"Magnifica presenza" nel cinema italiano invisibile ai più

La recensione del film

24 Marzo 2012   11:52  

Regia: Ferzan Ozpetek

Cast: Elio Germano, Margherita Buy, Vittoria Puccini, Giuseppe Fiorello, Paola Minaccioni, Cem Yilmaz.

Genere: Commedia drammatica

Durata: 105 minuti

Voto: OO 1/2


Pietro, giovane pasticcere siciliano con il sogno della recitazione, è costretto a condividere con la cugina Maria, diversissima da lui, un appartamento a Roma. Quando finalmente trova una sistemazione sua, in un appartamento d'epoca, l'iniziale felicità viene turbata da particolari inquietanti. Risulta presto chiaro che non è il solo "inquilino" dell'appartamento, ma lo spavento lascia pian piano il posto alla curiosità e ad un legame d'amicizia che, per quanto singolare, lo aiuterà ad affrontare momenti difficili.


Ferzan Ozpetek torna in sala con un nuovo capitolo del suo personalissimo cinema, quasi un ideale spin-off de "La finestra di fronte". Di nuovo un pasticcere (anche se, tiene a precisare, fa solo i cornetti) alle prese con  personaggi tra presente e passato. Anche qui il mix è convincente e la storia è talmente intricata da far appassionare lo spettatore e, paradossalmente, intrecciare il regista turco nei mille fili che la compongono. 


Idea ambiziosa quella di trasformare le orribili visioni del Simone de "La finestra di fronte" nelle magnifiche presenze che allietano, nel più classico degli odi et amo, la solitaria vita di Pietro. La nuova pellicola di Ferzan Ozpetek poteva essere (e in parte lo è) una geniale riflessione sul tema della paura degli altri che, in realtà, è soltanto paura di noi stessi, ma il tutto si perde in un enorme calderone di idee buttate tutte insieme senza ordine.


Scelta voluta o meno, "Magnifica presenza" è un film che lascia un senso di incompiutezza dove si sente forte l'odore della bellezza senza che lo spettatore riesca mai ad arrivarne alla fonte. Si percepisce che il tema è sentito ma non affrontato con la dovuta lucidità. Troppi personaggi rimangono soltanto figurine nell'album della complessa vita immaginaria di Pietro e lui stesso, candido protagonista esterno della vicenda, rimane soltanto spettatore di una vicenda che, in fin dei conti, non lo coinvolge nemmeno più di tanto.


Ozpetek cade nella peggiore delle trappole per autori: "Magnifica presenza" aveva tutti i presupposti per essere il degno successore dell'ottimo "Mine vaganti" ed invece rimane impigliato nell'autocelebrazione di Ozpetek, che osa scendendo persino nei meandri del trash (la scena con Mauro Coruzzi/Platinette ne è un esempio) uscendone, nonostante tutto, con eleganza.


Una "Magnifica presenza" nel cinema italiano, invisibile ai più.

 


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