La Lingua dei Segni riconosciuta dalla Provincia dell'Aquila, ma non è la via giusta

31 Agosto 2012   15:20  

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Per questo pubblichiamo integralmente la missiva di un nostro lettore che ritiene che il riconoscimento della LIS la Lingua Italiana dei Segni da parte della Provincia dell'Aquila la strada sbagliata da intraprendere per gestire l'integrazione e la piena fruibilità di contenuti e servizi anche alle persone sorde.

Chiediamo, quindi, che il Presidente della Provincia dell'Aquila Antonio Del Corvo risponda alle domande del lettore.

 

LA LETTERA:

Recentemente, il Consiglio Provinciale dell’Aquila ha deliberato di riconoscere la lingua italiana dei segni (LIS) come strumento fondamentale di comunicazione dei non udenti e garanzia di riconoscimento di un diritto naturale. Lo stesso Consiglio ha altresì riconosciuto la LIS come strumento per superare le barriere comunicative durante le assemblee pubbliche. Le decisioni prese dal Consiglio sono basate su una conoscenza parziale del problema sordità, pertanto, ritengo siano necessarie delle spiegazioni in materia.

La LIS (la cosiddetta Lingua Italiana dei Segni) non è una Lingua ma uno strumento comunicativo conosciuto e utilizzato solo da una piccola minoranza di non udenti. Essendo sconosciuta alla gran parte dei non udenti: non si capisce perché i giornalisti scrivano con enfasi è strumento che permette di superare le barriere comunicative ai non udenti. Basta solo informarsi per scoprire che oggi, grazie alla diagnosi precoce della sordità e quindi a una successiva protesizzazione e forse anche un impianto cocleare e una conseguente abilitazione alla parola, il bambino sordo acquisisce il linguaggio verbale e comunica con il prossimo senza intermediari linguistici; per avere accesso paritario all’informazione avrebbe bisogno dei sottotitoli.

Siamo onesti e diciamo (non solo quando fa comodo) che i sottotitoli sono accessibili a tutti, udenti e non mentre la LIS (linguaggio artificiale elaborato da un gruppo di linguisti) è accessibile solo ad un piccolo gruppo di non udenti. E poi quale LIS? Esistono tante lingue dei segni locali! Inoltre non tutti i non udenti segnanti si riconoscono in essa (alcuni dicono apertamente che è solo uno strumento comunicativo); poiché molti (alcuni anche dirigenti associativi) affermano preferisco segnare questo concetto in quest’altro modo.

Ma una lingua con sintassi ben definita è possibile modificarla secondo le proprie preferenze personali? Non credo che sia possibile.

Non sempre, in passato, la persona sorda ha fatto una scelta libera adottando il linguaggio dei segni: allora non c’erano molti mezzi, quali la diagnosi precoce (nemmeno ai miei tempi), protesi acustiche potenti, tecniche logopediche evolute.

Personalmente sono convinto di una cosa: il bambino sordo (figlio di udenti) deve investire i primi anni nell’oralismo, poi quando avrà le prime capacita decisionali sarà libero di utilizzare varie modalità comunicative alternative se lo desidera (tra i quali IS: italiano segnato).

Studi scientifici dimostrano chiaramente che soggetti diagnosticati e riabilitati precocemente hanno più probabilità di una migliore inclusione scolastica, sociale, lavorativa; a patto che alla diagnosi precoce seguono immediatamente idonei interventi logopedici ed educativi.

Al Consiglio Provinciale dell’Aquila (e al Consiglio Regionale abruzzese) bisognerebbe chiedere:

1. Si effettua la diagnosi precoce della sordità in tutte le strutture ospedalieri abruzzesi? Nelle strutture mancanti, si intende investire in attrezzature per i test di screening con otoemissioni otoacustiche automatiche, effettuabili a 24 ore dalla nascita di un bambino sordo (test di durata media pari a 2 minuti, non invasivo, non costoso) ?

2. Sono presenti servizi di chat sia nelle strutture pubbliche che sui portali web delle stesse per consentire, ad una platea più ampia che comprende non solo non udenti ma anche stranieri e anziani di interagire con attori pubblici?

3. Vengono finanziati progetti di sottotitolazione su richiesta, per consentire agli studenti sordi (di ogni ordine e grado) di essere istruiti al pari dei loro coetanei udenti?

4. Vengono sottotitolate le trasmissioni delle TV locali abruzzesi?

5. Vengono impiegati i sottotitoli (anche in tempo reale) in eventi culturali, artistici, politici locali? Le assemblee pubbliche del Consiglio saranno sottotitolate?

6. Si investe in progetti per la formazione accessibile per non udenti?

7. Vengono finanziati progetti di ricerca universitari contro la sordità genetica?

Sembra che i sordi abruzzesi che si esprimono con il solo linguaggio verbale, gli anziani abruzzesi (a livello nazionale: 1 adulto su 3 con più di 60 anni e il 50% sopra gli 85 anni riporta sordità), e gli stranieri che vivono in Abruzzo siano stati dimenticati dal Consiglio Provinciale dell’Aquila.

Matteo Ferri (persona sorda profonda)


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