Messo in sicurezza il campanile di San Domenico

di Nicola Facciolini

23 Maggio 2009   16:52  

Tutto bene nella messa in sicurezza del Campanile di San Domenico. I Frati Francescani dell’Immacolata di tasca loro hanno chiamano i privati per l’intervento più urgente, risolvendo il problema. Ora, burocrazia permettendo, manca poco al ritorno dei fedeli in San Domenico dichiarata inagibile proprio per il pericolo di caduta del pezzo di torre campanaria. Risolto anche il problema dei piccioni grazie alla Tercas. La Famiglia Laicale Domenicana di Teramo, ringrazia i Padri Francescani e quanti hanno reso possibile gli interventi di messa in sicurezza che consentiranno anche la riapertura della loro Casa Domenicana. Frati colti e dinamici, i Francescani dell’Immacolata sono comunicatori (saranno i primi ad andare nello spazio?) versatili, pronti a risolvere magistralmente qualsiasi problema. Solo alcuni anni fa, interventi del genere sarebbero stati degni di un “capitolo” in un romanzo di fantascienza. Perché nessuno poteva prevedere il terremoto del 6 aprile 2009, le 310 vittime, le decine di migliaia di nostri fratelli aquilani sfollati. E la parziale distruzione del campanile della chiesa di San Domenico (una delle decine di chiese funestate dal sisma in provincia di Teramo). Ma ci sono i frati della Madonna. Padre Rosario M. Sammarco (fi), rettore della Chiesa di S. Domenico, “fenomeno” dell’apostolato locale, con umiltà, passione e dedizione è passato all’azione. Il campanile di San Domenico aveva un pezzo pericolante che rischiava di portare giù, in caso di scossa, l’intera torre campanaria mettendo a repentaglio buona parte della struttura della chiesa e la vita di diverse persone. Da settimane i Vigili del Fuoco di Teramo e la Sovrintendenza ai Beni Culturali, avevano avvisato chi di dovere della criticità della situazione. “C’è voluto diverso tempo ad organizzare l’organismo che doveva coordinare questi interventi – spiega P. Rosario – ma per carità, lungi da noi il voler togliere forze preziose per risolvere altre criticità o incaponirci a volere per forza la chiesa di S. Domenico aperta: è nostro desiderio restituirla al culto perché sarebbe un bel segno di speranza per i teramani che hanno visto due dei tre poli della loro vita spirituale ridotti al silenzio”. I frati fanno notare che non è stato facile. “Siamo riusciti a mettere in sicurezza il campanile di S. Domenico dopo un numero sterminato di telefonate, dopo un altrettanto sterminato numero di esposti della Sovrintendenza ai Beni Culturali presso la competente autorità – rivela P. Rosario – perché il pezzo pericolante del campanile di S. Domenico venisse messo in sicurezza; e dopo una marea di dinieghi dovuti a cose più urgenti da fare”. Tutto grazie ai privati. “Infatti, i lavori non sono iniziati perché lo Stato si è mosso, ma perché noi Frati che siamo a S. Domenico, aiutati da amici e di concerto con la Sovrintendenza abbiamo deciso di far fare a privati quello che il pubblico non ha tempo di fare, pagando quindi di tasca nostra. I lavori sono effettuati congiuntamente dalla ditta CIPEF di Gaiole (MC) che fornisce i mezzi meccanici, e da altre ditte che forniscono gli operai”. Per l’intervento su S. Domenico la ditta ha impiegato una piattaforma aerea in grado di raggiungere i 50 m. di altezza. L’operazione si presentava delicatissima per via della volta a botte, uno dei pezzi più critici dell’elemento da smontare. Nella sola giornata del 21 maggio 2009 i tecnici sono riusciti praticamente ad arrivare al livello della volta che è stata smontata il 22 maggio dopo averla messa in sicurezza”. Paradossalmente, a facilitare l’intervento è stato proprio il tipo di danno subito dal pezzo di campanile a causa del terremoto. “Si era spaccato in tre pezzi – spiega P. Rosario – in primis quello terminante nella volta e che si appoggiava sulle due colonne; colonna di destra, che ha ruotato per conto suo; e la colonna di sinistra che ha pure ruotato per conto suo. Inoltre, le basi dove si appoggiano le colonne risultavano gravemente lesionate. Qualche mattoncino è venuto giù durante le operazioni ma senza creare problemi poiché le colonne sono separate dal resto”. Prima di operare sulla volta i tecnici hanno cercato di alleggerire il più possibile, smontando i mattoni uno ad uno, i dintorni della volta stessa, con un’operazione faticosissima e veramente da certosini. Accompagnato da uno dei tecnici, P. Rosario il 21 maggio ha avuto modo di salire con la piattaforma all’altezza del campanile e vedere da vicino la situazione. Nelle foto, in allegato, scattate dai frati e dai tecnici, è possibile capire come la situazione fosse veramente preoccupante e come davvero la Vergine Santissima ci abbia messo del Suo. “Il costo totale dell’intervento – rivela P. Rosario – dovrebbe aggirarsi sui quattromila euro. Se qualcuno vuole contribuire alle spese può farlo facendo un bonifico o un versamento sul Conto BancoPosta”.
La scorsa settimana si è anche finalmente conclusa la vicenda relativa ai sistemi di allontanamento dei piccioni, installati dalla TeKno Restauri lo scorso dicembre a S. Domenico. “Un intervento mirato, delicato e ben riuscito – spiega P. Rosario – nonostante i diversi sabotaggi di cui siamo stati vittime ad opera di gente più preoccupata della vita di un numero imprecisato di piccioni, che non, evidentemente, della salute dei cittadini e di uno dei più bei monumenti di Teramo. L’intervento costato circa 20mila, è stato pagato esclusivamente con soldi reperiti sul posto”. Per P. Rosario, questo del reperire sul posto i soldi per finanziare queste, pur necessarie, opere “è una condizione imprescindibile”. Impegnato com’è sul fronte dello sviluppo missionario, l’Istituto Religioso dei Frati Francescani dell’Immacolata avrebbe forti difficoltà a finanziare opere tanto impegnative. “Anche perché – dichiara P. Rosario – avendo fatto voto di povertà, non possiamo permetterci di accumulare o investire capitali. Di fatto, chiedere soldi all’Istituto significa, per me, ma anche di fatto, togliere soldi all’espansione missionaria. Da qui, ribadisco, la necessità di pagare queste opere con fondi locali, o attraverso le consuete vie della richiesta di contributi agli enti pubblici”. Ciò vale anche per gli stessi lavori di messa in sicurezza del campanile di S. Domenico. “Avendo verificato, da un lato i tempi eccessivamente lunghi che lo Stato ha – prosegue P. Rosario – e dall’altro l’urgenza dell’opera eseguita, saranno pagati con risorse locali. Certo: non tutto e subito. Ma bisogna dire che in questo senso abbiamo potuto contare sulla grande disponibilità a venirci incontro delle ditte incaricate”. Per quanto riguarda il lavoro di allontanamento dei piccioni, “la settimana scorsa la Fondazione Tercas ci ha erogato il contributo di circa 19mila euro che ci ha consentito di quasi terminare il pagamento della TeKno Restauri, e di pagare la fattura dell’Architetto che aveva elaborato il progetto. La Fondazione non ha potuto elargire tutta la somma prevista (oltre 20.000 euro) a motivo di un intoppo burocratico con la Sovrintendenza ai Beni Culturali di L’Aquila, intoppo che si è reso quasi insuperabile in tempi ragionevoli a motivo dei danni avuti dagli uffici della predetta Sovrintendenza durante il sisma del 6 aprile. Si è tuttavia riservata di elargire la parte rimanente della somma a formalità concluse”. I frati ringraziano vivamente la Fondazione Tercas, il Presidente, il Consiglio di Amministrazione e tutti coloro che hanno contribuito a questo, avendo dimostrato sempre, in ogni difficoltà, grande pazienza e grande disponibilità. “Un sentito, ulteriore ringraziamento, va all’Architetto Marco Di Giuseppe Cafà che ci è stato vicino non solo nelle varie fasi dell’elaborazione del progetto, ma anche nelle prime drammatiche fasi del sisma, come pure al responsabile teramano della Sovrintendenza ai Beni Culturali, l’Architetto Marina Cesira D’Innocenzo, sempre disponibile a dare consigli e dritte per risolvere i vari problemi. Infine, ultimi nel nome, ma non nel cuore, ringraziamo i tanti piccoli e grandi fedeli e affezionati della Chiesa di S. Domenico, per il loro concreto aiuto, per la loro vicinanza, per la loro amicizia”.
Nel frattempo i frati sono sbarcati sul megaportale “ I Tunes” della Apple, una vetrina universale per scaricare musiche ed applicazioni (vedi l’iniziativa Per L’Aquila) molto utili sui vari dispositivi touch-screen. Su “I Tunes” esistono preghiere, testi (manca la Bibbia della CEI), breviari, ma anche musica religiosa. Internet permette a miliardi di immagini e suoni di apparire su milioni di schermi in tutto il mondo. “Tra le meravigliose invenzioni tecniche che, soprattutto nel nostro tempo, l'ingegno umano è riuscito, con l'aiuto di Dio, a trarre dal creato –  leggiamo dal Decreto Inter Mirifica, n. 1 del Concilio Ecumenico Vaticano II – la Chiesa accoglie e segue con particolare sollecitudine quelle che più direttamente riguardano le facoltà spirituali dell'uomo e che hanno offerto nuove possibilità di comunicare, con massima facilità, ogni sorta di notizie, idee, insegnamenti. Tra queste invenzioni occupano un posto di rilievo quegli strumenti che, per loro natura, sono in grado di raggiungere e influenzare non solo i singoli, ma le stesse masse e l'intera umanità”. Ispirati da queste parole del Concilio Vaticano II i Francescani dell’Immacolata con letizia offrono un apostolato a tutto campo utilizzando tutte le nuove tecniche di comunicazione che l’ingegno umano, con l'aiuto di Dio, riesce a scovare. “Accanto a questi, di cui il nostro sito internet è un esempio – rivela P. Rosario – siamo impegnati, come vuole anche il nostro particolare carisma, nell’apostolato "tradizionale" della cura pastorale di parrocchie, in conferenze, catechesi, animazione dei vari gruppi ecclesiali con i quali la Provvidenza ci fa entrare in contatto. Tra le nostre principali attività apostoliche a servizio della Chiesa di Cristo che è in Teramo e della Chiesa Universale, due parrocchie tutte teramane”. Quella di Rapino in Teramo (da non confondere con l’omonimo comune della Provincia di Pescara), la frazione più distante dal capoluogo delle 37 che sono legate al Comune di Teramo. Sita a 14 km dal centro aprutino, si trova a circa 30 min. d’auto dal Gran Sasso e altrettanti dal mare. Il centro della frazione è molto piccolo. Molti degli abitanti vivono in case sparse nei dintorni. Secondo stime approssimative la popolazione della frazione, che fa parrocchia, è di circa 130 abitanti. La Chiesa Parrocchiale è intitolata a S. Stefano ed era anticamente la cappella di un grande castello di cui resta qualche traccia nei possenti muri perimetrali. La Parrocchia di S. Stefano in Rapino è stata affidata, assieme alla Cappellania di Rocciano, ai Frati del Convento di S. Domenico di Teramo da circa 30 anni. Retta per la maggior parte di questo lungo periodo da P. Bernardino di Blasio, dal novembre del 2007 è stata affidata alla cura pastorale di P. Rosario M. Sammarco, FI, in qualità di Parroco, e di P. Giovanni M. Manelli, in qualità di Viceparroco.

 


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