La disoccupazione in Abruzzo e la fuga dei giovani laureati

48.000 persone in cerca di lavoro

02 Aprile 2011   09:00  

Secondo i dati dell'Istat si può parlare di emergenza lavoro, o meglio emergenza giovani e precarietà anche in Abruzzo. La disoccupazione -  i dati più recenti si riferiscono al 2010 - è cresciuta dall'8,1% all'8,8%.

Uno segnale positivo è che nel quarto trimestre 2010 si è registrata una franata nell'aumento della disoccupazione, in controtendenza rispetto i dati nazionali.

Da dopo la crisi in un paio d'anni, comunque, si sono perduti 24mila posti di lavoro. Ci sono 48mila persone in buon parte giovani in cerca di lavoro, nel 2010 5mila in più rispetto al 2009, ma l'economia è quasi ferma. O meglio da segni di ripresa ma le aziende non assumono anzi si riprendono proprio perché licenziano e non assumono.

Non solo: il tasso di occupazione giovanile in Abruzzo è del 18,9%, tre punti in meno della media nazionale. E le donne. Giovani e donne sono quelli che anche in Abruzzo pagano gli effetti di una crisi di cui non hanno colpa.

A soffrire, in questo contesto di crisi è la domanda interna, anche perché sono migliaia le persone licenziate, in casa integrazione. Le pensioni sono quelle che erano, molte da fame. E questo non invita certo allo shopping e ai consumi interni.

Secondo i dati Svimez il 27% dei laureati vanno via dall'Abruzzo in cerca di fortuna altrove, perché qui evidentemente la morsa venefica della gerontocrazia e del clientelismo che premia quasi sempre i mediocri apparentati, è più forte che altrove. E l'annunciata rivoluzione meritocratica del presidente Gianni Chiodi deve ancora far sentire i suoi effetti.

Non può consolare il fatto che questi dati siano in linea con quelli nazionali che qui di seguito riportiamo.

Il tasso generale di disoccupazione in Italia è arrivato all'8,7%, quello dei giovani (15-24 anni) è salito fino al 29,8% e quello delle donne del Mezzogiorno è schizzato al 42,2%, L'inizio del 2011, pur non segnando un'inversione di rotta, almeno mostra alcuni spiragli che aprono una riflessione preoccupata ma positiva.

Timidi segnali di inversione di tendenza solo a febbraio dove il tasso di disoccupazione generale si è fermato all'8,4% con una diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto a gennaio e di 0,1 punti su base annua. Il numero dei disoccupati è arrivato a 2 milioni e 88mila, in calo del 2%, ossia di 43mila unità, rispetto a gennaio. Su base annua la diminuzione del numero di disoccupati è dell'1%, 21mila unità in meno, quasi tutti assunti con contratti pecari. Il tasso di disoccupazione giovanile scende al 28,1% con una diminuzione congiunturale di 1,3 punti percentuali.

Va però aggiunto che se ci sono 21mila occupati in più,su oltre di due milioni di disoccupati, è anche vero purtroppo che aumentano gli inattivi, quelli cioè che il lavoro non lo cercano nemmeno più: nel quarto trimestre del 2010 crescono di 65mila unità e il loro tasso è al 37,5%, mentre in febbraio aumentano dello 0,1% rispetto a gennaio e il loro tasso sale al 38%.

Il tasso di occupazione è pari al 56,7%, invariato rispetto a gennaio e in calo di 0,3 punti rispetto a febbraio 2010.

Nel quarto trimestre del 2010 gli stranieri rappresentano un capitolo importante dell'analisi: in questo trimestre l'occupazione straniera aumenta di 179mila unità, ma il relativo tasso di occupazione continua a diminuire, dal 64% al 62,1%.

FT


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