Mercato del farmaco sotto accusa. Il Disease mongering

Malattie popolari e blockbuster farmaceutici

12 Ottobre 2009   23:40  

Si è concluso la scorsa settimana il Convegno nazionale sul chiacchierato ambito del marketing farmaceutico. Patrocinato dalla Regione Liguria, dalla Provincia e dal Comune di Genova, nonché dall’Ordine dei Medici italiani e genovesi, l’evento ha avuto lo scopo di approfondire e diffondere lo scottante tema del Disease mongering o mercificazione della malattia, processo in cui una campagna pubblicitaria viene finalizzata all’introduzione di nuovi quadri clinici al fine di giustificare la vendita di un farmaco già pronto per l’immissione sul mercato.

Così, a poche settimane di distanza dalla storica sentenza di patteggiamento siglata dalla multinazionale farmaceutica Pfitzer (condannata ad oltre 2 miliardi di dollari come sanzione per strategie commerciali spregiudicate e atti di corruzione volti all’aumento delle prescrizioni), l’aggressivo mondo del comparto pharma è tornato all’attenzione delle istituzioni mediche italiane con un convegno che ne ha esaminato casi, numeri e valori dando vita ad un dibattito che promette di continuare ancora per molto.

Esaminati dai relatori presenti all’incontro i Case-History al momento più discussi, quali l’influenza A e la Sindrome da iperattività e deficit d’attenzione(ADHD), patologie dalla definizione scientifica nebulosa, a detta di molti “lanciate” dalle industrie del settore al puro scopo di venderne i rispettivi rimedi Tamiflu e Ritalin, veri e propri “blockbuster farmaceutici” alla conquista degli armadietti di medicinali di tutto il mondo, non escluso lo Stivale, che per numeri assoluti si classifica al  5° posto dei mercati farmaceutici più redditizi del Globo.

Tra gli interventi più incisivi quello del medico e giornalista Federico Mereta, focalizzato sulla denuncia di un sistema che invece di “intervenire per curare” sembra fabbricare malesseri ad hoc  “al fine di proporre soluzioni pronte per risolverli e che possibilmente rendano molto denaro”. Mereta ha poi descritto il caso di una bambina undicenne cui sono stati somministrati ormoni solo perché non particolarmente “formata” come molte delle sue coetanee: “una follia” ha dichiarato il medico, sottolineando come l’industria farmaceutica sia oggi più che mai orientata a condizionare le scelte quotidiane di genitori e addetti ai lavori, per questioni che spesso esulano dal reale benessere del paziente.

Ma dietro la denuncia del comparto farmaceutico si nasconde tutto un sistema di relazioni e interessi finanziari, cui spesso non sono indifferenti le alte sfere del potere governativo di uno Stato. Sono stati diversi i partecipanti al convegno che hanno sottolineato l’importanza di meccanismi nazionali volti ad un controllo etico dei prodotti farmaceutici.

L’intervento del medico -e autore del libro “Bambini e (troppe) malattie”-  Franco De Luca, ha evidenziato esattamente il ruolo che Governi e addetti ai lavori dovrebbero assumere per fronteggiare l’accattivante quanto pericoloso fenomeno del Disease mongering: “…Il problema non sono le industrie che spingono alla follia sulle leve del marketing per svuotare i magazzini di vaccini contro l’influenza A: il problema sono gli Stati che ne acquistano decine di milioni di dosi. Cosa possiamo fare noi medici? Dare segnali chiari: rinunciare ad omaggi e regalie, privilegiare corsi di formazione non sponsorizzati dalle industrie, dichiarare sempre – se esistono - i legami finanziari con i produttori, richiedere a gran voce la pubblicazione delle ricerche scientifiche sui farmaci anche se hanno avuto esito negativo”.


Piccoli pazienti crescono. Il Ritalin e la sindrome ADHD

Tra i principali organizzatori del Convegno il giornalista Luca Poma, esperto di comunicazione nel settore pharma e portavoce di “Giù le Mani dai Bambini”, il Comitato italiano noto per la battaglia contro l’abuso di psicofarmaci tra i minori. Nell’intervento del giornalista la visione di un mercato farmaceutico volontariamente impegnato nella trasformazione del semplice disagio fisico o psichico in vera e propria patologia.  Un meccanismo che diversi esponenti del mondo medico hanno riconosciuto nel caso della “Sindrome da Iperattività e deficit dell’attenzione”, il disturbo del bambino che manifesta comportamento iperattivo, distrazione e aggressività, sintomi particolarmente diffusi tra i minori e che solo in un ristretto numero di casi corrispondono ad un effettivo squilibrio di natura organica.

Secondo autorevoli interventi inoltre, l’ADHD non esisterebbe. Sarebbero troppi i sintomi rastrellati qua e là allo scopo di fornire fondatezza scientifica all’etichetta del disturbo. Non solo. Lo psicofarmaco promosso per la cura di tale improvvisa “epidemia” psichiatrica, sulla cui reale esistenza la comunità scientifica rimane tutt’oggi divisa, è a base di metilfenidato, un’anfetamina dai numerosissimi effetti collaterali, tra i quali problemi cardiaci, ictus, infarto e ischemia cerebrali, psicosi, stato confusionale, allucinazioni, paranoia e suicidio. Complicazioni molto gravi, che nel caso di piccoli pazienti (di fatto non in grado di decidere per se stessi) andrebbero ridotte al minimo, e che invece sono state ritenute dall’Agenzia europea dei medicinali(Emea) rischi accettabili anche se “significativi”, insufficienti pertanto ad un ritiro del farmaco dal mercato.  Un parere che il Comitato non accetta, e che molti hanno ritenuto inadeguato persino a rassicurare quei genitori il cui problema è reale.


L’indagine di Report



 

 

 

 

Giovanna Di Carlo

 

 

 


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