Legge su femminicidio, gli ammonimenti non violino la Costituzione

25 Marzo 2014   10:15  

 Gli ammonimenti adottati dai questori in virtu' della nuova legge sul femminicidio (legge 15 ottobre 2013 n. 119) non violino l'articolo 3 della Costituzione.
E' questo il 'richiamo' principale che l'Associazione per i Diritti del Cittadino dell'Aquila ha inviato al prefetto, al questore e al ministro degli Interni.
Lo scorso tre marzo all'interno dell'associazione si era costituito un centro antiviolenza, coordinato dalla dottoressa Sara Maddalena Cocuzzi, volto al sostegno delle vittime anche di sesso maschile che in appena una ventina giorni ha ricevuto segnalazioni provenienti anche da diverse localita' di fuori regione.
E' accaduto che uomini raggiunti da ammonimento senza essersi potuti difendere, senza cioe' essere stati ascoltati o messi a confronto con la parte denunciante, abbiano fatto ricorso al Tar riuscendo a far condannare il ministero dell'Interno anche al risarcimento del contributo unificato.

"Abbiamo potuto constatare - si legge nella lettera dell'associazione - che la maggior parte di questi provvedimenti sono stati adottati avventatamente tali da meritare ricorsi al Tar o al Prefetto. Nel rilevare senza dubbio la portata innovativa di questo strumento nel nostro ordinamento (la legge sul femminicidio, ndr) non puo' essere sottaciuto il fatto che detti ammonimenti spesso appaiono carenti delle garanzie opportune per l'ammonito, considerato che il Questore procede senza alcun contraddittorio.
A modesto parere della nostra Associazione, non puo' essere sacrificata l'esigenza di giustizia fondata sul contraddittorio tra le parti ed ammettere che l'ammonimento si fondi sull'apprezzamento discrezionale del Questore circa la fondatezza dell'istanza avanzata.
Il convincimento del Questore dovrebbe essere, al contrario, il piu' prudente possibile e raggiungere, attraverso gli elementi probatori forniti e con l'audizione delle persone informate sui fatti, una ragionevole certezza sulla plausibilita' e verosimiglianza delle vicende esposte.
E' ben noto, infatti, che a tutela dei diritti di ogni cittadino, qualsiasi provvedimento deve essere emanato solo ed unicamente in presenza dei presupposti richiesti dal legislatore che ne giustificano l'adozione; ed evitare, invece, che l'adozione di siffatti provvedimenti possano essere strumentalizzati ad libitum".
Per l'Associazione per i Diritti del Cittadino "E' necessario, dunque, che siano evitati provvedimenti emanati in maniera automatica ovvero condizionati da fattori estrinseci e del tutto inconferenti rispetto alla natura del provvedimento stesso".
Ed ancora: "Quando gli elementi di prova non sono certi ed univoci, sono assolutamente necessari ulteriori indagini ed accertamenti, onde evitare che l'ammonimento possa divenire strumento di ricatto o di ritorsione nei confronti del soggetto passivo che nulla puo' fare per scongiurare l'adozione del suddetto provvedimento". 


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