Li Calzi del Coisp: "Sulla manifestazione di Ferrara non si è detta la verità"

"La signora trova spazio nelle trasmissioni, noi no"

29 Marzo 2013   14:15  

“Quei poliziotti sono stati condannati, nessuno ha manifestato per la loro impunità. Sono poliziotti, ma potrebbero essere qulasiasi cittadino cui è comminata una pena. Giusta o sbagliata non spetta a noi dirlo.” lo dice nei nostri studi il segretario provinciale del Coisp L'Aquila Santino Licalzi, visibilmente provato dagli eventi dei giorni scorsi.

"Noi abbiamo sempre espresso la piena e incondizionata solidarietà verso al amdre di federico e verso tutte le vittime di ingiustizia".

La verità non è stata detta su quella manifestazione. Non ero lì ma credo alla buona fede dei miei colleghi, l'obiettivo della manifestazione era sottolineare un ingiustizia. I nostri colleghi sono stati condannati, ed è giusto che scontino la loro pena. Tuttavia la legge svuota carceri, contro cui noi ci eravamo battuti, prevede che grazie a quel provvedimento una persona condannata a quattro anni di carcere possa scontarne uno ai domiciliari. Ai nostri colleghi ciò non è stato permesso. Perché? Siamo diversi?"

I colleghi sono quelli condannati in via definitiva il 12 giugno 2012 (sentenza della Corte di Cassazione) a 3 anni e 6 mesi di reclusione per omicidio colposo di Federico Aldrovandi: si tratta dei poliziotti Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri.

In Cassazione i famigliari di Federico Aldrovandi non si sono costituiti parte civile dopo aver raggiunto una transazione con il Ministero dell'Interno e dopo aver ricevuto le scuse del capo della polizia Antonio Manganelli che ha incontrato i genitori del giovane durante una visita privata.

E proprio a Manganelli, di recente scomparso, va il pensiero di Licalzi: “Il nostro capo, che ci manca tantissimo,  avrebbe cercato di capire e cercare la verità”.

Per Licalzi le responsabilità del fatto di Ferrara dei giorni scorsi, quando alcuni poliziotti del Coisp hanno manifestato sotto il Comune di Ferrara, dove la mamma di Federico, Patrizia Moretti, lavora, è di più soggetti. "La manifestazione era stata autorizzata con largo anticipo, 10 giorni prima al Prfetto, al Questore e al Sindaco, tutti sapevano della richiesta. Certamente lo sapeva il Sindaco che sapeva anche che la mamma di Federico lavorava lì. Perché il Questore, perché il Sindaco non ci hanno informato prima?" spiega Licalzi.

E aggiunge: "Vuole sapre la mia personale opinione? Se avessi saputo che lì c'era la mamma non avrei fatto quella manifestazione".

Si sarebbe potuto evitare un incidente come quello.

La leggerezza, degli amministratori, ma certamente anche del sindacato Coisp, non ha evitato di ferire le sensibilità. A Ferrara, dove un ragazzo è stato ucciso dalla polizia, immaginiamo che tutti sappiano che la mamma lavora in Comune, e quindi nessuno può sentirsi meno responsabile.

Licalzi racconta che Franco Maccari, il segretario del Coisp ha ricevuto centinaia di minacce di morte e che il loro sito internet per sicurezza è stato oscurato.

Licalzi spiega che si è dato tanto spazio a questa vicenda, mentre mai si dà spazio a quelle in cui il Coisp è a fianco delle vittime di ingiustizia.

Non ci può essere però ingiustizia più grande di un figlio brutalmente ucciso dai poliziotti, rappresentanti delle forze dell'ordine che dovrebbero proteggere il cittadini. E nell'immaginario comune non si può tollerare che in una città dove un ragazzo è stato ucciso dalla polizia, altri poliziotti pensino a manifestare per far uscire prima dal carcere i responsabili dell'omicidio, anche se è giusto chiedere che la legge sia uguale per tutti i detenuti.

Una mancanza di sensibilità che è stata pagata con le accuse piovute da dovunque.

"Se riuscissimo a isolare il caso di Federico, noi siamo stati l'unico sindacato  in tribunale vicino ai familiari delle vittime della strada. Iniziative lodevoli nostre non hanno avuto attenzione mediatica. Le nostre iniziative sono per evitare queste situazioni. Il ministro Cancellieri, di cui chiediamo le dimissioni, non ha saputo infromarsi su Ferrara. Da anni poi chiediamo mezzi per non avere contatti fisici con le persone, pistole elettriche e spray urticanti. Non ci dobbiamo avvicinare ed entrare nella lite."

Licazli ci tiene a spiegare che non intende difendere i suoi colleghi. "Abbiamo tentato di portare delle istanza a Ferrara, ne sono uscite altre".

Sulla vicenda della foto (Patrizia Moretti mentre era in corso la manifestazione del Coisp è scesa in strada con una gigantografia del figlio morto. Secondo la donna il segretario Cosip Maccari sarebbe arrivato a sostenere che la foto del viso martoriato di mio figlio sarebbe addirittura un fotomontaggio) Licalzi spiega: “Maccari non ha mai detto questo, ha detto che non era negli atti del processo, perché ritenuta non veritiera. E nessuno ha dato spazio a lui per esprimere il suo pensiero”.

Una vicenda nata nella sostanziale insensibilità generale, e nell'incapacità generale di comprendere che qualsiasi questione di diritto non può essere neanche minimamente paragonabile alla sofferenza di un genitore di un figlio ucciso con violenza, tanto più se da forze dell'ordine.

“Non c'era provocazione, da parte nostra massima solidarietà alla mamma di Federico”.

La vicinanza del Coisp ai più deboli è nota in città, come è nota la moderazione del segretario Santino Licalzi che non può, e non vuole parlare per altri rappresentanti del Coisp. Altri che certamente potevano evitare quella manifestazione.

(nell'itervista si cita erroneamente MACCARI, segretario Coisp come MORETTI - ce ne scusiamo)
di Barbara Bologna


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Santino Li Calzi, segr. prov. Coisp
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