La sentenza di Strasburgo

Indagine su un simbolo al di sopra di ogni sospetto

06 Novembre 2009   16:47  

Al di là del fatto che la Croce “innocua” non lo è mai stata(a cominciare dal fine per il quale fu costruita, per continuare con il dramma umano e mistico di Chi quei due pali di legno li ha praticamente inchiodati alla storia del mondo intero), dispiace che una sentenza equilibrata, limpida e difficile come quella di Strasburgo abbia ricevuto, dalla maggioranza dei politici italiani, un trattamento simile a quello che si riserverebbe al più mediocre e insensato attacco ideologico alle tradizioni del nostro popolo.

Si perché, invece di sondare e rappresentare l’opinione dei principali interessati al fenomeno in questione, e ossia di tutta la comunità educativa preposta al pubblico servizio dell’istruzione italiana (famiglie comprese), i nostri politici hanno esternato commenti da pollaio mediatico, come al solito rimandando al cittadino il compito di gestire e metabolizzare il cambiamento socioculturale in atto.

Una svolta che la sentenza di Strasburgo è in grado di rivelare solo in parte. Ma procediamo con ordine.

IL FATTO

E’ il 2002 quando una famiglia italiana di Abbano Terme (Padova) chiede alla direzione della media statale “Vittorino da Feltre” di rimuovere i crocifissi presenti nelle aule frequentate dai figli adolescenti. La  formale e insolita richiesta inoltrata all’organo collegiale della scuola viene redatta da Massimo Albertin, medico, e dalla moglie  Soile Tuulinki Lautsi, cittadina italiana di origine finlandese.

Come è noto, il consiglio si pronuncia a sfavore della coppia, rifiutando di rimuovere il simbolo religioso dalle stanze dell’edificio scolastico. Un diniego che Soile, iscritta all’Uarr(Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti italiani), mostra di non accettare, ricorrendo prima al Tar del Veneto poi al Consiglio di Stato,  perdendo però in entrambi i casi.

In realtà, prima che la giustizia nostrana si esprima definitivamente, il Tar solleva una questione di legittimità di fronte alla Corte costituzionale, sollecitandola ad esprimersi sulla conformità, alle leggi dello Stato, dei crocifissi appesi nelle aule della scuola pubblica italiana.

Nel 2004 però, si scopre che a gestire la presenza dell’insegna più nota della Cristianità negli edifici dello Stivale, non è la legge, bensì due regolamenti degli anni 20 sugli arredi scolastici. Un ambito sul quale i giudici della Consulta non possono esprimersi, rimandando ai supremi giudici amministrativi della Sesta Sezione il compito di sciogliere il caso.

Dopo il no del Consiglio di Stato, che definisce il crocefisso come simbolo non solo religioso ma anche culturale e storico dello Stato italiano, Soile Lautisi si rivolge all’Europa (2006), dando luogo al complesso iter burocratico sfociato due giorni fa nella scelta giuridica che pare aver sconvolto l’apparato politico ed ecclesiastico del Paese, la sentenza di Strasburgo.

LA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO

“L’affissione del crocifisso nelle aule scolastiche è una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni, e della libertà degli alunni”. Così si è espressa la Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo nei confronti del caso sollevato dalla famiglia italiana di Abbano Terme.

Tale organismo del Consiglio d’Europa(47 Stati membri) entrato in vigore nel 53, presiede all’applicazione della Convenzione Europea per la Salvaguardia dei diritti dell’uomo,  che al punto 2 dell’articolo 9(Titolo I  “Diritti e libertà”) così recita: “La libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo non può essere oggetto di restrizioni diverse da quelle che sono stabilite dalla legge e costituiscono misure necessarie, in una società democratica, per la pubblica sicurezza, la protezione dell'ordine, della salute o della morale pubblica, o per la protezione dei diritti e della libertà altrui.”

Secondo Massimo Albertin e Soile Lautsi, la presenza del crocefisso appeso alla parete, di solito situato alle spalle dell’ insegnante, può in qualche modo attivare, nel giovane alunno, l’idea che le istituzioni statali preposte alla trasmissione del sapere condividano e professino la visione cattolica del mondo.

Una suggestione in grado di contaminare insegnamenti più laici e neutrali, che lo studente della scuola pubblica ha il diritto di ricevere senza interferenze di origine confessionale. 

I COMMENTI DELLA POLITICA E LA VISIONE DEGLI ESPERTI 

Nonostante il clima di rispetto ribadito dalla Corte, per la libertà individuale di professare o meno qualsivoglia religione, e pertanto di non vedersi subordinato al credo dell’altro, bensì parificato,  numerose e scomposte sono state le reazioni a caldo della politica italiana.

Sono 4000 le croci francescane distribuite giovedì scorso davanti alle scuole del centro di Roma. Fautore della medievale iniziativa è Aldo Di Biagio, responsabile di “Italiani nel mondo” nel Pdl, che in seguito alla sentenza di Strasburgo ha pensato bene di evangelizzare più studenti possibili, con la scusa di “invitare alla riflessione e dare un segnale di apertura al confronto e al dialogo interreligioso”.

C’è da chiedersi quale sarebbe stato a questo punto un “segnale di chiusura”. Ma anche volendo credere nella buona fede del parlamentare, dov’erano le icone e i simboli delle altre religioni?

Non meno inquietante la reazione del Ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, che ha definito l’Organismo del Consiglio D’Europa deputato ai Diritti Fondamentali dell’uomo, una “qualche corte europea ideologizzata” colpevole di voler “cancellare la nostra identità”.

Ricorderanno i nostri rappresentanti politici che furono ardenti cattolici della levatura di Alcide de Gasperi e Konrad Adenauer a firmare la Convenzione dei diritti umani redatta all’Aia nel Maggio del 48?

Prevedibile la reazione del Vaticano che giudica Strasburgo come una “pesante interferenza nell’identità storica, culturale e spirituale del popolo italiano”.

Tra i numerosi cattolici italiani non manca tuttavia chi si esprime fuori dal coro, interpretando la scelta della Corte europea come evoluzione spirituale e sociale della Comunità religiosa nostrana. E’ il caso di Don Arrigo Chieregatti parroco di Pioppe di Salvaro(Bologna), che vede nella rimozione del crocifisso dalle aule scolastiche della scuola pubblica, una “soluzione salutare” in quanto “ogni credo deve avere il coraggio di relativizzarsi”.

Equilibrio, e un’autentica conoscenza della società italiana sono riscontrabili anche nell’intervento di Piero Bellini, emerito di Storia del diritto canonico, il quale intervistato in questi giorni, sconsiglia di rimuovere grossolanamente i crocefissi dalle aule dei vecchi edifici scolastici.

Per Bellini sono i dirigenti delle scuole che devono vagliare se sia o meno necessaria tale operazione, a seconda del tipo di comunità studentesca che frequenta le aule dell’istituto. Discorso diverso per i nuovi edifici pubblici, che dovranno essere realizzati nel rispetto della sentenza europea.

LE VIE DEL SIGNORE

Tra cristiani di nome e cristiani di fatto la differenza è sempre stata immane, come tutte le distanze che intercorrono tra il valore della sostanza e quello della forma.

Ho sempre frequentato scuole statali. Alle elementari ci facevano recitare Preghiera Semplice di San Francesco. Alla frase “Signore fa di me uno strumento della tua pace” mi sentivo invasa da un compito immenso eppure voluto.

Oggi so che è anche grazie a quelle parole, se considero una parete immacolata e vuota molto più spirituale di ogni simbolo imposto o idolatrato. Come si dice …  le vie del Signore sono infinite.

 

Film consigliato: Per Grazia Ricevuta

 

 

Giovanna Di Carlo

 

 

 


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