Marcegaglia a Chieti: ''Fermate il genocidio in Libia''

24 Febbraio 2011   17:58  

"Il governo, la Ue e l'Onu, insieme devono intervenire per fermare questo drammatico genocidio". Lo ha affermato il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, a margine del convegno di Confindustria Abruzzo organizzato a Chieti. "Non c'e' - ha aggiunto - interesse economico che possa far perdere di vista questa drammatica situazione in Libia".

Afferma poi la Marcegaglia, entrando in questioni più economiche: "Ognuno e' libero di fare le proprie scelte, ma non credo che i problemi si risolvano con lo sciopero generale". Lo ha affermato Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, a margine di un convegno sulle imprese in corso a Chieti, organizzato da Confindustria Abruzzo. "Dobbiamo lavorare insieme - ha proseguito - e piu' che di uno sciopero generale bisognerebbe lavorare insieme per aumentare la produttivita' ed aumentare i salari''

"Da tempo Confindustria richiama su questa emergenza crescita. Siamo usciti dalla crisi ancora in crisi. Nel 2010 - ha spiegato - siamo cresciuti dell'1,1%, nel 2011 cresceremo dell'1,2%, mentre la Germania ha fatto il 3,6% nel 2010. C'e' un problema di crescita nel nostro Paese che vuole dire minore occupazione e minore sviluppo.

Aumentare la tassazione sulle cose, sull'Iva di qualche punto. Aumentare la tassazione sulle rendite finanziarie e abbassare la tassazione sulle imprese di qualche punto e togliere la componente del costo del lavoro sull'Irap". E' questo il pacchetto fiscale che il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha poi illustrato.  "Tutto questo si puo' fare - ha aggiunto la Marcegaglia - ma bisogna farlo subito. Condividiamo la logica della gradualita' ma bisogna che ci siano segnali concreti sulla riforma del fisco da subito. Comprendiamo - ha detto ancora - la complessita' della cosa ma e' venuto il momento di farlo. Vogliamo - ha concluso - vedere l'abbassamento della tassazione su chi tiene in piedi questo paese, ossia imprese e lavoratori".

Non siamo rassegnati - ha concluso - a crescere poco, bisogna fare alcune cose come sbloccare gli investimenti, la riforma fiscale e ridurre la burocrazia".

CASTIGLIONE, STIAMO CAMBIANDO IL PASSO ALL'ABRUZZO

"L'Abruzzo deve ripartire e questa crisi ci consegnera' certamente un futuro diverso, anche come pensiero. La firma del Patto per lo sviluppo e' stata senz'altro un momento importante, cosi' come le riforme industriali. Da quella dei consorzi industriali, all'iniziativa di riordino dei consorzi fidi. Io sono abituato come forma mentis a predispormi alla risoluzione dei problemi, non a vedere di chi e' la colpa dei buchi neri". E' un passo dell'intervento del vice presidente ed assessore allo Sviluppo Economico, Alfredo Castiglione, nel corso della quarta Convention delle Imprese in corso di svolgimento a Chieti Scalo, nel polo fieristico dell'ex Foro boario, dal titolo "Impresa e' Sviluppo: l'Abruzzo nell'Italia del futuro", organizzata da Confindustria Abruzzo. Castiglione ha preso parte alla prima tavola rotonda dedicata ad "Un patto per l'Abruzzo: la centralita' dell'impresa del lavoro". "Confindustria dice che la politica rappresenta un ostacolo allo sviluppo, ma sa che non e' cosi' - ha esordito Castiglione - sa bene, invece, che l'attuale classe dirigente abruzzese sta cercando il cambio di passo. Il vero problema e' che la nostra regione e' uscita troppo presto dall'Obiettivo 1 e' cio' ha comportato che non avesse piu' i finanziamenti della Comunita' Europea. Questo ha prodotto come conseguenza il localismo, il campanile. Ne e' scaturita una divisione con la ricerca del politico che potesse tutelare il pezzettino di territorio. Una frammentazione controproducente. Percio', ora noi stiamo facendo delle riforme che possono anche risultare impopolari, ma sono necessarie. E poi devo dire che alcune associazioni di categoria, invece di pensare al commerciale o all'artigiano, hanno fatto troppo spesso gli interessi di se stesse come se fossero dei partiti e non delle associazioni". (AGI)

CHIODI; RISANAMENTO, FONDI PRIVATI E STRUTTURALI

 "Cercare di liberare tutte quelle risorse private che possono sostituirsi ai tradizionali investimenti pubblici, abbandonare le liste della spesa frutto delle vecchie logiche corporativistiche, puntare decisamente sull'utilizzo dei fondi strutturali europei e poi adottare con vigore la politica del risanamento. Sono le strade, tutt'altro che semplici, che stiamo percorrendo in Regione Abruzzo per stimolare una nuova crescita economica".

Lo ha sostenuto il presidente della Regione, Gianni Chiodi, nel corso della seconda tavola rotonda della giornata, quella incentrata sul tema "Politica, impresa, lavoro: l'Italia che vuole ripartire", moderata dal direttore del quotidiano "Il Sole24ore", Gianni Riotta" ed animata, tra gli altri, anche dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno, dal presidente dei senatori Pdl, Gaetano Quagliarello, e dal segretario generale dell CGIL, Susanna Camusso.

"Abbiamo pubblicato bandi per 125 milioni di euro - ricorda Chiodi - ma senza il risanamento del bilancio, lo sviluppo non si genera. Risanamento e sviluppo sono, infatti, facce della stessa medaglia. Non a caso, in due anni abbiamo determinato una diminuzione del debito del 13,8 per cento. Circostanza che l'Agenzia di rating Moody's ha definito stupefacente.

Cosi' come, nello stesso arco di tempo, abbiamo ridotto il debito delle Asl del 22 per cento". Il presidente Chiodi ha parlato, a tal proposito, di "strada obbligata visto che, oltretutto, la situazione che abbiamo dovuto affrontare in Abruzzo non e' stata molto difforme da quella italiana.

L'Abruzzo, in piu', ha avuto un tasso di crescita ottimale quando era una sorta di paradiso fiscale ed aveva una notevole capacita' attrattiva per le imprese. Poi, negli anni '90, con l'uscita dall'Obiettivo 1, la sua economia, in precedenza "drogata" dal suplus di risorse a disposizione, ha cominciato a rallentare.

A quel tempo l'Abruzzo, che continuava a spendere il doppio di quello che poteva permettersi, ha cominciato a conoscere la parabola discendente. Cosi' e' arrivata ad essere la Regione piu' indebitata d'Italia, - ha proseguito - senza, peraltro, essere la prima per capacita' di creare reddito. La crisi internazionale ed il fortissimo debito della sanita' hanno compromesso la situazione.

Ora ci si chiede come finanziare la crescita. Qualcuno sostiene che bisogna investire ma indica due modi per trovare le risorse necessarie: incrementare il debito o aumentare le tasse. Noi, in Regione Abruzzo abbiamo, invece, deciso di non seguire ne' l'una ne' l'altra strada. Infatti, - ha concluso il Presidente - se da un lato vogliamo che i nostri giovani non si trovino un giorno a pagare cambiali mefistofeliche, dall'altro non intendiamo mettere, ancora una volta, le mani nelle tasche dei nostri concittadini. Abbiamo scelto la strada senz'altro piu' difficile ma sono certo che riusciremo ad avere dei risultati concreti".




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