Le mie macerie ancora lì tra le erbacce

28 Giugno 2010   13:11  

Scirive l'aquilano, senza casa Paolo Della Ventura:

''Ho deciso di far parlare le mie immagini, oggi, più delle mie parole. La prima è di aprile del 2009. Quello che, il 6 aprile, il Signor Richter ha lasciato della mia camera da letto e del bagno grande.
Queste altre le ho fatte stamattina, quasi 15 mesi dopo. Le mie macerie stanno tutte lì, non è cambiato niente. Anzi si, sono cresciute (e stanno crescendo) piante selvatiche alte tra uno e due metri tutto intorno.

 

 

Il mio palazzo non è una eccezione. La maggior parte della città (e dei comuni del "cratere" sismico) è così.

 Con qualche altro strumento necessario a comprendere quello che è lo stato delle cose - anzi, lo stato delle case - a L'Aquila, oggi.

Aveva affermato il ministro dell'Ambiente:Prestigiacomo, il 7 marzo 2010, che erano già 11 mesi dopo, ma tre settimane prima delle elezioni provinciali:   "Tra pochi mesi le macerie saranno solo un ricordo". .

E ha detto Bertolaso, il  21 giugno 2010, : ''Da parte dei rappresentanti della comunità locale mi è sempre stato ribadito il concetto che la ricostruzione cosiddetta «pesante» fosse compito loro e che di questa attività avrebbero fatto un'occasione per far rinascere la città. Mi limito a constatare che gli stessi rappresentanti delle istituzioni locali, oggi, si scagliano con forza contro una sorta di immobilismo e di abbandono. Ora, limitarsi alle proteste e alla denuncia serve a poco, ciò di cui hanno bisogno gli aquilani e tutti gli abruzzesi che hanno vissuto il dramma del terremoto è la capacità di programmare e, soprattutto, progettare con l'obiettivo di riportare la città alla sua bellezza. Si cominci allora da ciò che la legge, e non le parole di qualche politico, garantisce per la ricostruzione, si prenda atto che c'è stato un terremoto devastante e chi tanto ha brigato per avere titolarità per le opere di ricostruzione, lavori per avviare questo percorso''.

Il nostro condominio ha presentato il progetto per abbattimento e ricostruzione dell'edificio (o per un improbabile recupero) il 16 febbraio u.s, adeguandoci a quella che era la prima scadenza per le case classificate "E", per la ricostruzione "pesante", relativa cioè ad edifici inagibili; scadenza portata prima al 6 aprile u.s. e poi a fine 2010.

Da allora non abbiamo saputo più nulla. Quale che sarà la sorte che la mia casa dovrà avere non lo sa nessuno ancora. la nostra è stata una delle prime pratiche presentate. Tutto apparentemente fermo senza motivo.

Bertolaso si lamenta che tutto va troppo a rilento da quando la Protezione Civile nazionale ha fatto il passaggio delle consegne agli enti locali. Eppure dovrebbe avere ben presente che la farraginosa procedura burocratica l'ha fissata il governo (di cui lui è sottosegretario) con il Decreto Abruzzo (39/2009) convertito con la legge 77/2009 del 24 giugno 2009 e con le successive OPCM (ordinanze della presidenza del consiglio dei ministri), architettate dalla protezione Civile (di cui è tuttora Responsabile nazionale). Procedure che prevedono la presentazione dei progetti in tre passaggi ad altrettanti organismi (Fintecna, Reluis e Cineas) cui sono demandati i controlli di congruità tecnica ed economica.

E' vero che dal primo febbraio ufficialmente sono gli enti locali responsabili per la ricostruzione, ma con poteri e -soprattutto- fondi limitati e normati dal governo, e da questo mai trasferiti ai primi.

L'ultima OPCM è la 3881 del 11 giugno scorso, che prevede criteri e cifre per gli edifici inagibili e per la ricostruzione pesante; per di più differenti rispetto a quelli previsti in precedenza e con norme più confuse delle precedenti. 10 giorni dopo Bertolaso (il sottosegretario alla presidenza del consiglio, il responsabile nazionale della protezione civile) si è lamentato che tutto procede troppo a rilento. Magari l'ordinanza sarà stata pubblicata a sua insaputa...

Il giorno dopo ha aggiunto che la mancanza di fondi non possono essere un pretesto, ma dovrebbe ricordare che con la citata legge 77, i fondi stanziati sono 9,1 miliardi di euro spalmati su 34 anni nel periodo 2009-2033; per metà incerti. Ne occorrerebbero 26 di miliardi ma con fondi e tempi certi, e certa copertura quanto a capitoli del bilancio dello stato.

I fondi, se ci fossero, non sarebbero un pretesto ma certamente aiuterebbero...

L'elenco potrebbe essere lungo ma mi limito a quanto ricordato fin qui.
Forse è per questo che le notizie che arrivano da L'Aquila hanno sempre difficoltà ad arrivare all'intera nazione; forse è per questo il progressivo nervosismo del governo (avendoci giocato la faccia ed il prestigio, verso l'Italia ed il mondo intero), ed in particolare di Berlusconi, oltre che di Bertolaso e vertici della protezione civile nazionale. Hanno capito che la favola del miracolo (l'ennesimo) sta per finire e le proteste e le richieste stanno incrinando questo muro di false verità.

 


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