"La Chiesa si impegni per la verità e la giustizia". Sit in per Emanuela Orlandi

La petizione di Pietro Orlandi continua

26 Gennaio 2012   17:20  

"Essere qui mi emoziona, Emaunela veniva sempre in questa piazza alla scuola di musica, e io la aspettavo fuori con la moto". A parlare è Pietro Orlandi, il fratello della piccola Emanuela che il 22 giugno 1983 è scomparsa da Roma, proprio da Piazza Santa Croce, dove Pietro Orlandi, dopo 29 anni, il 2 gennaio 2012,  ha chiamato a raccolta quanti si sono uniti a lui per chiedere giustizia e verità.

Emanuela era cittadina vaticana, ed è al Vaticano che Pietro chiede di rompere un muro di silenzio che dura dall'83.

Muro diventato più impenetrabile da quando, anni fa, si è scoperto che nella chiesa di Sant'Apollinare, proprio in piazza Santa Croce a Roma, riposano le spoglie di Renatino de Pedis il boss della Banda della Magliana, che molti dicono essere collegata alla scomparsa di Emanuela.

"La Banda dell Magliana -spiega Pietro -per me è stata la mano violenta di un'altra testa."

Le indagini sul possibile coinvolgimento di De Pedis nella scomparsa di Emanuela Orlandi sono ancora in corso e già nel luglio 2010 arrivò dal Vicariato di Roma il nulla osta a ispezionare la tomba qualora l'autorità giudiziaria volesse farlo. Nel novembre di quell'anno sembrava che si fosse vicini alla riapertura e notizie in tal senso sono circolate anche in seguito: ma non è accaduto nulla. 

"Quella sepoltura  è lo snodo del legame  tra Stato, Chiesa e criminalità, legame omertoso e massonico. Servono persone che non pieghino la testa, magistrati senza paura come furono Falcone e Borsellino, serve un Papa libero per arrivare alla verità. Noi pensiamo sia possibile."

Obiettivo di Pietro è fare luce sulla scomparsa di una ragazzina di cui nulla si sa dal 29 anni, quella ragazzina è sua sorella.

"Il precedente pontificato - continua Pietro Orlandi - ha alzato un muro di silenzio, ma sarebbe davvero un gesto cristiano se la Chiesa decidesse di farsi carico anche degli errori del passato, per un presente e un futuro di verità."

In piazza con il fratello di Emanuela ci sono tantissime persone, oltre 400, tutte firmatarie die una petizione che già conta più di 55.000 firme.

Al suo fianco la redazione di "Chi l'ha visto?" che da anni non smette di chiedere la verità per Emanuela. In piazza anche la conduttrice della trasmissione Federica Sciarelli che dice "Dal 2005 ad oggi stiamo lavorando, cerchiamo di capire il sistema della Chiesa e il collegamento con la scomparsa di Emanuela Orlandi."

Sulla facciata della chiesa è stata posta la riproduzione di una targa in pietra per ribattezzare simbolicamente la "Piazza Emanuela Orlandi". 

La Chiesa, austera, era lì e le sue porte sbarrate.

 

La nostra redazione segue questo caso per un puro desiderio di azione epr la verità e la giustizia.

LA PETIZIONE DI PIETRO ORLANDI E' ANCORA ATTIVA

Per aderire all'appello, basta inviare una mail all'indirizzo: 

petizione.emanuela@libero.it 

precisando: “Aderisco alla petizione a papa Benedetto XVI per la verità su Emanuela Orlandi” e specificando: NOME E COGNOME, INDIRIZZO E CITTA' DI RESIDENZA, NUMERO DI TELEFONO, PROFESSIONE ED EVENTUALE COMMENTO

 

QUESTO IL TESTO DELLA PETIZIONE.

PETIZIONE A PAPA BENEDETTO XVI per la VERITA’ su EMANUELA ORLANDI

Santità, 
mi rivolgo a Lei nella sua duplice veste di capo di Stato e di rappresentante di Cristo in terra per chiederLe di porre in essere tutto ciò che è umanamente possibile per accertare la verità sulla sorte della Sua connazionale Emanuela Orlandi, scomparsa a Roma il 22 giugno 1983. Il sequestro di una ragazzina è offesa gravissima ai valori religiosi e della convivenza civile: a Emanuela è stata fatta l’ingiustizia più grande, le è stata negata la possibilità di scegliere della propria vita. Confido in un Suo forte e ispirato intervento perché, dopo 28 anni, gli organi preposti all’accertamento della verità (interni ed esterni allo Stato Vaticano) mettano in atto ogni azione e deliberazione utili a fare chiarezza sull’accaduto. Un gesto così cristiano non farebbe che dare luce al Suo altissimo magistero, liberando la famiglia di Emanuela e i tanti che le hanno voluto bene dalla straziante condanna a un’attesa perenne.



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