Lucoli, il paese che non c'è

Il dopo-terremoto

15 Aprile 2009   20:42  

Esiste un posto in Abruzzo che, dopo il terremoto, è stato cancellato dalle cartine del sisma e dimenticato da tutti. Questo posto si chiama, perchè c'è ancora e soffre in silenzio, Lucoli. Un paesino di 995 abitanti, fatto, ora, di case crollate, gente sfollata ma, soprattutto, tanta rabbia. La rabbia di non avere avuto una telecamera, una soltanto, che venisse a documentare la situazione delle tendopoli, ce ne sono ben tre, e di coloro che la popolano.
Badate bene, lì nessuno vuole i media per far vedere le lacrime, copiose in questi giorni in tutte le tv, ma per chiedere aiuti, beni di prima necessità che tardano ad arrivare, perchè nessuno si prende la briga di parlarne, tanto che ora neanche risulta più tra le zone terremotate.
Tutti si sono dimenticati di Lucoli, e tra gli abitanti monta una collera dignitosa, di chi è deciso a non mollare pur di rendersi visibile ed avere niente più di ciò che gli spetta: cibo e vestiti. Qualcosa è arrivato, grazie a volontari non appartenenti ad associazioni che hanno portato generi di prima necessità, ma c'è ancora tanto, troppo da fare.
A Campo Felice, solitamente, si va a sciare, qui la neve arriva da novembre ad aprile inoltrato, del resto si trova a più di mille metri di altezza. Ma ora, come si legge sul sito www.campofelice.it, si è 'deciso di chiudere anticipatamente la stagione sciistica al fine di consentire a tutto lo staff di poter provvedere alle incombenti necessità causate dall’evento sismico e prendersi cura dei propri familiari'. Già, a provvedere alle persone qui possono essere solo i parenti e gli amici stretti, la solidarietà della gente comune, altrimenti ci si congela (il tempo non aiuta) e si pensa con amarezza ad un terremoto, che ha portato via tutto, anche il diritto di esistere, ai lucolani.
Al circolo bocciofilo di S. Giovanni Battista, solitamente, si organizzano eventi, due anni fa si è persino festeggiato il carnevale. La gente che vive là in tenda, ormai da più di una settimana, vorrebbe tanto sentirsi dire che è tutto uno scherzo ma, ahimè, non è così. Niente più maschere nè vestiti, non hanno neanche un cencio da mettersi addosso, si vive alla gionata, chè il futuro fa paura solo a pensarlo.
San Menna fu un soldato, sulla cui esistenza ancora si discute, che rinunciò alla carriera militare per fare l'eremita, e venne martirizzato sotto Diocleziano. Curioso come il popolo della frazioncina lucolana, stia subendo la stessa sorte del santo patrono. Anche la loro di esistenza, infatti, viene messa in dubbio, ma ci sono, e stanno subendo un vero e proprio martirio, che sembra non finire mai.
Campo Felice, S. Giovanni Battista e S. Menna, tre tendopoli dimenticate, di un popolo fantasma, quello lucolano, che oltre ad uscire dalle macerie sotto cui è caduto, deve risalire dal più pericoloso buio profondo del dimenticatoio.
Nessuno si arrenderà. Si può perdere tutto, ma non la dignità.

Francesco Balzano  

(foto: I. Panetta)


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