La Pasqua tra fede e tradizione popolare

di Nicola Facciolini

02 Aprile 2010   10:07  

L'Aquila / Pasqua di Risurrezione AD 2010. Dal Triduo Pasquale ai riti della Settimana Santa tra fede e devozione popolare. La Pasqua Cattolica di Domenica 4 Aprile 2010. Tra Giovedì e Venerdì Santo, a Teramo le Arciconfraternite dei Cinturati e di S.S. Annunziata guideranno rispettivamente le solenni processioni della Madonna Addolorata (ore 4 del mattino) e del Cristo Morto (ore 18:30), per le vie della città: ecco i due itinerari. La tradizione abruzzese e i riti della Settimana Santa, tra fede e devozione popolare, sono densi di significati. Ogni Domenica è Pasqua, per cui questi riti e queste tradizioni richiamano alla memoria non una semplice Commemorazione di un fatto storico accaduto a Gerusalemme 1980 anni fa (30 d.C.), ma la sconfitta del male, del gossip, del chiacchiericcio, della morte e l'inizio della Vita Nuova in Cristo Risorto, Primizia della Fede e della Risurrezione della carne. Questa è la Fede del popolo cristiano. Beato chi non si scandalizza della Croce di Nostro Signore.

 

"Beati sarete voi quando vi oltraggeranno e perseguiteranno, e falsamente diranno di voi ogni male per causa mia. Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli"(Mt. 5,11). "Miserere mei, Deus, secundum magnam misericordiam tuam".

Beato chi non si scandalizza della Croce di Nostro Signore! Nel ricordo sempiterno delle 308 vittime del terremoto di L'Aquila del 6 aprile 2009 (Mw=6.3) si rinnova in Abruzzo, per i cristiani di rito cattolico, il Triduo pasquale di celebrazioni che precedono la solenne Grande Veglia del Sabato Santo (la "madre" di tutte le veglie) e la festività della Santa Pasqua di Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, Domenica 4 Aprile 2010.

Tutto è pronto. A Teramo, Giovedì Santo 1° Aprile, dopo la solenne Messa Crismale celebrata dal Vescovo Mons. Michele Seccia in Cattedrale, l'unica Messa consentita è quella della sera, In Coena Domini, giorno della istituzione della Eucarestia e del Sacerdozio. In queste ore si meditano le parole di Gesù nell'Ultima Cena (Gv 13 - 17), si adora il Santissimo Sacramento e si visitano le chiese cittadine fino alle ore 24.

Il Venerdì Santo 2 Aprile, In Passione Domini, per antichissima tradizione la Chiesa non celebra la Messa. Dopo la Via Crucis, si fa soltanto la Commemorazione della Passione del Signore, nel contesto della quale soltanto è possibile ricevere la Comunione.

Neanche il Sabato Sato la Chiesa celebra la Messa. Solo nelle ore notturne si celebra la Grande Veglia Pasquale, agli orari stabiliti da ogni singola Chiesa. In San Domenico, a Teramo, i frati francescani dell'Immacolata, sabato 3 Aprile alle ore 17, celebrano l'Ora della Madre, rito di origini orientali che contempla la fede di Maria Santissima in attesa della Risurrezione di Gesù. A Teramo nelle ore mattutine del Venerdì Santo si svolge la tradizionale processione della "Desolata", la devota rappresentazione paraliturgica della Madre che va alla ricerca angosciosa del figlio condannato a morte.

La processione si avvia con la sola statua dell'Addolorata per il giro delle Sette Chiese. Inizia da quella di Sant'Agostino e termina all'Annunziata dove trova il Cristo Morto giacente su un'artistica bara. E' una commovente manifestazione di religiosità popolare. Con gli uomini che indossano la tunica nera e recano la croce, mentre le donne velate e in gramaglie trasportano la statua della Madonna.

Nella processione serale del Cristo Morto sono presenti molti Simboli di Passione, sia statuari sia viventi. Quelli statuari, oltre al Cristo Morto e all'Addolorata, rappresentano la Fede, il Calvario, la Corona l'Angelo, la Colonna, la Croce e S. Michele Arcangelo; quelli viventi sono: La Veronica e la Maddalena, sette Addoloratine che raffigurano le "sette spade" della Madonna, un gruppo numeroso di Pie Donne e di "Cantarine" che intonano i canti popolari, detti "lamentele". Tutto ha inizio nella notte tra Giovedì Santo e Venerdì Santo.

Le Arciconfraternite dei Cinturati e di S.S. Annunziata guidano rispettivamente le solenni processioni della Madonna Addolorata e del Cristo Morto. La prima, come vuole la tradizione da 749 anni a questa parte, detta anche "penitenziale", è guidata dall'Arciconfraternita dei Cinturati istituita nel 1260. La statua della Madonna, portata a spalla da sole donne, effettua un percorso di 5.5 km tra le vie della città di Teramo con "soste" nelle sette chiese cittadine in ricordo del dolore di Maria Santissima nella ricerca del figlio Gesù tra le vie di Gerusalemme (cf. film "The Passion" di Mel Gibson, Usa 2004).

La processione, alla quale partecipano i rappresentanti delle istituzioni laiche e il popolo dei fedeli, parte alle ore 4 del mattino di Venerdì Santo (nella notte tra il 1° e il 2 aprile 2010) fino alle ore 7, conclusa dalla solenne benedizione di Sua Eccellenza Monsignor Michele Seccia, vescovo della diocesi Teramo-Atri. Questo è il primo itinerario AD 2010: Cattedrale - Vescovado - Piazza Martiri della Libertà - Via Capuani - Via C.Irelli - Corso San Giorgio - Piazza Garibaldi - Chiesa Cuore Immacolato di Maria - Corso San Giorgio - Piazza Martiri della Libertà - Via San Berardo - Piazza Orsini - Cattedrale.

Poi, venerdì pomeriggio 2 aprile, si svolgerà la solenne processione del Cristo Morto, guidata dall'Arciconfraternita di S.S. Annunziata fin dal 1852, anno in cui la signora Bonolis donò il manto della bara per il baldacchino del Cristo. La processione del popolo cristiano con i simboli della passione e morte di Gesù, è accompagnata dalle musiche di una banda musicale (in esecuzione per le vie cittadine fin dalle ore 16) e dal Coro della Cattedrale di Teramo. La processione del Cristo Morto, il cui baldacchino è portato a spalla dagli artigiani, ha inizio alle ore 18:30 e si snoda per le vie cittadine in un percorso di circa 4 Km fino al rientro nella chiesa della S.S. Annunziata con solenne benedizione del Vescovo. Questo è il secondo itinerario AD 2010: Chiesa Ss.Annunziata - Via N. Palma - Piazza Orsini - Via  Vescovado - Piazza Martiri della Libertà - Via Capuani - Via C.Irelli - Corso San Giorgio - Piazza Martiri della Libertà (Riflessione di Mons. Vescovo) - Via Veneto - Via Paladini - Via C.Forti - Via Trento e Trieste - Vico del Nardo - Corso Porta Romana - Largo Proconsole - Via Irelli - Via Stazio - Via Savini - Porta Reale - Corso De Michetti - Largo Melatini - Via Torre Bruciata - Via Getulio - Via N. Palma - Chiesa Ss. Annunziata. 

In queste processioni (ma soprattutto nella Via Crucis), l'interazione tra elementi tradizionali e moderni, nella suggestione delle scenografie, dei costumi e delle colonne sonore, vogliono proporre una rilettura originale della Passione di Gesù in 14 scene.

I primi "quadri" fanno rivivere alcuni momenti della vita pubblica di Gesù: dal Battesimo di Giovanni Battista ai Suoi miracoli ed insegnamenti. Le scene successive fanno ripercorre il complotto dei Sommi Sacerdoti del Sinedrio, l'Ultima Cena e la cattura all'orto degli ulivi, per poi passare ai processi davanti a Caifa, Erode e Pilato. Di grande impatto scenografico ed emotivo le ultime scene che segnano il dolore: dal Calvario, al Rimorso di Giuda, dalla Morte in Croce di Gesù, fino alla Deposizione tra le braccia della Madonna. 

La processione del Cristo Morto che si svolge a Chieti il Venerdì Santo, è una delle più suggestive e famose d'Abruzzo. Curata dall'antica Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti, vive da secoli con la stessa sacra e solenne drammaticità. All'imbrunire, per le vie cittadine illuminate dalla fiamma di alti tripodi e dai ceri di migliaia di fedeli, avanzano distanziati in mezzo al corteo i Simboli della Passione, artistiche statue lignee realizzate nel 1855 (il gallo, l'Angelo, la scala, le tenaglie, le lance, la borsa e la Croce appena sbozzata). Gli appartenenti alle diverse Confraternite indossano l'abito del proprio sodalizio e procedono incappucciati a passo cadenzato. Dai balconi e dalle finestre che si aprono lungo il percorso della processione pendono coperte di seta (in tutto l'Abruzzo). Il Cristo Morto (opera d'arte del Seicento) coperto da un preziosissimo velo bianco, giace su una bara avvolta da un drappo di velluto nero finemente ricamato in oro. E' portato a spalla dagli "incappucciati" dell'Arciconfraternita della Buona Morte.

Segue l'artistica e molto espressiva statua dell'Addolorata, con abito di seta nera ricamato a fili d'oro. Un fremito di commozione vibra nell'anima di ognuno al canto grave e solenne del Miserere, composto dal Maestro teatino Saverio Selecchy (vissuto tra il XVIII e il XIX sec.). "Miserere mei, Deus, secundum magnam misericordiam tuam": è una struggente melodia cantata soltanto da centinaia di voci maschili, sorretta dal suono di centocinquanta violini. La potenza corale e la dolcezza melodica creano un'atmosfera di profonda mestizia. Anche a Lanciano la Processione del Cristo Morto si svolge in due tempi. Alcune caratteristiche mostrano la sopravvivenza di elementi scenografici tipici della drammaturgia sacra medievale.

La sera del Giovedì Santo inizia una processione notturna che sosta nelle chiese in cui sono stati allestiti i sepolcri. Vi partecipano incappucciati e vestiti con la tunica nera, su cui spicca il collare d'oro, i confratelli dell'Arciconfraternita della Morte e Orazione. Nella processione serale del Venerdì Santo, come altrove, compaiono i Simboli o Misteri, e non mancano i canti corali, le marce funebri e il Miserere. La statua del Cristo Morto, che secondo una leggenda è stata scolpita da una monaca clarissa durante una visione mistica, viene portata a spalla da dodici confratelli dell'Oratorio di S. Filippo Neri, incappucciati e inguantati. Ma di rilevante singolarità è la figura del Cireneo, tradizionalmente impersonato da un membro dell'Arciconfraternita, il cui nome è noto solo al priore, il quale incappucciato e a piedi scalzi porta a spalla per tutto il percorso una grande e pesante croce di legno.

Dopo una lunga interruzione, nel 1954 è stata ripristinata a L'Aquila, ma con linguaggio artistico contemporaneo, cui ha contribuito anche il pittore Remo Brindisi, l'antica tradizione della Processione di Cristo Morto.

La scenografia è resa grandiosa da centinaia di personaggi in costume che sfilano con i simulacri, i trofei, le statue, le torce e i lampioni, mentre il canto del Miserere eseguito da un gruppo corale accompagnato da un'orchestra di archi dona una drammatica solennità alla Sacra Rievocazione.

In provincia di Pescara meritano di essere ricordate la processione di Moscufo per il pregio e la quantità dei gruppi statuari, conservati nell'apposita chiesa della Pietà, e quella di Penne istituita nel 1570 che, oltre ad esibire una preziosa coperta ricamata del 1860, sulla quale giace il Cristo Morto, si caratterizza sia per i simboli tradizionali, riuniti in corpo unico detto "Statua della Passione", sia per il tamburo, in uso in tutta la zona vestina. Detto "Lu tamorre scurdate" perché privo della corda vibrante. Al calar del sole il corteo, preceduto dal suonatore del tamburo, avanza, lineare e composto, con passo scandito dal ritmo dei battiti lenti e sordi, che creano un'atmosfera di lutto. Odori d'incenso, canti corali e preghiere che si diffondono per le antiche pittoresche vie cittadine, illuminate dai ceri dei fedeli, conferiscono solennità al sacro rito.

A Villa Badessa, una frazione del comune di Rosciano, nel pescarese, vi e' insediata dalla prima metà del XVIII secolo, una piccola colonia italo-albanese. Ancora oggi gli albanesi di Villa Badessa conservano incorrotto il loro idioma e continuano a seguire la liturgia di rito greco-bizantino.

Nei riti e nelle processioni della Settimana Santa, non compaiono statue e altri simboli ricorrenti nelle celebrazioni cattoliche, ma sono presenti antiche icone. Le cerimonie hanno inizio con gli "Enkomia", il pianto delle donne durante la veglia notturna sulla Icona della deposizione di Cristo. Nelle ore antelucane della domenica di Pasqua, il Papas, che reca l'Icona della Resurrezione, esce in processione fuori della chiesa, seguito dai fedeli che illuminano con candele le ultime ore della notte. In grande silenzio, tutti insieme si volgono verso oriente in attesa dell'alba. Al sorgere del sole il Papas canta il primo verso del Vangelo secondo Giovanni e, intonando canti di gioia, rientra in corteo nella piccola chiesa.

Sulmona, l'antica capitale dei Peligni, dà vita, durante la Settimana Santa e nel giorno di Pasqua, a sacre celebrazioni che rappresentano con coinvolgente impatto emotivo il dramma della morte e la gioia della resurrezione.

I costumi indossati dalle Confraternite della Trinità e di Santa Maria di Loreto, i portatori di lampioni che procedono con passo strisciante, i cantori del Miserere che invece avanzano gomito a gomito con andatura oscillante lateralmente ("la 'nnazzecarelle") e tutto lo spettacolare apparato coreografico, conferiscono al rituale drammatico della processione del Cristo Morto una solenne grandiosità. Ma la rappresentazione piu' importante per i sulmonesi e per i forestieri che vi assistono numerosi, e' quella nota come "La Madonna che corre in piazza", che si svolge la domenica di Pasqua. Dall'antica chiesa medievale di Santa Maria della Tomba esce la processione con le statue di Cristo risorto, di S. Giovanni e di S. Pietro, portate dai confratelli del sodalizio della Madonna di Loreto, che indossano il caratteristico mantello verde su tunica bianca.

La statua del Cristo Risorto si ferma sotto l'arco centrale dell'antico acquedotto, al limite della bella e luminosa piazza Garibaldi. Le statue di S. Giovanni e di S. Pietro proseguono lentamente e, separatamente, si dirigono verso la chiesa di S. Filippo Neri, dove si trova chiusa la statua della Madonna vestita a lutto, straziata dal dolore per la perdita del Figlio diletto. Prima l'uno, poi l'altro, i due Santi bussano per annunciare alla Madonna che Cristo e' risorto. Il portale non si apre. Al terzo tentativo fatto da S. Giovanni, la porta si apre ed appare la Madre vestita di nero che stringe un fazzoletto bianco nella mano destra. Esitante e quasi incredula, come chi teme di andare incontro ad una delusione, si avvia pian piano, seguita dalle altre due statue, lungo la piazza. A circa metà percorso, i portatori sollevano la statua della Madonna, a significare il tentativo di chi si protende sulla punta dei piedi per meglio vedere. Ormai convinta di aver visto il Figlio risorto, si lancia verso di Lui in una corsa frenetica, lascia cadere il mantello nero e il fazzoletto bianco, per subito apparire splendidamente vestita di verde, mentre nella mano destra ora regge una rosa rossa. Allo stesso istante da sotto il piedistallo si alzano in volo dodici colombi bianchi. Le campane suonano a festa e intanto si ricompone il corteo con in testa le statue del Redentore e della Madonna appaiate, seguite da quelle di S. Giovanni e di S. Pietro.

La figura della Madre, in abito verde che corre gioiosa verso il Figlio trionfante sulla morte, e' senza dubbio una evidente allegoria della "Speranza". Non e' azzardato il paragone con la famosa e celebre statua della "Macarena", la Nostra Signora della Speranza, che si venera a Siviglia, dove tra una folla di penitenti, sfila durante la Settimana Santa, vissuta, anche lì, con grande fervore e devota animazione.

Meno celebri, ma non meno suggestive per religiosità e per carica emotiva, sono le sacre rappresentazioni dell'incontro della Madonna con il Figlio risorto, che si svolgono a Lanciano, nel chietino, e a Corropoli in provincia di Teramo, rispettivamente nel giorno di Pasqua e nel martedì di Pasqua "Il Bongiorno", è un'antica tradizione non religiosa in uso nel paese di Pianella, in provincia di Pescara.

E' un'usanza che trae origine dall'"omaggio" che i signorotti Longobardi pretendevano dai propri vassalli. Per tutta la giornata di Pasqua e durante la notte che precede il Lunedì dell'Angelo, un'allegra brigata di cantori accompagnati da suonatori di trombe, tamburi e piatti, gira per le vie del paese, portando il saluto del "Buongiorno" sotto le finestre dei cittadini a cominciare da quelli più importanti, come il sindaco e altre autorità. I canti, che sono spesso improvvisati ed adatti al personaggio a cui e' rivolto il saluto, possono essere elogiativi e bene auguranti, ma anche scherzosi e ironici, comunque tutti accettano le burle con molta disinvoltura, anzi sono lieti di offrire dolci e bevande. Nelle ultime edizioni, con i cantori e i suonatori in costume medievale, la manifestazione viene proposta come momento di rievocazione storica ed e' considerata a buon diritto un'autentica espressione di cultura popolare.

La tradizione abruzzese e i riti della Settimana Santa, tra fede e devozione popolare, sono densi di significati.

Ogni Domenica è Pasqua, per cui questi riti e queste tradizioni richiamano alla memoria non una semplice Commemorazione di un fatto storico accaduto a Gerusalemme 1970 anni fa (30 d.C.), ma la sconfitta del male, del gossip, del chiacchiericcio, della morte e l'inizio della Vita Nuova in Cristo Risorto, Primizia della Fede e della Risurrezione della carne. Questa è la Fede del popolo cristiano.

 


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