Massacrata dal Convivente, "Merita" Sconto di Pena. Il Padre della Ragazza Posta Foto Shock

06 Novembre 2015   07:17  

"Oggi mi piacerebbe avere la possibilità di sapere che potrei portarti via da questa Italia... bruciare la mia carta d'identità sarebbe un sogno... io non mi sento rappresentato più da nessuno in questo paese...". Così Maurizio Insidioso, padre di Chiara, la ragazza massacrata di botte dal fidanzato, in un post su Facebook commentando lo sconto di pena di quattro anni dato ieri in appello a Maurizio Falcioni.

"Cara Chiara, oggi sono stato affianco a colui che ti ha ridotto cosi per sempre...lo sai oggi sei stata oltraggiata da lui...dal suo avvocato e dai giudici che non hanno coraggio -scrive Maurizio Insidioso- Chiara l'ITALIA è un paese dove non c'è dignità e in quell'aula si parlava solo del modo in cui riabilitare al mondo quel verme di Falcioni... nessuno ha mai pensato a come sei e sarai per sempre ridotta e abbandonata". "Lui ha ricevuto un bellissimo sconto che lo aiuterà a tornare presto a fare la sua vita... si fanno ricorrenze... si fanno salotti e si parla di violenza sulle donne... ma al dunque chi fa del male a una donna ne esce sempre meglio di chi è vittima - aggiunge Maurizio Insidioso - Chiare' oggi non ci vediamo so' stato male e non mi sento bene... ma vedrai che domani mi rialzo e ci rivediamo... tu sei la mia guida e ti ringrazio perché senza di te non posso sta'". Chiara Insidioso dopo il pestaggio da parte del fidanzato rimase 11 mesi in coma. Ora si trova in stato vegetativo.

L'aveva picchiata selvaggiamente, sbattendole più volte la testa in terra. Poi calci e pugni finchè non l'ha vista esanime. E aveva tentato anche di discolparsi parlando di una caduta. Chiara Insidiosa Monda aveva 19 anni quando il suo compagno la ridusse in fin di vita dopo un vero e proprio pestaggio brutale scatenato dalla gelosia. Oggi Maurizio Falcioni, condannato in primo grado a 20 anni, ha ottenuto uno sconto di pena in appello a 16 anni. Chiara, uscita dal coma dopo 11 mesi, invece "è condannata a vita", ha detto la madre Danielle piangendo e inveendo contro i giudici al grido di "vergogna". Alla lettura della sentenza scoppia il caos in Tribunale. Alle urla della madre si aggiungono quelle degli amici di Chiara. Il padre, Maurizio, dopo la sentenza si è sentito male ed è finito in ospedale. Chiara ora è ridotta ad uno stato vegetativo e i suoi progressi sono lentissimi. Quello di questa ragazza di quasi 21 anni è stato un vero calvario iniziato una sera di febbraio 2014. A scatenare tutto l'ennesimo litigio per questioni di gelosia.

Chiara, diplomata all'Istituto alberghiero, aveva 19 anni, Falcioni 16 anni di più. I due convivevano da poco. Discutevano spesso a causa della gelosia di lui convinto che Chiara lo tradisse. Secondo l'accusa, Maurizio Falcioni, aggredì la sua fidanzata con calci e pugni sferrati con brutale violenza; poi, quel capo della giovane più volte sbattuto a terra e colpito con calci. Fu lui stesso, in preda al panico, a chiedere aiuto ("per la fidanzata svenuta", disse); nonostante l'evidenza che i segni su Chiara non potevano essere la conseguenza di uno svenimento, lui negò comunque di averla picchiata. Ma le condizioni della ragazza, apparse da subito gravissime, successivamente si aggravarono ancora di più. Quasi un anno fa il processo di primo grado col rito abbreviato, con la condanna di Falcioni a 20 anni di reclusione; oggi, l'appello, con la riduzione a 16 anni della pena inflitta. "Chiedo perdono a Chiara, chiedo scusa per quello che ho fatto. Non volevo ucciderla", ha detto Falcioni ai giudici prima che questi si ritirassero in camera di consiglio. "Falcioni ha chiesto scusa a Chiara, ma quell'uomo uscirà di galera mentre Chiara è condannata a vita. Lei non potrà fare più una vita normale, e questo non è giusto", si dispera Danielle, consolata dagli amici. Resta poi il dispiacere anche dei legali di parte civile. "Noi purtroppo adesso possiamo fare molto poco - ha detto l'avvocato Massimiliano Santaiti - Certo, presenteremo istanza alla procura per sollecitare la presentazione del ricorso per Cassazione". 


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