La protesta dei diversamente accasati di Piazza d'Armi

Il volto oscuro del presunto miracolo

12 Ottobre 2009   13:42  

Sembrano lontani anni luce i tempi in cui la tendopoli di piazza d'Armi era un grande palcoscenico mediatico, che pullulava di volontari, giornalisti, assistenti sociali, benefattori, clown, cantanti, vip, missionari, e politici in passerella tra le tende.  tutti buoni efficenti e solidali.

Il campo è stato chiuso da oltre un mese, la Protezione civile se ne andata, ma una trentina di sfollati sono rimasti a Piazza d'Armi, e sono disposti a trascorrere l'inverno sotto la tenda, perché in alberghi lontani dalla città, questa la sistemazione che gli era stata offerta in molti casi, non ci vogliono o non ci possono andare.

''La mia casa è rotta e non ho un altro posto dove andare, - spiega ad esempio il primo sfollato che intervistiamo -  mi avevano  mandato in un albergo a Cappadocia, a 1480 metri di altitudine e a settantotto chilometri da L'Aquila, eravamo quattro persone e due cavalli. Me ne sono tornato, che stavo a fare lì? Ora passerò l'inverno in tenda se non mi danno una sistemazione più vicina alla mia città. E' un mio diritto''

Storia analoga la racconta un altro sfollato: ''La mia vita è qui, sono disoccupato, ma qui a L'Aquila, terminata la cassa integrazione, spero comuque di potermi  guadagnare la giornata perchè ho amici e parenti che mi fanno fare lavoretti e mi danno una mano. Prima mi avevano proposto di andare al mare, poi ho protestato e mi hanno garantito che mi sistemavano in un albergo di Poggio Picenze, che per me andava benissimo. Poi però hanno cambiato idea e hanno deciso di mandarmi a Sulmona, e io allora ho rifiutato e sono rimasto nella mia tenda, perché non capisco cosa dovrei andare a fare a Sulmona, ad avvolgere i confetti?'' E ribadisce amareggiato: ''Sono disoccupato, come tanti altri aquilani, però a lavorare in questi mesi nei cantieri sono tutte persone di fuori, e non mi sembra giusto''.

A pochi metri da Piazza d' Armi c'è il container della Uil. Ne approfittiamo per chiedere un parere a Pietro Paolelli, segretario dell'Aquila, che afferma: ''La situazione è grave, ci sono migliaia di sfollati da sistemare, man mano che si smanteleranno le tendopoli, e gli appartamenti liberi in città non bastano, e allora l'unica alternativa è alloggiare migliaia di persone in alberghi lontanissimi dalla città. 

E aggiunge:  'C'è un'altra emergenza da affrontare, forse ancora più grave rispetto alla casa.. Ci risulta infatti che nel cratere sono ben 24mila le persone in cassa integrazione in deroga, la maggior parte di loro  perderà o ha già perso il lavoro. Terminati gli ammortizzatori sociali, saranno guai. Nel frattempo, come abbiamo già denunciato, al progetto Case lavorano al 90% ditte e operai provenienti da altre regioni, in particolare dal nord Italia. Questo per dire che comunque non ci si è dati come priorità quella di ridare un lavoro a migliaia di sfollati che all'indomani del sisma si sono ritrovati disoccupati''

A piazza d' Armi, ci sono numerosi immigrati stranieri, tra cui una ragazza rumena, a L'Aquila da oltre tre anni. Aveva una casa in centro in affitto, lavorava in regola in un negozio. Ora sta aspettando, sotto una tenda, che alla famiglia del fidanzato aquilano che il Comune o la Protezione civile gli trovi una casa in affitto. E intano però denuncia: ''Ci sentiamo abbandonati, i bagni fanno schifo, non abbiamo soldi...Per fortuna che ci aiutano persone buone, come una signora che ci porta da mangiare, la cata igienica e altre cose''

Oggi i diversamente accasati di piazza d'Armi hanno inscenato una protesta lungo via Corrado IV. Ce l'hanno in particolare con il sindaco Massimo Cialente, perché ora è il Comune a doversi far carico dei loro problemi. Tra gli sfollati ci sono anche persone con disagio sociale e psichiatrico, e questo a maggior ragione dovrebbe spingere chi di dovere ad occuparsi di loro, per evitare l'incancrenirsi di una situazione già grave. Uno scenario simile si verificherà con ogni probabilità allorché saranno smantellati anche gli altri campi, ed è per questo che la Protezione civile cerca di prendere tempo. Che gli appartamenti del piano Case non sarebbero bastati, anche la nostra testata lo va scrivendo da maggio. Ma ad aoggi non si sono di fatto trovate soluzioni per garantire a tutti li sfollati un tetto il più vicino possibile alla loro città  e alla loro vita, come è sempre avvenuto nelle altre mergenze sismiche.

FT

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