#Maldini, #DelPiero, #Totti: Difficile Dirsi Addio! #Spalletti, Dispiaciuto Ma Ruoli Da Rispettare

Quanti intoppi nell'ammaina-bandiera, con alcune eccezioni

22 Febbraio 2016   10:44  

Uno strappo improvviso e imprevisto, difficile da ricucire, con la tifoseria spaccata in un momento delicato della squadra.

L'altolà di Francesco Totti alla Roma dopo una stagione in panchina (ma anche dopo 749 partite e 330 gol in 23 anni di proverbiale e assoluta fedelta'), e la scelta di Spalletti di non convocarlo per la gara con il Palermo sancendo una rottura tra il club e l'idolo quarantenne del popolo giallorosso, è la riprova di quanto sia arduo gestire il commiato di una bandiera del calcio.

Com'è difficile dirsi addio lo provano tante storie di calcio con eventi spesso traumatici.

Meno eclatante nei toni ma egualmente duro il benservito della Juve di Andrea Agnelli ad Alessandro Del Piero (17 anni e 290 gol in bianconero): l'offerta da parte di Pinturicchiodi firmare un contratto in bianco valse al giocatore un anno in più a Torino, ma evidentemente come mossa non piacque al presidente bianconero Agnelli.

Chiusura avvelenata da calciopoli per la lunga militanza bianconera di Roberto Bettega, protagonista prima in campo e poi da dirigente. Freddo e amaro anche l'addio al Milan di Paolo Maldini dopo 24 anni di trionfi: sette anni fa c'e' stato lo choc di cori e striscioni contro di una minoranza di ultrà nel giorno del congedo, poi il suo avvenire nella società non c'è mai stato.

Diversa la storia di Gianni Rivera, vicepresidente rossonero dopo avere appeso gli scarpini al chiodo e poi dileguatosi all'arrivo del suo nemico storico Berlusconi.

Sull'altra sponda milanese destino ingrato anche per l'altro componente della 'staffetta', Sandro Mazzola, utilizzato come dirigente nerazzurro per brevi periodi e poi allontanato. Mai decollato dopo 20 anni in campo il futuro nerazzurro di Beppe Bergomi dopo 20 anni, che ha trovato la sua strada come commentatore di Sky.

A finire molto male è stata la storia di alcune bandiere della Lazio: Pino Wilson, capitano dello scudetto 1974, è stato squalificato per il totonero e non è tornato poi nel club neanche dopo l'amnistia per il mondiale 1982. 

Giorgio Chinaglia è diventato presidente del club senza successo, poi è stato coinvolto in varie vicende giudiziarie. Poca riconoscenza hanno dimostrato il Cagliari con Gigi Riva, presidente per un anno e poi una lunga militanza come dirigente accompagnatore della nazionale, e la Fiorentina con Giancarlo Antognoni, dirigente per un breve periodo e fuori dal club da ormai 15 anni.

Nel Real Madrid due icone come Raul e Casillas hanno dovuto traslocare a fine carriera per trovare un posto da titolari.

Ma accanto a tante amarezze ci sono state anche storie a lieto fine.

Giampiero Boniperti ha vinto tanto in campo e poi da presidente della Juventus. 

Solo il destino ha strappato Giacinto Facchetti dall'Inter dopo la gloria in campo e un apprezzato lavoro dietro la scrivania. Ora due grandi campioni come Xavier Zanetti e Pavel Nedved hanno responsabilità importanti negli organici di Inter e Juventus.

Rummenigge e Beckenbauer hanno fatto la storia del Bayern e la loro parola è ancora molto ascoltata. 

Alfredo di Stefano ha ricoperto fino alla fine un ruolo di rappresentanza nel Real Madrid.Ryan Giggs dopo 24 stagioni da incorniciare è diventato vice-allenatore del Manchester United.

Se per Francesco Totti sembra profilarsi un addio traumatico (ma la partita potrebbe presentare anche altre sorprese) diverso è stato il destino di un'altra bandiera giallorossa, Bruno Conti, come Totti campione del mondo: dopo avere deliziato in campo ha ricoperto vari ruoli tecnici, restando per tanti anni responsabile delle giovanili e contribuendo al lancio di tanti campioni.

Per Totti è formalmente pronto un contratto da dirigente per i prossimi anni, ma lo strappo di rischia di avvelenare una delle poche storie edificanti del mondo del pallone. 

Totti "cacciato" dal ritiro della Roma
La stampa estera si scatena: "Roma brucia". Ecco come sono andate le cose

"Io ho avvertito dopo la società di questa decisione".

Luciano Spalletti ha avvertito la Roma a cosa fatte della scelta di non convocare Francesco Totti contro il Palermo.

Ho provato grande dispiacere nel pensare a questa soluzione, ma ci sono ruoli e regole da rispettare. Mi hanno chiamato perché la situazione non funzionava e quindi devo state ancora più attento a certi particolari. A me dispiace, io non voglio alcun duello, voglio solo il bene della squadra. 

 - ha detto a Sky - 

Il tecnico della Roma ha parlato anche del possibile rinnovo del numero 10 giallorosso:

Fin dal giorno della mia presentazione toccai il tema senza che mi fosse chiesto, spiegando che io non voglio entrarci. Francesco è giusto che faccia ciò che vuole. Io gli ho messo a disposizione qualsiasi ruolo, vuoi fare il Giggs? Si sieda vicino a me in panchina. Vuoi fare il Nedved? Preferisci fare ancora il calciatore? Fai il calciatore. Ma siccome sono stato chiamato a raddrizzare una situazione, non posso concedergli nulla. Non posso tollerare che lui parli con la stampa e dica quello che vuole. E gli altri? Se ognuno comincia così....

Spalletti ha riconosciuto che

In allenamento negli ultimi tempi sta lavorando bene e molto, contribuendo a far salire il ritmo perché il piede è sempre quello. La società sa che qualunque cosa Francesco chieda io sono dalla sua parte. Con assoluto rispetto per la storia di un campione. Ma ora bisogna fare delle scelte. Se continua così qualche partita glielo farò giocare. Questa sera c'era il contesto per metterlo in campo, anche per capire cosa è ancora in grado di dare.

"Negli spogliatoi ci siamo salutati e gli ho chiesto dove andava a vedere la partita - ha ricostruito l'allenatore - Lui mi ha detto nel palchetto. Posso venire? Lui mi ha detto di no e allora io gli ho detto che non lo portavo in panchina. E' andata cosi: perché li ci sono solo amici suoi e in panchina solo i giocatori che io ho convocato".

''Totti prima della partita è venuto negli spogliatoio, ha visto la partita ed è stato con noi. E' stato solo un momento di rabbia e di malessere che è comprensibile perché è un calciatore e vuole continuare a farlo'': così ai microfoni di Mediaset Premium Luciano Spalletti. ''C'è stato più rumore rispetto a quella che è la sostanza, solo che se lo fa il più grande campione del dopoguerra quale è Totti diventa una cosa eccezionale. Dovevo mettere ordine, non potevo fare altrimenti''.

 

Ecco come sono andate le cose

Totti è stato allontanato dal ritiro della squadra giallorossa in vista della partita con il Palermo. E' stato il tecnico Spalletti a comunicare al giocatore che non è più fra i convocati. 

Totti si era lamentato in un'intervista a Raisport per il fatto di non giocare.

Le dichiarazioni di ieri e la stoccata a Spalletti

Francesco Totti si era sfogato in un'intervista per Raisport, dicendo di sentirsi ancora un calciatore e di voler giocare, "'infortunio è alle spalle: sto bene e se sto fuori è solo per scelta tecnica. Chiedo rispetto. Così non riesco a stare, la panchina mi fa male, capisco che alla mia età si giochi meno: ma finire la carriera così è brutto per l'uomo e per quanto dato alla Roma".

Ma poi è arrivata una stoccata ancora più diretta al ct giallorosso:

"Spalletti? Con lui buongiorno e buonasera... Speravo che le cose lette sui giornali me le dicesse in faccia - aggiunge il capitano giallorosso, in un'intervista a Raisport -, anche se come tecnico lo stimo, penso abbia le carte in regola per rimanere". Una battuta anche sul presidente Pallotta: "Lo aspetto per il contratto, scade a giugno, valuterò. Mi aspetto correttezza e che mi dicano quale è la realtà delle cose".


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Francesco Totti
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