La necessità di tornare

Una città che deve riprendere a vivere

30 Aprile 2009   13:40  

Sono passati 23 giorni dal sisma che ha distrutto e cancellato buona parte della nostra città, insieme ad essa  sono state spazzate in una manciata di secondi le vite di persone care, gli oggetti personali che segnano i momenti  familiari più importanti, foto, libri, computer , la forza della natura in un attimo si è portata via tutto.
Ci ha resi orfani  senza appello della storia collettiva e del passato individuale lasciandoci così novelli naufraghi alla ricerca di una identità perduta.
Si scava ancora tra le macerie , non più alla ricerca dei meno fortunati, ma con l’unico scopo di  recuperare, tra gli oggetti personali un passato che possa essere base per un nuovo inizio.
Le ruspe, non interrompono un solo minuto il loro incessante ed indiscreto lavoro, aprono squarci, abbattono muri , rendendo visibili intimità familiari  gelosamente custodite negli anni.
La città si mette a nudo, è ferita, deserta,terrorizzata ,sconvolta , disgustata , arrabbiata, troppi sono i punti interrogativi che non trovano risposta, molte le mancanze e le responsabilità che affiorano dal mare della tragedia, molte per essere dimenticate e perdonate perché consapevoli e colpevoli di un disastro tragicamente annunciato.
E’ difficile il lavoro dei Vigili del Fuoco, della Polizia, della Protezione Civile, dei volontari tutti, troppo spesso interrotto  e distratto dai cortei ufficiali, quotidianamente affrontano il difficile lavoro di dare conforto e sicurezza ai molti che hanno perso tutto, spesso anche la speranza di ricominciare.
Dubbi ed incertezze affollano pensieri ed azioni di chi vive questo dramma  ma c’è anche chi reagisce e non si arrende come Aldo, Vigile del Fuoco Aquilano, che ci accompagna in un giro per la città “Noi dobbiamo restare qui “ ci dice ”storia e radici di questa città mi appartengono, è la terra dove nacquero i miei genitori  e nonni , lotterò perchè lo sia per i miei figli e nipoti. I politici ci devono aiutare con le azioni, noi faremo il resto” .
Franco , Vigile del Fuoco anche lui è dello stesso parere “ Ho visto morire un mio collega tra le macerie e con lui la sua giovane moglie e figlioletta, la sera prima erano stati ospiti a cena a casa mia” continua con le lacrime agli occhi “Io non ho mai pensato di andare via, in nessun momento”.
Dello stesso avviso Giovanni , studente di ingegneria, incontrato in una tendopoli “Sono affezionato a questa città che mi ha dato tanto, non la abbandonerò in un momento così triste della sua storia”.
E’ di Francesco ,34 anni, lavoratore precario incontrato nella tendopoli di Piazza d’Armi, l’appello più accorato “E’ necessario ricominciare a lavorare, la città deve in qualche modo tornare viva, e' necessario costruire case che possano accogliere i tanti che sono negli alberghi sulla costa, in maniera da facilitarne il ritorno. Non permettiamo che la città si smembri.”
Si perché, e questo lo aggiungiamo noi, è forte il rischio che la città venga smembrata, che importanti uffici regionali prendano vie senza ritorno, che attività produttive essenziali per l’economia della città scelgano mete diverse per il loro futuro.
Per tutte queste ragioni riteniamo che sia importante, forte e senza alternative la necessita di tornare.

Gianfranco Di Giacomantonio


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