Megalò 3, il WWF ribadisce il suo "no" alla cementificazione sul Pescara

L'associazione: "Il Comune di Chieti prenda posizione chiara"

12 Febbraio 2014   17:19  

In relazione alle varie iniziative in atto nel vano tentativo di legittimare ulteriori colate di cemento a ridosso del fiume Pescara, il WWF ricorda che il progetto cosiddetto Megalò 3 è stato licenziato con parere "non favorevole"  dal Comitato regionale per la Valutazione di Impatto Ambientale mentre il progetto cosiddetto Megalò 2 ha avuto un "parere favorevole con prescrizioni" trasformato di fatto in un parere negativo per via del provvedimento emesso dall’autorità di bacino.

Si ricorda altresì che il supermercato esistente e lo stesso argine sono in una particolarissima condizione per il fatto di essere stati realizzati senza esame da parte del Comitato VIA in virtù di una legge regionale rimasta in vigore soltanto per pochi mesi che consentiva una tale assurda scorciatoia ma che sarebbe stata comunque inapplicabile perché in contrasto con la normativa europea e nazionale.

Si ricorda infine che il piccolo fenomeno alluvionale di inizio dicembre 2013  ha mostrato anche ai più scettici come la presenza di cemento in alveo rappresenti un concreto rischio per le popolazioni e per l'economia regionale e come le difese passive troppo vicine al fiume non risolvano affatto il problema limitandosi a spostarlo a  monte e a valle.

Alla luce di questa anomala situazione, dalle autorità amministrative ci si aspetterebbe una ferma posizione di diniego verso qualsiasi ulteriore cementificazione e anzi precisi interventi  programmatici per la delocalizzazione dell’esistente, per rimediare ai danni già fatti.

L'interesse della collettività è ben più importante di quello, pur legittimo, dei singoli e di fronte a potenziali pericoli (largamente dimostrati dai fatti oltre che dagli studi non di parte) il Comune di Chieti dovrebbe avere una posizione chiara a favore della collettività dei suoi cittadini ed è proprio quello che il WWF chiede: "Il sindaco chiarisca una volta per tutte" – dichiarano il presidente del WWF Chieti Nicoletta Di Francesco e l’avvocato dell'associazione Francesco Febbo – "che per la sicurezza dei cittadini e dell’ambiente non si può in alcun modo costruire a poche decine di metri dal fiume. A suo tempo del resto il Consiglio comunale aveva approvato all'unanimità una mozione in tal senso, una mozione che non può e non deve restare carta straccia".

In relazione all'argine, più corto di quanto previsto in progetto e sul cui collaudo non c’è al momento alcuna chiarezza, ci si chiede: è vero che quanto realizzato non  corrisponde a quanto previsto? E se è vero chi ha sbagliato e chi è stato chiamato a rispondere di questo errore? Tutta questa vicenda, dal Parco fluviale mai aperto all'argine non in regola, dà una impressione di preoccupante inaffidabilità per la quale sarebbe interessante attribuire le reali responsabilità. In ogni caso è scontato che costruire accanto al fiume è fonte di danno ambientale e di pericolo: se ne prenda finalmente atto in maniera definitiva.

Non si possono infine accampare timori per presunte richieste di risarcimento danni, perché il danno vero è quello creato dalle costruzioni in una zona di espansione del fiume e il risarcimento potrebbe essere semmai chiesto a chi ha progettato, autorizzato e realizzato le opere e non a chi tutela il pubblico interesse.


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