La lunga strada del cittadino post sismico

Intervista a Noemi D’Addezio

16 Ottobre 2009   23:27  

Sono circa 6.000 gli aquilani che vivono in tendopoli. 6 i mesi trascorsi dal violento sisma che ha sconvolto il Capoluogo. 3 i gradi sotto lo zero registrati questa notte. Quasi nulle le speranze che la situazione possa evolvere positivamente prima che buio, freddo e gelo prendano possesso della quotidianità aquilana, privandola definitivamente di quel pizzico di solare libertà che una lunga estate calda aveva concesso alle persone frastornate dalla tragedia.

Che le abitazioni non sarebbero bastate per tutti lo si sapeva anche a maggio. Ma il clima piacevole, la promessa luminosa della calda stagione e il colorato chiacchiericcio dei media pavoneggianti sembravano suggerire di allentare la presa, staccare la spina, rimandando a tempi diversi noiose analisi di bilancio e calcoli in apparenza superflui. Da diversi fronti però si era sollevato l’invito a costruire più case, ordinare un maggior numero di container, velocizzare la requisizione delle abitazioni agibili, garantire scelte chiare ed efficaci affinché l’inverno non cogliesse impreparati, ma le cose sono andate diversamente ed oggi è il popolo degli sfollati a pagarne le conseguenze.

Coloro che hanno rifiutato il trasferimento ad Ovindoli, Rocca di Mezzo, Giulianova, Teramo, Magliano dei Marsi sono stati chiamati “irriducibili”, quasi che il non voler aderire allo spostamento forzato sia originato dal capriccio, dal malumore, dalla testardaggine congenita che tanto viene attribuita agli abruzzesi.

L’intervista a Noemi D’Addezio, psicologa del Centro di Salute mentale aquilano, ha lo scopo di fare luce sulle motivazioni reali della resistenza aquilana allo spostamento. Nessi che hanno a che fare con il vissuto di ogni sfollato, nella drammatica misura di un lavoro, di una proprietà da gestire, di una storia familiare intimamente connessa al territorio, di una madre anziana che dipende da determinate cure e che non può essere trasferita… Il tutto in uno scenario che cambia continuamente fisionomia, allungando i tempi di una Ricostruzione ancora tutta blindata e di fatto estranea al contributo del cittadino.

Dottoressa D’Addezio, qual è la situazione da lei riscontrata all’interno delle tendopoli che assiste? Che impatto ha avuto la consegna delle prime case agli sfollati?
 
“Non è cambiato granché. I disagi sono tanti. Nel nostro campo, al Globo, ci sono ancora 300 persone. l’Umore è sempre più depresso. L’aria è gelata. Anche in questo momento sento un freddo da morire, questa notte poi c’è stata un’altra scossa, verso le due. E’ una situazione statica, le case di nuova costruzione sono state assegnate, ma un conto è l’assegnazione un conto è la consegna vera e propria dell’alloggio. Solo una piccola parte delle case assegnate è stata consegnata. Oggi avrà luogo la consegna di altre case nel complesso di Cese di Preturo. Circa 4.000 persone però sono rimaste fuori dall’assegnazione degli alloggi. La presa di coscienza di ciò che si sospettava fin dall’inizio è avvenuta in questi giorni: si diceva che le case non sarebbero bastate per tutti, e così è stato. Gli aquilani si sentono ingannati”.

Molti hanno rinunciato alla comodità di un albergo pur di ottenere una casa o un container per la propria famiglia. Qualcuno li ha definiti “irriducibili” … è d’accordo?

“Macché irriducibili … sono costretti a rimanere.  Hanno problemi ad allontanarsi dalla città. Ieri ho parlato con un signore che lavora con le macchine spazzaneve, cui hanno proposto di spostarsi a Ovindoli, a 40 km di distanza dall’Aquila. Ha dovuto rifiutare perché in caso di emergenza è tenuto a raggiungere i macchinari in 10 minuti, cosa impossibile se si allontana così tanto dal Capoluogo. Un cittadino ha rifiutato il trasferimento a Carsoli perché costretto ad accudire gli animali 3 volte al giorno, un  giovane del campo è invece legato all’Aquila da una fisioterapia quotidiana che non può interrompere …  Chi dice che da Ovindoli all’Aquila sono 30 chilometri come tra Roma e Fiumicino fa un errore di valutazione. La Capitale e Fiumicino sono collegati da tanto di autostrada, per non parlare dei numerosi mezzi che si occupano di coprire la distanza, Ovindoli - L’Aquila è coperta invece da una stradina regionale tutta curve. Non conosco nessuno deciso a rimanere all’Aquila solo per principio. Si vive la deportazione, l’allontanamento forzato dai luoghi cui si è intimamente e quotidianamente legati”.

Mi sembra di capire che oltre ad essere lunga la Ricostruzione non presenti prospettive particolarmente rassicuranti.

“La strada è lunga. Man mano che si va avanti ci si rende sempre più conto della lunghezza di questo percorso. In estate si pensava ci sarebbero voluti 10 anni per vedere L’Aquila ricostruita. Oggi si parla di almeno tre decenni.

Quali sono le ripercussioni di questo brusco risveglio sulle personalità, i caratteri, gli approcci esistenziali dei cittadini aquilani rimasti senza casa?

“Più che altro una demotivazione, un appiattimento, una rassegnazione. Le persone ci vedono sempre più apatici. Un dipartimento di salute mentale che debba operare all’interno di una tendopoli indica il livello di difficoltà esistenziale raggiunto. Anche noi operatori, che dovremmo incoraggiare la gente a non arrendersi, cominciamo a scoraggiarci … tra qualche tempo dovremmo essere trasferiti nei container che stanno montando negli spazi dell’ex ospedale psichiatrico. Alcuni pazienti delle strutture riabilitative situate nella tendopoli del Globo sono stati spostati nei container e in alcune casette di legno costruite a Paganica.”

Voi operatori del centro di salute mentale curate il paziente nel suo domicilio, qual è l’atmosfera vissuta nelle "casette" ?

“Facendo il paragone con la vita in tenda ci si sente molto meglio. Ma i disagi rimangono. Nelle casette e nei container costruiti a Collemaggio la sera si vive la problematica dell’isolamento, della mancanza di illuminazione, dei cani randagi, della solitudine. Siamo andati a trovare una famiglia che ci ha invitati a cena, una coppia di giovani che si è sposata questa estate in tendopoli. La casetta ospita anche la madre di uno dei componenti del nucleo. L’abitazione è carina ma piccolissima: una stanza con un letto ed un’altra cameretta con angolo cottura e divano letto, molto accogliente. Nonostante il poco spazio a disposizione si sta meglio che in tenda, ma il disagio della solitudine, il desiderio di tornare alle proprie case, alla vita cittadina rimangono”.

Riuscite a motivare la gente? 

“Non ci si riesce. Si tenta. Diciamo ‘che staremo bene, che qualcosa si farà, e la si farà insieme’ ma è dura perché noi stessi stiamo cominciando a renderci conto dell’immane catastrofe. Noi ci aspettavamo il disturbo post traumatico da stress all’inizio ma è stato il contrario. I veri problemi sono diversi e cominciano adesso. La rassegnazione è uno di questi.”

Inizialmente si era parlato di coinvolgimento della cittadinanza nella Ricostruzione come antidoto alla depressione collettiva e individuale delle vittime del sisma.

“Niente di tutto ciò. La ricostruzione che si è vista fin ad ora è stata fatta in aree sparse tutt’intorno al Capoluogo, ed è stata fatta da persone estranee alla città dell’Aquila. Non ci sono cittadini aquilani nei cantieri. Non solo. Il lavoro è rallentato. Prima le attività venivano portate avanti giorno e notte, incessantemente, adesso si inizia alle 8 del mattino e alle cinque si va via. Il personale viene ridotto, le casette assegnate sono ancora inabitabili perché incompiute. Una lentezza riflessa anche dai ritmi del traffico cittadino. Abituata ad una città dove in 5 minuti giungevi a destinazione, oggi rimango anche un un’ora e mezza in macchina, perché le strade aperte sono soltanto due. Il paesaggio che si propone alla nostra vista invece cambia tutti i giorni, ogni tanto spuntano nuove casette di legno, nascono nuovi scavi, si sta modificando anche la percezione di quelle che erano le strade intorno alla città dell’Aquila. Uno sconvolgimento che mina il senso di appartenenza degli aquilani al proprio territorio”.





Giovanna Di Carlo

 

 


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