impedimento di 90 milioni di euro e le banche, hanno chiuso i rubinetti. Questa mancanza di liquidità è diventato un caso anche "abruzzese" quando è arrivata la sospensione dei pagamenti per i lavori della ricostruzione. La Protezione civile ha rigettato qualsiasi ipotesi di responsabilità nel fallimento, precisando "che la sospensione dei pagamenti alla società trentina è stata causata dalla mancata trasmissione da parte della ditta della documentazione relativa ai pagamenti corrisposti ai subappaltatori", come previsto dall'articolo 118 del codice degli appalti, finalizzato proprio a tutelare quanti, nei cantieri, hanno lavorato con impegno e serietà.
Di fatto la ‘ndrangheta non è riuscita ad infiltrarsi attraverso Cosbau nelle maglie della ricostruzione post sisma. Nessuno può escludere però che non ci siano stati altri tentativi, stavolta andati in porto. E non lo ha escluso neanche il presidente della Regione e commissario per la Ricostruzione, Gianni Chiodi, che in risposta a un'interpellanza presentata dal consigliere regionale dell'Idv, Cesare D'Alessandro, in cui si chiedevano informazioni proprio sul rischio infiltrazioni nel dopo sisma, dichiara "Non si può escludere a priori la presenza di infiltrazioni mafiose nei processi di ricostruzione dell'Aquila; di certo, i casi venuti alla luce sono stati repressi. Abbiamo tutti gli strumenti necessari ed efficaci per garantire trasparenza e legalità nelle procedure d'appalto".
L'interpellanza di D'Alessandro risale al gennaio 2010 a seguito in delle dichiarazioni del magistrato Antimafia, Olga Capasso "Non ci sono solo i Casalesi, ma anche la mafia e la ‘Ndrangheta all'Aquila" e "abbiamo registrato tantissimi tentativi di ottenere appalti e reperire prestanome".
Dopo 6 mesi D'Alessandro ripropone l'interpellanza e Chiodi dichiara "Abbiamo il miglior sistema organizzativo che si sia mai visto" elencando gli "strumenti" di contrasto alle infiltrazioni: l'"Operazione fiducia" messa in piedi dalla Prefettura dell'Aquila d'intesa con la Regione e di concerto con Provincia e Comune dell'Aquila, sindaci del cratere; una sezione apposita istituita dal ministero dell'Interno per controlli congiunti con le altre Forze di polizia; una serie di progetti nelle mani del Commissario, con l'ausilio anche di consulenti magistrati. ha concluso il governatore. D'Alessandro però si è dichiarato della replica del Governatore e Commissario, "sono tutte cose già note".
