La Marcia della Pace. Molinari, parlare al mondo

02 Gennaio 2010   14:54  

"Un messaggio di pace che parte dalle periferie dell'umanita', e noi ci sentiamo una periferia perche' abbiamo perso tante certezze umane, parla ai cuori e ha un valore ancora piu' grande". Volto sereno e voce pacata, l'arcivescovo dell'Aquila Giuseppe Molinari spiega il significato profondo, piu' credibile, di un grido di pace che parte da una citta' provata in una intervista pubblicata da 'Avvenire' il 31 dicembre. La 42esima Marcia per la pace che stasera si svolge proprio nella citta' abruzzese ferita dal sisma il 6 aprile scorso, "vuole essere un richiamo per tutti, soprattutto per i giovani - esordisce Molinari -. Quando i racconti evangelici ci parlano degli angeli che apparvero ai pastori, il loro annuncio era Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama. La marcia ci ricorda proprio che Cristo, principe della pace, il Messia e' venuto in mezzo a noi e ci ama". L'armonia vera ha un prezzo alto per chi la desidera veramente, precisa Molinari, quindi "camminare insieme all'Aquila significa parlare al mondo da un luogo in cui c'e' molta sofferenza, dove la speranza e' entrata in crisi, dove in tanti almeno per un po' hanno perduto la fiducia nel futuro". La Chiesa oggi in marcia "ricorda a tutti che anche se c'e' stata la tragedia del terremoto unendoci tutti insieme, mettendo da parte inutili conflitti troveremo, con l'aiuto della fede, quello che conta di piu' per la nostra comunita'". La pace e' legata alla speranza e qui serve appunto riorganizzare la speranza. Il vescovo metropolita abbassa lo sguardo mentre parla del dramma di tante famiglie aquilane. La pace ci spinge ad osservare il mondo che ci circonda, prosegue: "Nella Genesi si dice che l'uomo deve custodire il giardino della creazione e lo deve rispettare, trasmettendo a chi viene dopo di lui non un deserto, ma una terra che conserva la sua poesia, la sua bellezza".

Ora all'Aquila, dove le tante vittime hanno dimostrato che forse si e' edificato dove non si doveva, "dobbiamo cercare di ricostruire in modo rispettoso della natura e nello stesso tempo mettere in evidenza altre bellezze di questo territorio". Una rinascita nel segno del bene comune, dunque; il presule piu' volte ripete la necessita' di guardare, senza interessi di parte, tutti nella stessa direzione perche' la citta' torni a volare. "Questa tragedia enorme - puntualizza Molinari - ci ha rivelato il cuore grande di tutta l'Italia nella solidarieta' ". Ora occorrera' ricostruire, oltre che le case, le comunita' magari partendo da "un luogo concreto di riferimento, una chiesa anche semplice ed essenziale che possa diventare il punto di riferimento per queste nuove collettivita' sorte all'improvviso". Si riparte da qui, dunque, dal pregare insieme, dal sentirsi figli dello stesso Dio. Non si stanca di dirlo, l'arcivescovo. "Quello che ci unisce - chiosa - e' la fede in Gesu' Cristo, anche quando si pensa al futuro, se Lo abbiamo in mezzo a noi, se crediamo nel Cristo Risorto allora certamente si avverera' la promessa di Gesu': se cerchiamo prima di tutto il Regno di Dio, tutto il resto ci verra' dato, le comunita' che si riorganizzano, la ricostruzione della citta'". Un pensiero e' anche per i tanti giovani che oggi conosceranno le vie del dolore nel centro storico della citta': "Chi verra' tra noi - dice - vedra' tanta poverta' materiale, la poverta' della citta' che non esiste piu', vedra' le macerie, ma mi auguro anche che veda uomini e donne che non hanno perduto la speranza, che non hanno perso la fede in Gesu' Cristo, perche' questa e' l'unica ricchezza capace di creare realta' nuove". Una ricchezza che stanotte verra' condivisa in modo speciale, con i momenti di preghiera e riflessione che scandiranno la Marcia; infine con l'Eucaristia presieduta da Molinari che si terra' a partire dalle 20,30 in Piazza d'Armi. In questa riflessione della vigilia, l'arcivescovo dell'Aquila ricorda - sempre dalle pagine dell'Avvenire - e adddita anche la figura e l'esempio di Francesco d'Assisi. Il santo, conclude Molinari, "ha cominciato a sperimentare la vera felicita' quando ha messo da parte tutte i suoi beni e ha scoperto che suo padre era Dio. Cosi' saremo ricchi se invece di attaccarci alle cose di questa terra sapremo riscoprire i valori come l'amicizia, l'amore vero, la fede vissuta veramente che ci spinge ad accorgerci degli altri". L'arcivescovo abruzzese: i giovani che vengono da noi per la Marcia incontreranno una comunita' che ha scoperto che cosa e' la vera ricchezza.


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