Marzocchi (Ingv) a Ciccozzi: c'è scarsa informazione scientifica

11 Settembre 2010   13:55  

Scrive Warner Marzocchi, dirigente di ricerca dell'Ingv:

Ho letto con sconcerto l'articolo di Antonello Ciccozzi "Terremoti: dalle fesserie scientifiche agli stereotipi culturali" (http://www.abruzzo24ore.tv/news/Terremoti-stupidaggini-scientifiche-e-stereotipi-culturali/18556.htm).
Alcune frasi dell'articolo come "L'incompetenza degli addetti ai lavori nel campo dei terremoti lascia spesso esterefatti" sono offensive e di una supponenza francamente strabiliante, soprattutto perché basate su informazioni superficiali e incomplete.
Prima di addentrarmi nella spiegazione di cosa ho trovato sbagliato e superficiale nella lettera di Ciccozzi, non posso non notare che tale lettera segue un anno e più di critiche piovute sul mondo scientifico. Non penso che ciò sia un caso, ma derivi tutto da una scarsa qualità dell'informazione scientifica che raggiunge i cittadini. In questo ambito il ruolo dei mass media è fondamentale. Noi ricercatori abbiamo il dovere morale di informare al meglio le persone, e molti di noi si stanno impegnando attivamente in questo campo, ma è chiaro che non possiamo farlo da soli. E' necessario aprire un confronto più continuo e approfondito fra sismologi e giornalisti per giungere al più presto almeno ad una maggiore chiarezza e ad una corretta interpretazione delle nostre ricerche. Ciò è imprescindibile se si vuole fare in Italia un significativo passo in avanti alla prevenzione dei terremoti, perché una corretta informazione è una misura importantissima per la riduzione del rischio sismico. E mi auguro anche che una migliore informazione porti ad evitare alcuni commenti sprezzanti ed ingiusti come quelli letti nell'ultimo anno.
Detto questo, vorrei cogliere l'occasione per chiarire alcuni punti sollevati dalla lettera di Ciccozzi.
1. Senza entrare nel merito dell'articolo di Gareth Fabbro, in senso stretto NESSUN terremoto e' confrontabile con altri poiché esistono sempre delle differenze che caratterizzano ogni evento. Ciccozzi riporta ad esempio che il terremoto di Christchurch è avvenuto a 50 km dalla città mentre quello del 6 aprile e' avvenuto in prossimità di L'Aquila.
In realtà sarebbe anche opportuno ricordare che il terremoto di Christchurch è approssimativamente 30 volte più grande di quello di L'Aquila, e che la distanza a volte non è indicativa. Ad esempio il terremoto di Port Au Prince (Haiti) è avvenuto con epicentro a decine di km dalla città, ma i danni creati non sono diversi da quelli che avrebbe potuto fare se l'epicentro fosse stato esattamente sotto la città.
Altri fattori come la lunghezza della frattura (legata alla magnitudo), la sua orientazione e la cosiddetta direttività (cioè il modo in cui si propaga la frattura nel terreno), per non parlare degli effetti di sito locali, giocano un ruolo fondamentale. Per cui è vero che la distanza epicentrale può essere importante, ma il problema è molto più complesso e non può essere trattato semplicisticamente.
Detto ciò, penso che il confronto tra terremoti (non necessariamente quello di L'Aquila e Christchurch) sia comunque opportuno. Sorprendentemente, quando un terremoto anche grande come quello di Christchurch non crea morti è una "non notizia" e viene scarsamente riportata dai mass media (mi sembra che solo Il sole 24 ore abbia dedicato un articolo all'argomento). In realtà sono proprio i "non morti" ed il confronto con altri terremoti a creare la notizia. Infatti, anche se questo terremoto ha avuto caratteristiche diverse da quello di L'Aquila, i morti non ci sono stati perché la Nuova Zelanda ha una regolamentazione antisismica molto buona (anche in Italia c'è), ma soprattutto tutti la rispettano e ci sono i controlli di routine fatti dagli enti preposti; e questo in Italia NON avviene. Il problema, ed il messaggio di tale confronto, è proprio nella diversa prevenzione. Tornando alla "distanza", se il terremoto di L'Aquila avesse avuto la stessa magnitudo (cioè energia liberata) di quello di Christchurch, altre città, anche molto importanti e distanti dall’epicentro avrebbero subito danni importanti. Roma nel suo passato ha subito danni importanti (non ultimo al Colosseo) proprio da terremoti come quello di Christchurch avvenuti nell'Appennino laziale, Abruzzese e Umbro: per i terremoti del 1703, ad esempio, di magnitudo stimata intorno a 6.7-6.8, Roma ha avuto effetti del grado VII “Mercalli”.
Ovviamente il nostro patrimonio storico e culturale è fragile e non paragonabile con quello della Nuova Zelanda, ma è certo che situazioni come la casa dello Studente a L'Aquila o la scuola a san Giuliano nel Molise (terremoto del 2002) non sarebbero mai successe in Nuova Zelanda.
2) La critica all'utilizzo della scala Mercalli nel documento citato da Ciccozzi (http://cnt.rm.ingv.it/data_id/8213921950/event.php) è sbagliata e frutto di una scarsa conoscenza del problema.
La scala Mercalli (e le sue varianti) sono state calibrate per “classificare” il danno agli edifici e, più in generale, gli effetti dei terremoti. Ma esse vengono usate internazionalmente (dagli USA e dalla Nuova Zelanda oltre che da noi; vedi ad esempio le stime di probabilità di scuotimento del terreno giornaliere in California alla pagina web http://earthquake.usgs.gov/earthquakes/step/) anche per produrre in tempo reale scenari di danno probabilistici, indispensabili per orientare gli interventi immediati dei soccorsi.
Si potrebbero usare variabili più sofisticate quali le componenti spettrali dello scuotimento del suolo ma dubito che potenziali soccorritori e/o non addetti ai lavori potrebbero capire di cosa si stia parlando.
La verifica e la reale classificazione degli effetti tramite scale macrosismiche viene effettuata successivamente, richiede tempi non brevissimi e ha finalità che sono anche strettamente di ricerca (definizione di parametri della sorgente, caratteristiche della faglia, caratteristiche della propagazione, ecc.).
Per chiudere: le questioni sollevate sono molto complesse e spesso fraintese, ma la responsabilità di una inadeguata diffusione di informazioni scientifiche non è solo dei ricercatori. Credo che sia indispensabile che tutti si assumano criticamente le proprie responsabilità in questo. Cosa di cui io e molti colleghi siamo consapevoli.

Ha replicato a Ciccozzi anche Giulio Petrilli del Pd, che aveva diffuso il documento del geologo Fabbro.

"In relazione allo scritto di Antonello Cicozzi - scrive Petrilli - sulla valutazione negativa dello scritto del geologo gallese Fabbro che paragona il terremoto a Christhchurch con quello de l’Aquila con le diverse conseguenze per le vittime e gli edifici, vorrei fare alcune considerazioni.
Ciccozzi si erge a depositario di verità e bolla altre tesi e altri dati scientifici come fandonie, intanto il terremoto a Christchurch era a trenta e non cinquanta Km dalla città come lui sostiene, equivale a dire la stessa distanza tra, tra Poggio Picenze, Villa Sant’Angelo e L’Aquila, tre luoghi dove purtroppo l’evento sismico ha fatto delle vittime.
La magnitudo a Christhchurch stata più forte di quella de L’Aquila 7,1 che compensa la distanza degli epicentri.
Quindi il parallelismo fatto dal geologo gallese è giusto.
Una considerazione, nello scritto di Ciccozzi non si parla assolutamente di edifici costruiti male a L’Aquila, e invece secondo me non ci serve la scienza a capire che se un edificio è crollato e un altro sulla stessa via a cinque metri di distanza no, qualcosa in quello crollato non andava.
Se dire questo vuol dire danneggiare l’immagine della città allora ritengo che la cultura di mettere la testa sotto la sabbia è di gran lunga peggiore".


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