Laura Tarantino: ''Spazi e cittadini: una questione sociale''

30 Aprile 2012   17:50  

Riceviamo da Laura Tarantino, candidata consigliere nella lista In Comune  per Ettore Di Cesare Sindaco:

''E' evocativo il nome dell'evento che Appello per L'Aquila ha organizzato il 30 aprile a San Bernardino, Riprendiamoci i nostri spazi, in una città che è stata sottratta ai suoi cittadini, o, da un'altra prospettiva, in una città a cui sono stati sottratti i suoi cittadini, privandola quindi del presente, della relazione tra la gente e il suo spazio. 

Così come, se è vero che le relazioni hanno bisogno di spazi in cui dispiegarsi, in mancanza di luoghi di incontro e in mancanza di percorsi relazionali è stata fortemente preclusa la possibilità di interazione tra le persone. Interazione che pure sarebbe stata cruciale nel recupero della collettività dopo la catastrofe, come indicato da tutti gli studi degli esperti.

Il terremoto inverte i due mondi che ci portiamo inconsciamente dietro, quello del possibile e quello dell'impossibile, rendendo impossibile ciò che davamo per scontato - entrare nelle nostre case, chiamare dalla finestra il nostro vicino di casa, percorrere le strade familiari - , e rednendo possibile l'inconcepibile, portando nella nostra quotidianità il rapporto con la distruzione e le macerie.

La ricostruzione non può in alcun modo ripristinare il pre-esistente e l'interazione sociale diventa strumento fondamentale perchè la comunità possa (ri)costruire una nuova realtà condivisa. 

E' un processo che ha bisogno di dispiegarsi, e che naturalmente porta alla nascita di realtà sociali che ne consentono l'attuazione, realtà da guardare con attenzione, e da salvaguardare. Sono processi noti, e attesi da chi studia le dinamiche sociali post-catastrofe; sono segnali positivi di ripresa della salute collettiva. Hanno luogo nella straordinarietà, nel vuoto lasciato dalla distruzione e, tipicamente, anche temporaneamente dalle istituzioni e dalle organizzazioni "codificate".

Ne abbiamo visti esempi anche all'Aquila, riconoscibili nei comitati spontanei, nelle associazioni culturali nate dopo il sisma, nei tendoni e negli spazi occupati dai ragazzi: Casematte e l'asilo. Lascia perplessi l'atteggiamento ufficiale, troppo spesso di denuncia, verso molte di queste realtà e verso chi ne ha consentito l'esistenza.

In letteratura le chiamano anche "organizzazioni effimere", a sottolineare la loro transitorietà e la previsione di ritorno alla normalità. La vera domanda da porsi quindi non è tanto perchè questi spazi di aggregazione sociali siano sorti, che quello era non solo scontato ma anche auspicabile, ma perchè a distanza di tre anni siano ancora i soli a svolgere questo ruolo sociale di ricostruzione del danno immateriale. 

Diverso è il punto di vista di Appello per L’aquila, che guarda alle esperienze dei trascorsi tre anni e alla loro valenza sociale piuttosto come ad un punto di partenza per progetti di più ampio respiro, da inserire in una visione organica di ricostruzione immateriale: da un lato la riqualificazione delle periferie - con servizi di prossimità capaci di soddisfare le necessità e le esigenze di socializzazione delle categorie più fragili, anziani, adolescenti, famiglie con bambini, per prevenirne l’isolamento - e dall’altro un progetto di valorizzazione per il complesso ospedaliero di Collemaggio, che per la sua centralità e il suo valore storico e simbolico si presta a diventare un luogo strategico a servizio della socialità e della cultura, ospitando musei, teatri, luoghi  di socializzazione, mediateche, studentati, laboratori artistici  oltre che Servizi Sanitari Territoriali, attraverso il recupero progressivo degli edifici, alcuni dei quali relativamente poco danneggiati, e l’istituzione di percorsi di mobilità pubblica e sostenibile.

Occorre esercitare il diritto di prelazione su qualsiasi proposta di vendita del complesso, proponendo alla Regione il comodato d’uso centenario per le esigenze della città terremotata con un progetto di valorizzazione e restituzione ai cittadini aquilani di tutta l’area strategica collegandola al Parco del Sole, alla Basilica di Collemaggio, al Parco della Transumanza,  come tappa di un percorso che progressivamente ricrei una città teatro di socialità.


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