Manifestazione chiassosa per lo sciopero cittadino della sanità

Castiglione(AN):responsabili Del Turco e Mazzocca

08 Luglio 2008   12:29  

Pescara. Musica a tutto volume, fischietti, trombe e anche una fisarmonica. Per far sentire la loro voce i lavoratori della sanita' pubblica hanno usato tutti gli strumenti possibili, questa mattina, a piazza Alessandrini, nel corso della manifestazione di protesta promossa da Cgil, Cisl, Uil e Ugl in occasione dello sciopero generale provinciale. Tante le bandiere che stanno sventolando in piazza, sotto la sede dell'assessorato regionale alla Sanita', e per ripararsi dal sole cocente i lavoratori si sono "armati" di ombrelli rossi. I sindacalisti chiedono che riprenda il confronto tra le parti per rilanciare la sanita' locale, che e' sfiancata dal piano di risanamento, ha il personale ridotto all'osso e la qualita' del servizio e' arrivata a livelli non piu' accettabili. Nonostante questo - fanno notare - i ticket non sono stati aboliti e le tasse sono ancora elevate.

Centinaia di lavoratori della sanità pescarese e pensionati hanno manifestato per il rilancio della sanità pubblica e contro ulteriori tagli alla spesa e sul personale. La manifestazione ha visto la partecipazione anche di associazioni dei cittadini e consumatori. Nel corso dei loro interventi, i lavoratori hanno sottolineato le condizioni di precarietà in cui sono costretti a lavorare quotidianamente. Umberto Coccia (Cisl) ha definito la sanità locale "la più cara ed inefficiente d'Italia". Coccia ha sostenuto che di fronte ad un debito di 1,7 miliardi, accumulato dal 2000 al 2005, dovrebbero essere effettuate delle scelte ben precise. Per Roberto Campo (Uil) gli ulteriori irrigidimenti del piano di rientro rischiano di portare la sanità locale al collasso. Tre - secondo l'esponente della UIl - i responsabili di questa situazione: Asl, Regione e Governo, i quali - a suo dire - non stanno portando avanti la razionalizzazione del settore, ma solo tagli. Per Gianna De Amicis (Ugl) i lavoratori ed i cittadini "non ne possono più di vedere l'ospedale di Pescara trasformato in un pronto soccorso di campagna". La De Amicis ha puntato l'attenzione anche sulle condizioni degli operatori della Asl "pagati meno di una colf" costretti a fare turni massacranti. Alla manifestazione ha preso parte anche Stefano Cecconi, responsabile del dipartimento sanità della Cgil nazionale, il quale ha sottolineato che il disavanzo in cui si trova l'Abruzzo é dovuto a "storture organizzative". Per Cecconi si devono potenziare i servizi sul territorio, ridurre gli ospedali in eccesso e mettere sotto controllo la spesa dei privati accreditati, riportandoli dentro la programmazione pubblica.

Dal palco allestito in piazza Alessandrini e' partito un duro atto di accusa dei sindacalisti nei confronti della Asl, della Regione e del Governo, per le condizioni in cui versa la sanita' pescarese. Paolo Castellucci (Cgil), Umberto Coccia (Cisl), Roberto Campo (Uil) e Gianna De Amicis (Ugl) hanno parlato della sanita' come di "una pentola con troppi buchi" che ha accumulato un debito, dal 2000 al 2005, di un miliardo e 700 milioni di euro ed ha assunto 700 precari, di cui 200 persi nel 2007. I 35 ospedali e le sei Asl sono "un lusso che non possiamo piu' permetterci" e i problemi in corsia sono talmente tanti che "i livelli essenziali di assistenza e la centralita' dei pazienti sono diventati solo roba da convegno". Una sanita' cosi', che risparmia sul personale ma non sulle prestazioni dei privati e non punta sul territorio, "non ci piace" - hanno detto i rappresentanti dei lavoratori chiedendo di "riaprire un confronto, per dare risposte ed assistenza". La questione e' tutt'altro che locale. "L'Abruzzo - ha detto Campo riferendosi al piano di risanamento della Regione - deve far sentire la propria voce a livello nazionale e chiedere di rinegoziare il piano che e' attento solo agli aspetti contabili e non ai servizi". In piazza, a Pescara, anche Stefano Cecconi, responsabile del dipartimento Sanita' della Cgil nazionale, il quale ha sottolineato che il disavanzo, in questa come in altre regioni, dipende dalle "storture organizzative", e bisogna pensare al "potenziamento dei servizi del territorio, alla riduzione degli ospedali in eccesso, a mettere sotto controllo la spesa dei privati, a fare le prestazioni che servono dove servono e al minor costo possibile. Cosi' - ha concluso - l'Abruzzo uscira' dalla situazione in cui si trova".

 

"I malati non sono numeri da tagliare ma persone sofferenti da curare e chiudere reparti e licenziare personale non e' certo la strada da seguire per garantirne il diritto alla salute e neanche per sanare i bilanci. Questa e' semmai la strada per rottamare la nostra sanita', gli sperperi andrebbero cercati altrove, nella disastrosa gestione di Del Turco e Mazzocca". E' quanto ha dichiarato Alfredo Castiglione, capogruppo di An in consiglio regionale, a margine della manifestazione di protesta dei sindacati contro i tagli alla sanita' pescarese: "Un'iniziativa, quella dei sindacati, che auspicavo da tanto tempo e alla quale do tutto il mio sostegno, con l'impegno di continuare a portare in consiglio regionale le istanze della nostra sanita'. Perche' la causa di tutti i mali e' la Giunta regionale. Balestrino e gli altri manager della sanita' sono usati dalla Regione come comodi parafulmini da manovrare a proprio piacimento quando si tratta di far digerire scelte impopolari, oltre che dissennate, per poi scaricarli un minuto dopo e gettarli in pasto all'opinione pubblica. I veri responsabili del fallimento della politica sanitaria regionale - continua l'esponente di An - sono Del Turco e Mazzocca, le cui soluzioni, ipotizzate per risolvere un deficit drammatico da loro alimentato (un nuovo mutuo o un prolungamento della cartolarizzazione), sono del tutto inadeguate. Se il pericolo dell'aumento delle tasse sembra, almeno per ora, scongiurato, nulla e' stato fatto per eliminare l'odiosa vessazione dei ticket. Nel frattempo - conclude Castiglione - si manda a casa personale specializzato indispensabile per la quantita' e la qualita' dei servizi sanitari offerti sul territorio e si accorpano e chiudono reparti che un tempo erano il fiore all'occhiello dell'Abruzzo. Per fare questo non occorrevano manager, sarebbe bastato un liquidatore".


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