La festa della tosatura e la profezia di Massimo Lelj

La ricostruzione ha un cuore antico

24 Maggio 2010   12:20  

Una festa molto particolare quella che la comunità di Goriano Valli, nella provincia aquilana dedica ogni anno alla tosatura, rievocando in riva al loro piccolo laghetto, antichi gesti, e con essi una civiltà millenaria e in via di estinzione, insieme a tutta la filiera legata alla pastorizia, che va dalla tessitura della lana alle alchimie del caglio, attraversando i mondi immateriali delle leggende popolari, del canto tradizionale, al ritmo del putipù e del dù bott, per concludersi, ovviamente, davanti ad una tavola imbadita con squisiti arrosticni, fumante pecora alla cottòra e vino abbondante.

Una festa che è anche una cosa terribilmente seria, perché i paesi del cratere sismico lungo la valle dell'Aterno rischiano mai come ora un declino economico, sociale e demografico irreversibile.

Goriano Valli si è relativamente salvato dalla furia devastatrice del terremoto, anche se una piccola parte delle famiglie sono rimaste senza casa. Il vicino borgo medievale di Tione degli Abruzzi, è invece in buona parte distrutto. Sono molte le seconde case inagibili di cui non è ancora certa la copertura economica per la loro ricostruzione. Quelle seconde case di non residenti sono però la premessa del turismo di ritorno che si sviluppa nei fine settimana e nel periodo estivo, e che rappresenta la principale voce economica di questi paesi.

La popolazione residente poi è in buona parte anziana, e non ha le forze e la determinazione per percorrere fino in fondo il lungo cammino della ricostruzione. Ed è per questo che un ruolo decisivo sarà ricoperto dai giovani come quelli di Goriano Valli che hanno ricostituito la Proloco e si stanno dando un gran da fare per organizzare iniziative e attività . Ed è nelle mani di chi, magari stufo della vita di città, decide di trasferirsi in questi luoghi portando con sé idee, risorse ed entusiasmo.

La festa della tosatura è stata ad esempio organizzata come ogni anno, dal circolo di Legambiente, fondato da persone venute da fuori, e che gestivano fino all'anno scorso l'ex-convento san Giorgio, che era una grande risorsa non solo economica per il paese e un fiore all'occhiello, a livello italiano di turismo ecologico e sperimentazione di nuove tecniche sostenibili di coltivazione, in particolare la permacoltura.

L'ex convento ha però chiuso i battenti qualche mese fa, vittima dei costi di gestione sempre più alti, dello scarso ed inefficace sostegno da parte degli enti preposti allo sviluppo delle aree interne (Parchi, comunità montane e agenzie varie), della crisi economica e poi del terremoto che hanno pesantemente inciso sui flussi turistici,

Iniziative come la Festa della tosatura, ma anche il mercato che si svolge ogni prima domenica del mese, e a cui partecipano i produttori locali, sono dunque decisive per tenere unito il tessuto sociale del paese, per ripensare la vocazione del territorio, invogliare i giovani a intraprendere iniziative capaci di creare lavoro e prospettive. Non ci sono altre strade per evitare lo spopolamento.

Lungo un vicolo deserto di Tione, ai limiti della zona rossa, una targa ricorda che in quella casa risparmiata dal sisma era nato il grande scrittore Massimo Lelj, che a proposito di emigrazione scriveva tanti anni fa:


''Tra il Gran Sasso e la Maiella si stende la catena del Sirente, un'antica muraglia di italici, e ci stava ancora aggrappata alla fine del secolo passato gente come ce ne sarà stata al quinto secolo di Roma, intatta, ferma, in quei siti impervi, immobile d'un'immobilità minerale, e con una drammatica vena di ulissidi solitari, che rientravano dall'Asia Minore, dalla Cina, dalla Boemia, e con famiglie che per generazioni avevano aspettato un disperso, come se, respinta dal mondo che l'aveva circondata, e l'assediava, quella gente avesse buttato propaggini al di là, in un mondo astratto e non meno avverso, prima di essere costretta a sradicarsi, e come avesse presagito e si fosse preparata alle partenze a tribù maledette, quelle orge di lacrime, vino e organetto, gridi, nelle stazioncine perdute, per andare a pagare il tributo allo staffile dei negrieri del progresso, gli uomini, e le donne, le figlie, alle botteghe sotterranee del sudore, chiuse a chiave dall'alba alla notte, e durante gl'incendi.

Schiumati del sangue disperato dell'emigrazione, i paesi ebbero in cambio dollari a bastanza da pestare acqua cambiando padrone ai piccoli patrimoni, e seguitarono a chiamarsi col nome comune e il nome latino come le piante e gli animali nella storia naturale senza badare che della loro eredità non era stato accettato neanche quell'innocuo codicillo, e seguitarono a cantare latino, leggere l'ufficio alla congregazione, così che il discorso comune era sempre un arsenale di modi latini; intatto anche l'antico nome delle valli; ma quelle parole non erano che il fondiglio di una remota sostanza, la cenere d'una civiltà più antica della cristiana, che al vento adesso sarebbe stata dispersa per sempre.

'' Sta col cielo chi ha qualche cosa da fare, questo è il senso religioso del lavoro; ma quei paesi erano ridotti a mettere in commercio le braccia degli uomini dopo che i machiavelli del progresso gli avevano levato l'antico lavoro senza potergliene dare un altro, e così il costume ora ci avrebbe pensato da sé a mettersi in dialettica col progresso.

'' Chi è nato nelle terre del sud tra i due secoli, chi c'è stato ragazzo, si ricorda la fine delle arti popolari, l'emigrazione a mandre, due sventure successe come una sola fatalità, senza una spiegazione, un avviso. Eppure meditate, preparate, deliberate. La gente solo si accorse che lavorare l'antica materia non valeva più la pena. Se la vide morire in mano. E fu costretta a abbandonare le case, a sterrare sotto lo staffile del foreman, vagare senza speranza finché non affittò i suoi corpi alle miniere americane.

Era nata l'industria, e invece di far passare i fili della corrente dove erano i vecchi telai di quercia, i filatoi, le concerie, i torni, le mille botteghe, fabbriche, arti popolari, ereditate dal Regno di Napoli, delle quali la memoria ci è stata purgata come di una pornografia; invece di aumentare il lavoro del popolo, aveva pensato bene di chiuderci in casa, senza commercio possibile oltre il nostro paese; così aveva levato l'aria all'antico lavoro, cacciato il popolo "e poiché tutto era legato, com'è sempre, col lavoro, quelli furono gli anni del guasto disperato". Massimo Lelj - Romanzetto del Tione.

Fiippo Tronca

 


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