La fontana di Piazza IX Martiri, con la sua "Montanina" torna alla città grazie al Rotary Club

17 Settembre 2018   13:00  

Il Rotary club L’Aquila con una sobria cerimonia che si terrà sabato 22 settembre alle ore 11:30 in piazza IX Martiri restituirà alla città la “Montanina” ovvero la scultura bronzea datata 1929 opera del famoso scultore Nicola D’Antino, autore anche di altre statue presenti in città tra cui quella della Fontana Luminosa.

L’opera, posta al centro della fontana che abbellisce piazza IX martiri torna al suo posto completamente restaurata così come l’intero complesso monumentale.

“ Abbiamo inteso far tornare a nuova vita un pezzo di memoria e di storia della nostra città. Un segnale di vicinanza e di ottimismo per tutti gli aquilani” dice la dottoressa Rossella Iannarelli, Presidente del Rotary club L’Aquila.

Dopo i danni del terremoto, la notte del 12 maggio 2013 la statua, oggetto di un tentativo di furto, fu ritrovata quasi completamente scollata dal proprio basamento. Successivamente fu “portata in salvo” da carabinieri e vigili del fuoco e trasportata in un deposito all’interno del Castello cinquecentesco.

Il progetto di restauro è del Rotary club L’Aquila che ha guidato una cordata che vede sostenitori dell’iniziativa anche i club Rotary di Lincelles (Francia) e di Mariemont (Belgio), della Fondazione Carispaq e della ditta Gavioli che hanno contribuito al finanziamento delle opere. Il restauro della “Montanina” è stato guidato dagli esperti della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio dell'Aquila.

Alla cerimonia di riconsegna dell’opera d’arte saranno presenti le maggiori autorità cittadine e naturalmente l’invito a partecipare è esteso agli aquilani tutti.

Prima del taglio del nastro sono previsti gli interventi della presidente del Rotary Club L’Aquila, dr.ssa Rossella Iannarelli, del Sindaco Pierluigi Biondi, dell’arch. Antonio Di Stefano, della storica dell’arte, dott.ssa Letizia Tasso, dell’imprenditore Nino Gavioli, del prof. Carlo Fonzi e del prof. Massimo Casacchia.

 

LE ORIGINI DEL NOME “LA MONTANINA”; Molti si sono domandati l’origine del nome “La Montanina”. Una delle ipotesi è quella “romantica” e fa risalire tale appellativo ad un componimento poetico di Dante: la cosiddetta “canzone montanina“che ricorda un amore di Dante che nasce per una donna incontrata fra gente montanara del Casentino lungo l’Arno.

L’INTITOLAZIONE DELLA PIAZZA; La statua dello scultore Nicola D’Antino, costruita nel 1929 è ubicata nella piazza che ricorda l’eccidio dei nove giovani da parte dei nazisti avvenuto il 23 settembre del 1943. Questo drammatico evento fu tenuto nascosto e solo il 14 giugno del 44 furono ritrovati i resti dei poveri giovani e subito dopo il 18 giugno la piazza cambio nome. Il nome precedente ricordava il 28 ottobre ricorrenza della marcia su Roma del 1922. Non e’quindi un caso che si e’voluto intestare quella piazza a giovani eroi che avevano cercato di contrastare la presenza tedesca a L’Aquila.

IL LAVORO DI RESTAURO DELLA “MONTANINA”; La fontana e la statua subirono sia danni dal terremoto e furono sottoposte, dopo il sisma, ad atti vandalici e ad un tentativo di furto nel maggio del 2013 per cui fu deciso di custodirla all’interno della fortezza spagnola. La fontana e la statua nella loro originaria bellezza sono state restaurate grazie alla ditta Gavioli. Infatti la scultura bronzea presentava una disomogeneità superficiale dovuta ad accumuli compatti di depositi uniti alla presenza di zone ossidate. Al fine di conservare la cromia originale il primo intervento di restauro è consistito nell'asportare lo strato periferico, alterato e decoeso, utilizzando puntualmente sistemi meccanici quali micro frese e bisturi. In seguito il metallo è stato pulito con acqua demineralizzata e detergenti tensioattivi. Il trattamento anticorrosivo è stato eseguito con bentriazolo diluito. Infine, mediante una reintegrazione cromatica è stata effettuata una riequilibratura della patina. La protezione superficiale è realizzata con cera sintetica microcristallina lucidata a panno. Infine è stato infine ripristinato il sistema di adduzione dell'acqua interno alla scultura. Nel corso del restauro della statua la ditta Gavioli ha aderito ad una proposta della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell'Aquila, nella figura dell’architetto Antonio Di Stefano e della storica d'arte Letizia Tasso, ed ha aperto alla osservazione della popolazione le fasi dei lavori sulla statua avvenuti in alcuni locali di via Simonetto, spazio limitrofo alla piazza messo generosamente a disposizione dalla famiglia Floris, creando così una sorta di laboratorio aperto a tutti gli interessati che hanno così potuto seguire non solo il restauro della fontana ma anche il lavoro sulla statua fino al completamento dell’opera.

L’AUTORE DELLA “MONTANINA” (Tratto da – Treccani - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 32 (1986) - di Mario Quesada)

D'ANTINO; Nicola Eugenio nacque a Caramanico il 31 ott. 1880. A dieci anni divenne allievo di F. P. Michetti - che era solito trascorrere a Caramanico le proprie vacanze e, con la sua affettuosa guida, il giovane D. imparò il disegno ispirandosi ai circostanti paesaggi agresti. Dal 1898 studiò a Roma sotto la guida dello scultore E. Ximenes. Frequentò poi, a Napoli, l'Accademia di belle arti, seguendo le lezioni di A. D'Orsi. Durante il soggiorno napoletano conobbe Gemito, Scarfoglio e Mancini, imbevendosi di verismo partenopeo: la sua produzione giovanile è influenzata dal naturalismo dei suoi primi maestri. Tornato a Roma nel 1906, esordì alla Esposizione degli amatori e cultori di belle arti dello stesso anno. Il clima romano era allora dominato, si può dire, da due principali linee di tendenza: una legata alle espressioni grafiche, rapide ed efficaci, di gusto liberty, che facevano capo al raffinato A. Terzi e al più denso e problematico D. Cambellotti (non a caso uniti nella collaborazione alla rivista annuale Novissima); l'altra del divisionismo pittorico di Lionne, Innocenti, Noci, Crema, Baricelli e Terzi stesso. In tale situazione il D. elaborò un suo modo elegante e originale di stilizzare la figura esaltandone, attraverso la tridimensionalità, le linee slanciate, in questo influenzato dalla pratica del fregio filiforme e continuo che Cambellotti, nell'aura decorativa mitteleuropea, andava già disegnando per occasioni pubblicitarie e riviste illustrate. Fu presente all'Esposizione degli amatori e scultori di belle arti del 1909 con due opere che preludono al suo impegno maggiore: Particolare d'un monumento funebre e Ritratto di signorina. Nel 1910 vi espose tre bronzi e una piccola terracotta, affermandosi in modo definitivo a giudicare da quanto ne scrisse Colasanti (1910): "scultore ad un tempo vigoroso e delicato, capace di ravvivare una bella forma con un profondo sentimento... espone un nudino di donna di rara solidità e un Ritratto di bambino che, per la vivacità e per la modellatura franca, nervosa, efficacissima, è una delle sculture più ammirate della mostra... ma tutta la sua fantasia arguta, tutto il suo spirito di osservazione appariscono nella Processione, cinque figurine di bimbi, nelle quali il sentimento del patetico si associa ad una comicità irresistibile". Partecipò nel 1911 all'Esposizione intemazionale di Roma, con Signora; l'anno dopo espose nella sala romana della prima Mostra d'arte giovanile a Napoli con i pittori A. Noci, C. A. Petrucci, U. N. Bertoletti e gli scultori A. Dazzi, G. Niccolini, G. Prini e A. Cataldi, assieme ai quali partecipò, nell'estate dello stesso anno (con il marmo Ritratto della baronessina De Rubeis e due figure inbronzo), alla Mostra del ritratto, allestita nei locali del Circolo artistico di Roma per dissidi con la Società degli amatori e cultori: come si vede, una vera e propria anticipazione della Secessione romana dell'anno successivo. A partire dal 1913 il D. si configurò sempre più chiaramente come un secessionista, per la sua evidente adesione al modernismo nutrito dalle influenze già segnalate, alle quali possono aggiungersi quella dovuta allo scultore Prini, figura allora di spicco nell'ambiente romano, e quelle più blande derivate da G. Minne e G. Kolbe. Negli anni dal 1913 al 1916 - arco di tempo scandito dalle quattro edizioni della mostra della Secessione romana, cui partecipò regolarmente - gli arrise il maggior successo di pubblico e di critica, unanime quest'ultima nel definirlo elegante, raffinato, squisito e vigoroso.

Nel 1918 tenne una mostra personale alla galleria A. De Conciliis di Milano assieme ad Umberto Prencipe (pittore ed incisore), esponendovi ventuno opere, quasi una retrospettiva completa delle precedenti occasioni collettive ufficiali di Napoli e di Roma. In questi anni l'indagine pressoché monotematica intorno al nudo femminile (se si eccettuano rare sculture di busti e di gruppi di bambini) conduce il D. a sviluppare una ricerca sulla espressività del corpo nello spazio, spesso atteggiato a passo di danza e proteso in un gesto di offerta, foriero forse di future astrazioni se, come accadde a Prini, Cataldi, Selva e Drei - cioè agli scultori operanti nella sua stessa area - gli anni del primo dopoguerra non gli avessero trasmesso l'urgenza di una maggiore solidità e robustezza di forme e volume che il naturalismo d'ispirazione classica prometteva attraverso la solennizzazione del gesto e l'irrigidimento del panneggio. Vittorio Pica, nel 1921, presentando quindici opere dello scultore abruzzese alla collettiva della galleria Pesaro "A. e G. Carozzi, A. Bocchi, R. Brozzi, N. D'Antino", accennava alla "equilibrata armonia delle masse" e alla "delicata grazia dei particolari" delle "vaghissime statue in bronzo", rinunciando però a tracciarne un'utile genealogia stilistica che alcuni, in seguito (Lavagnino, 1956), hanno voluto far risalire alla contemporanea scultura francese, altri (Bellonzi, 1967) ai "nudi allegorici" di Felice Casorati. Sempre nel 1921 il D. collaborò alla rivista Cronache d'attualità, diretta a Roma da Anton Giulio Bragaglia, pubblicando un gruppo di disegni; nello stesso anno fu membro della Commissione ordinatrice della I Biennale romana, mostra alla quale parteciperà nel 1923 e 1925. Nel 1922, 1926, 1928, 1932 e 1934 partecipò alla Biennale di Venezia. Espose anche alle Sindacali romane del 1932, 1933, 1934 e 1940 e alle Quadriennali di Roma del 1931, 1935 e 1939.

Si cimentò pure, tra il 1929 e il '31, con grandi realizzazioni plastiche, come le due statue di atleti in marmo, Il timoniere e Lo sciatore, del Foro Mussolini (Foro italico) a Roma, la grande fontana luminosa dell'Aquila (1933), il Ritratto di Michetti a Francavilla al Mare (1938) e di D'Annunzio (1940). R. Fanti, che nel 1949 visitò con G. Balla lo studio dello scultore, riferisce della presenza nel locale dei gessi del Levriere, opera degli anni Venti oggi alla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma, e del busto di Donna Paola Medici del Vascello, del bozzetto del Monumento ai Caduti de L'Aquila e di un Autoritratto, esposto alla XCIII Mostra degli amatori e cultori di belle arti del 1927. Gli ultimi anni della vita dell'artista trascorsero tra i ricordi di una apprezzata carriera di scultore e la ripresa della pratica della pittura con la quale il D. si era presentato alla Biennale di Venezia del 1934; rare le occasioni di mostrarsi in pubblico. Tra queste va segnalata la collettiva cui partecipò con V. Brozzi ed A. Bocchi, nel 1947, alla galleria Addeo di Roma. Il D. morì a Roma il 3 nov. 1966, lasciando una situazione ereditaria confusa che rende difficile una catalogazione complessiva della sua opera.

 

Dopo i tragici fatti del 6 aprile 2009 i mezzi di comunicazione e le televisioni del mondo accesero i riflettori sull’Aquila. Tantissimi i contatti ricevuti anche dal Rotary Club L’Aquila. Tra tutti, l’allora Presidente Massimo Buccella seppe valorizzare i rapporti con gli amici di un club Belga, Mariemont, stimolato anche dalla vivace generosità di un sincero amico rotariano italo belga, Luciano Iacono. Negli anni successivi i rapporti non si sono mai interrotti fino a che, nel corso dell’anno rotariano 2013-2014, con la presidenza di Franca Fanti, veniva perfezionato a L’Aquila il gemellaggio con il club Rotary di Mariemont. Dal 5 all’8 maggio 2016 una delegazione del Rotary Club L’Aquila guidata dal Presidente Luca Bruno si recava in Belgio per ribadire i termini del gemellaggio che portò alla stipula di un ulteriore accordo che coinvolgeva il Rotary Club dell’Aquila, il Rotary Club di Mariemont e il francese Rotary Club Linselles di Lille. Nel corso dell’incontro del 7 maggio 2016, alla presenza dell’Ambasciatore d’Italia in Belgio Dr. Vincenzo Grassi, veniva siglato dai Presidenti dei tre club un protocollo d’intesa per la promozione di progetti ed iniziative volte a saldare i legami tra i tre club. L’accordo siglato prevede la realizzazione al di fuori dei propri confini locali degli obiettivi sociali e di servizio dei club nel segno dell’amicizia, della solidarietà e della collaborazione e rende in tal modo possibile l’accesso ai fondi riservati ai progetti globali della Rotary Foundation. I tre presidenti firmavano così la "Charte", la “Carta”: si tratta dell’accordo con il quale i tre club si impegnano a sostenere progetti di respiro umanitario, impegnandosi a versare una quota per la realizzazione di un progetto, selezionato a turno da uno dei tre Club. Dal 14 al 17 ottobre 2016 una delegazione dei due club di Mariemont e di Linselles veniva in visita a L'Aquila. Durante l'incontro tenuto per dare concreta applicazione agli accordi siglati con la Charte, venivano siglati i primi atti che impegnavano i Club di Mariemont, Club promotore del progetto, Linselles e L'Aquila a condividere un primo progetto finalizzato a realizzare un ponte pedonale in Bolivia, progetto che vedeva la presenza attiva del club dell’Aquila come finanziatore nella misura di 3000 €uro. Il 24 aprile 2017 una delegazione del club dell’Aquila si recava a Linselles, cittadina poco distante da Lille, e prendeva parte alla relazione di aggiornamento sullo stato di avanzamento dei lavori di costruzione del ponte da parte del presidente di Mariemont. La Charte prevedeva che si identificasse una commissione specifica per tenere i rapporti trilaterali. Pertanto a Linselles si procedeva alla nomina dei tre membri che rappresentassero il club dell’Aquila nelle persone di Massimo Buccella, Luca Bruno e Massimo Casacchia. Il primo progetto comune realizzato nel 2017 sotto l’ombrello della “Charte”, ideato e coordinato dal Club di Mariemont, è stato portato a compimento: oggi è perfettamente fruibile quel ponte pedonale in Bolivia, definito il "ponte dell'amicizia" perché mette in comunicazione due paesi vicini in linea d'aria ma separati da una vallata. Secondo gli accordi contenuti nella Charte, il Rotary Club dell'Aquila è il capofila del secondo progetto definito dall'attuale Direttivo per l'anno 2017-2018. Così, per il corrente anno sociale il Club dell’Aquila, dopo aver valutato progetti alternativi, proponeva la realizzazione del restauro e risanamento conservativo della fontana di piazza IX Martiri a L’Aquila. I club partners sono stati perciò aggiornati ed informati dei particolari costruttivi e finanziari del progetto ed hanno di buon grado accettato di co-finanziare le opere nello spirito della Carta firmata quel 7 maggio 2016 a Mariemont.

 



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