Macerie, Romano: "Entro fine anno ne completeremo la rimozione e attiveremo il monitoraggio"

30 Maggio 2012   18:56  

“Nei primi 5 mesi del 2012 siamo riusciti a movimentare  gli stessi quantitativi di macerie pubbliche trasportate in tutto il 2011 (95 mila tonnellate circa) e, secondo i programmi, dovremmo riuscire a completare la rimozione entro la fine dell'anno. La rimozione delle macerie pubbliche procede, quindi, in maniera abbastanza spedita e speriamo di migliorare ancora, ma già i risultati che abbiamo ottenuto sono molto  importanti”.

L'ha detto il soggetto attuare per la rimozione delle macerie pubbliche, Giuseppe Romano, al seminario sul recupero e la valorizzazione degli inerti derivanti dai crolli di edifici privati conseguenti al sisma del 6 aprile 2009, che si è svolto oggi presso la sala conferenze ‘Tre Marie’ dell’Archivio di Stato, nella zona industriale di Bazzano (AQ).

In occasione del seminario è stato presentato il sistema di monitoraggio della movimentazione delle macerie private che sarà pubblicato a breve sul sito web del Commissario delegato per la Ricostruzione, simile al sistema che è già a disposizione di enti, tecnici e cittadini, che attraverso un sistema 'open data’ possono essere aggiornati in tempo reale sul trasporto e il conferimento delle macerie derivanti dai crolli causati dal sisma o da successive demolizioni.

“La movimentazione delle macerie private segue le leggi ordinarie, non vogliamo rallentare questa fase della ricostruzione fondamentale, ma vogliamo soltanto seguirla attraverso un sistema di monitoraggio efficace. Le macerie private sono composte per il 90 per cento circa da inerti, che possono e – sottolinea il soggetto attuatore - devono essere riutilizzati a vantaggio di tutti perché hanno un valore, anche in termini ambientali ed economici: con il loro utilizzo riduciamo i quantitativi di rifiuti da smaltire e possiamo impiegarli come materiali di uso generale a costi più bassi rispetto ai materiali pregiati estratti dalle cave”.

“Dobbiamo fare questo – esorta Romano –, soprattutto in Abruzzo, perché i quantitativi di macerie conseguenti al sisma sono così elevati che, se non saranno ben utilizzati, rischiano di essere dispersi su tutto il territorio in modo incontrollato”.


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