Sarà un caso. Ma mentre la terra tremava, ancora una volta, 4.0 magnitudo o giù di lì, in questo infinito sciame sismico, stavo navigando in un luogo, la rete, assolutamente extra-sismica, essendo una ragnatela di significati che riflettono a qualche metro dal suolo, e a pochi passi dalle nuvole, la realtà del mondo con le sue cose brutte e le sue cose belle. Un luogo che nelle tendopoli è da qualche giorno meno libero e accessibile, perché c'è il G8 e l'unica emergenza è quella di preservare la tranquillità e la sicurezza di 29 leader e mille delegati, con al seguito 4mila giornalisti. Dormiranno in suite imperiali, e passeggeranno tra applausi, flash di fotografi impazziti, su tappeti rossi e infiorate di contorno. Si faranno belli e buoni davanti le macerie e abbracciando qualche sfollato.
Chi vive in tendopoli invece dovrà comunicare al responsabile del campo se non tornerà a dormire di notte. Questioni di sicurezza, non si sa mai, metti che il tapino abbia una doppia vita: una da salumiere senza tetto e sfollato, l'altra da feroce estremista islamico pronto a farsi saltare in aria con un chilo di tritolo.
Ma di cose belle nella rete dicevo, c'è il volto e la voce di Alessandra Cora, morta sotto le macerie nella notte del 6 aprile, in via XX settembre. insieme alla mamma Patrizia e la sorella Antonella. Il padre, unico sopravvissuto chiede giustizia per quel crollo causato forse da un garage scavato sotto il palazzo. E' una voce quella di Antonella, che a chi è sopravvissuto, infonde la forza di andare avanti. Perchè sia ben chiaro a tutti: dopo lo sciame sismico non ci sarà la terra promessa, e la realizzata palingenesi della città, ma una vita molto più dura e forse molto più ingiusta. Come già ci ha ampiamente spiegato Ignazio Silone.
FT