La storia di un antico quartiere: Borgo Marino (Parte seconda)

31 Dicembre 2013   08:00  

LA FAMIGLIA E L’UNIVERSO FEMMINILE

La famiglia nella comunità dei pescatori viene considerata continua a rappresentare un caposaldo nell’esistenza, un rifugio , un luogo di intimità e affettività, un universo fondato sulla spontaneità e sulla naturalezza. Nella famiglia si strutturano rapporti parentali, si allevano figli ma questa è anche fonte di lavoro e di accumulo economico.

Essa svolge un ruolo molto importante di conforto morale nell’espletamento delle attività marinare che molto spesso è disagevole .“ Se non ci fosse la mia famiglia- non starei qui a lavorare- non avrei fatto quella vita” (Narciso C.). La famiglia, dunque, che emerge dalle testimonianze appare come un luogo privilegiato : parte dai rapporti più naturali e con le sue vicende tocca dimensioni profonde.

Probabilmente i figli dei pescatori sono i primi a non raccogliere l’eredità paterna. Se fino a venti anni fa questo mestiere è stato tramandato di generazione in generazione, oggi ,nelle famiglie di Borgo Marino, solo circa la metà dei figli dei testimoni intervistati ha seguito l’attività paterna, il resto lavora in altri settori e quelli che hanno scelto di continuare il loro lavoro sono stati orientati in scuole specializzate.

Si rileva la scelta precisa di far avere ai figli un livello di istruzione migliore e che scelgano strade lavorative differenti Il ruolo spettante alla donna nella famiglia è tradizionale con tutte le connotazioni di femminilità e di dipendenza economica.

La divisione gerarchica del lavoro nell’ambito familiare assegna al marito il compito del sostegno economico e alla moglie l’amministrazione domestica. Ma col tempo, come in altri ambiti, anche nella comunità marinara l’attività svolta dalle donne diviene solo un’estensione del lavoro già svolto in famiglia; esse partecipano allo sforzo comune occupandosi molto spesso anche della vendita del pesce che prima avveniva sulla spiaggia con i panari e successivamente in banchina quotidianamente.

Poi con l’andare degli anni e l’avvento delle barche di maggiori dimensioni è divenuto sempre meno necessario che le donne gestissero la vendita del pesce. Quello dei pescatori è un mestiere strutturato in maniera tale da lasciare poco spazio al tempo libero che non consente grandi fughe al di fuori del proprio habitat.

l tempo quotidiano viene per lo più speso all’interno del borgo è giocoforza che la conoscenza amorosa finisca con lo svilupparsi nell’ambito del proprio quartiere. Le mogli dei pescatori molto spesso ma non necessariamente sono dello stesso ambiente di provenienza e hanno stretti legami di parentela con altri pescatori. Più della metà dei soggetti intervistati ha sposato una donna conosciuta fin dall’infanzia, cresciuta con lui vicina di casa “Siamo cresciuti insieme fin da ragazzi” racconta Duilio C. Narciso C. conferma “Abitavamo là alle case dei pescatori- quelle di Mussolini- Abitavamo là eravamo tutti conosciuti- tutti amici- e sai da cosa nasce cosa”. Tuttavia la scelta della moglie non risulta legata ad obblighi particolari né sottoposta vincoli correlati alla propria comunità di appartenenza come avveniva in passato in altri ambienti sociali.

Avveniva anche lasciando spazio ad aspirazioni affettive ed emotive come testimonia Gino P. “Un giorno andavo a prendere acqua alla fontana- là mi sono innamorato- Andavo a prendere l’acqua con la conca di rame e lei l’andava a prendere….Dopo parecchi mesi che si facevano questi incontri…ci incontravamo appositamente per rivedere lo sguardo dell’uno e lo sguardo dell’altro….” Anche Olga D. racconta “Una sera andavo allo spaccio a prendere le sigarette a mio padre- lui stava davanti alla cantina a chiacchierare con gli amici- Mi ha visto – e ha chiesto informazioni su di me.

Mi mandava i bigliettini …. Lasciava i bigliettini e fuggiva con paura che io non li accettassi - poi quando l’ho visto – mio marito- mi è subito rimasto simpatico- era proprio il tipico pescatore. Le mogli dei pescatori sono state conosciute casualmente al ballo , tramite amici o parenti; sembra che la centralità dell’amore come fondante del matrimonio si riconfermi anche nell’ambito di questa comunità. A differenza di altri contesti , il momento del matrimonio , pur costituendo un nodo fondamentale nella vita, non è minimamente sottoposto all’autorità dei familiari più anziani e a specifici calcoli economici.

L’assenza quasi totale del marito nella gestione domestica ha da sempre contraddistinto questa comunità ma è stata accettata dalle donne con rassegnazione in modo energico. Naturalmente dovevano affrontare da sole momenti delicati quali il parto che spesso era gestito tra donne e non di rado i bambini conoscevano il padre ,se era in navigazione su barche mercantili, solo mesi dopo. Antonietta M. racconta a questo proposito : “Quando ho avuto le figlie mio marito non c’è mai stato- era sempre in mare. Quando rientrava erano già nate- già tutto fatto.

Non era necessaria la presenza del marito quando le mogli partorivano- era un caso se ci si trovavano. .. Anche perché in molte famiglie se ne facevano tanti” . Anche la cura e l’educazione dei figli e la gestione del tempo libero era di conseguenza compito loro ; raramente il padre è il genitore primario. Significative sono le testimonianze di donne che raccontano di aver fatto di tutto: “da infermiere, da sarta, da barbiere “( Olga D.) Le donne finiscono quindi con lo spendersi totalmente nella cura familiare senza un margine di tempo per i propri bisogni personali. Da sottolineare infine la continua tensione , soprattutto quando le condizioni del mare si facevano minacciose, e si spingevano sulla spiaggia sperando che il mare, che determinava sempre nel bene e nel male la loro esistenza, riportasse sani e salvi i loro cari. Due figure tipiche di donne “marinare” : La Garibalda e Grazia la Marinara.

Nell’ambito di una comunità può accadere che emergano personaggi particolari che vengono conosciuti e ricordati da tutti. Anche Borgo Marino ha due figure che ci portano a fermare l’attenzione. La prima : La Garibalda era una donna dal carattere battagliero che ha imposto la sua personalità fino a contrassegnare un determinato aspetto caratteriale (“Mi sembri una Garibalda !” sta ad indicare un modo di essere e di fare vivace e battagliero). Questa donna ha preso parte alla vita del Borgo e tutti ne conservano la memoria vendeva il pesce era ‘Presidente’ del Pescara calcio , andava allo stadio faceva il tifo e ha vissuto fino a tarda età. La seconda :Grazia la Marinara era mezzo uomo mezza femmina, aveva il ristorante Centrale portava “il tuppo” un paio di scarpe grandi , dava l’immagine di una donna energica e dinamica , in modo estremamente autonomo si è imposta nella marineria pescarese. Angelo B. così la ricorda “ Mi ricordo che quando passavi la vedevi- era grossa- un bestione- alta- la voce mascolina…tirava le reti- prendeva il pesce- aveva la barba e il petto- Quando è esistita Grazia era un’istituzione per Pescara come rispetto e come figura”. Così viene ricordata questa donna a Borgo Marino e ci fa riflettere l’accettazione totale da parte di una comunità di una figura inusuale, con una forma di devianza, mentre spesso assistiamo a forme di esclusione che precludono a normali rapporti sociali.

La storia di un antico quartiere: Borgo Marino (Parte prima)

Ricostruzione storiografica di Elisabetta Mancinelli


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