E’ partita dalla tendopoli di Piazza d’Armi, all’Aquila, questa mattina
la campagna dei comitati aquilani che si oppongono al decreto del
governo. In un’ora e mezza sono state raccolte un centinaio di firme.
Il governo presenta gli emendamenti.
Doveva essere un’invasione, pacifica e simbolica, della tendopoli di
Piazza d’Armi, il più famoso tra i 170 campi dove da più di un mese
vive metà della la popolazione dell’Aquila. La sorveglianza, però, è
strettissima: all’ingresso il personale della Protezione civile ha
bloccato la trentina di persone dei vari comitati aquilani che hanno
lanciato la campagna. Una prova del fatto che la vita nelle tende è
diversa da quella in città anche per gli spazi di agibilità
democratica. Piazza d’Armi non è una piazza cittadina, nemmeno per
distribuire un volantino. Alla fine della trattativa, in sette sono
stati «ammessi» nel campo.
La risposta dei cittadini, però, è stata ottima. In un’ora e mezza,
tanto sono rimasti nella tendopoli i sette attivisti, sono state
raccolte più di un centinaio di firme in calce al volantino che spiega
ai cittadini aquilani i tre «100 per 100» chiesti dai comitati. «100
per 100 ricostruzione: Perché siano garantiti i contributi a fondo
perduto necessari a riparare in tempi certi e rapidi il 100 per cento
dei danni – si legge nel volantino – 100 per 100 trasparenza: perché
tutte le spese, i finanziamenti, gli appalti, gli atti e i procedimenti
vengano pubblicati, aggiornati e resi immediatamente accessibili
tramite i siti internet degli enti responsabili. 100 per 100
partecipazione: perché tutte le scelte durante l’emergenza e la
ricostruzione siano tempestivamente comunicate e discusse con le
comunità dei cittadini prima che vengano assunte, evitando la politica
del fatto compiuto».
Il volantino, maturato nelle assemblee delle scorse settimane presso il
tendone-piazza del Comitato 3e32 a via Strinella, porta le firme dello
stesso 3e32, del Collettivo 99, del Comitato 6,3 Mw, dell’Associazione
per la ricostruzione dell’Aquila, del Colta, di Epicentro solidale,
delle Brigate di solidarietà attiva, della Onlus L’Aquila che vola e
della Rete Aq, ma si stanno aggiungendo alla campagna i comitati che
stanno nascendo dovunque nelle zone colpite dal terremoto del 6 aprile
scorso.
Nel campo di Piazza d’Armi i volantini, con i moduli per la raccolta
firme, sono stati lasciati nel grande tendone mensa che nella tendopoli
funziona anche da centro di aggregazione. Lì si svolgerà stasera a
partire dalle 19 un’assemblea interna degli sfollati che cercheranno di
eleggere due rappresentanti del campo.
Il governo inizia a fiutare l’aria. Così, contrariamente a quanto
annunciato ieri dal sottosegretario all’ambiante Menia, il governo ha
reso noto il testo degli emendamenti di modifica al decreto 39. Si
tratta di nove emendamenti in tutto, tra essi c’è quello che prevede
che lo stato coprirà il 100 per cento delle spese di ricostruzione o
riparazione delle case danneggiate, anche se rimane in piedi il
meccanismo del credito d’imposta tra quelli di finanziamento. Inoltre,
i comuni avranno tre anni di tempo dall’entrata in vigore della legge
per ricomprare da Fintecna «i diritti di proprieta’ delle aree oggetto
della cessione stessa non ancora edificate». Lo stato, dice un altro
emendamento, potrà subentrare nei mutui e nella proprietà degli
immobili di quei cittadini che ne faranno richiesta, ma per un importo
non superiore a 150 mila euro. Infine, «i moduli abitativi destinati a
una durevole utilizzazione potranno essere consegnati solo alle persone
fisiche ivi residenti o stabilmente dimorati in abitazioni che sono
state distrutte o dichiarate inagibili dai competenti organi tecnici
pubblici in attesa della ricostruzione o riparazione degli stessi». I
moduli, quindi, rimangono sul territorio. Oltre agli emendamenti del
governo, ci sono altre sei proposte di modifica del decreto, avanzate
dal senatore Antonio D’Ali [Pdl]. Se il primo «100 per 100» potrebbe
dunque già essere stato conquistato – ma bisogna sembre verificare i
modi di erogazione dei fondi – gli altri due, trasparenza e
partecipazione, rimangono ancora da raggiungere.
Enzo Mangini