Metodo Augustus, metodo Bertolaso

Da site.it/Sollevati Abruzzo

10 Ottobre 2009   10:40  

LEGGI DOCUMENTI - Pubblichiamo questo interessante articolo a firma del documentarista Alberto Puliafito uscito sull'ulltimo numero di Site.it/Sollevati Abruzzo, ciclostile ditretto da Angelo Venti.  In calce all'articolo abbiamo pubblicato anche  il METODO AUGUSUS, ovvero la guida per la gestione delle emergenze adottata dalla Protezione civile.


METODO AUGUSTUS, METODO BERTOLASO


Il “Metodo Augustus” è un ottimo documento di riferimento per la pianificazione nel campo delle emergenze progettato dal geologo dott. Elvezio Galanti e inquadrato dalla legge 225/92.
Sul sito dell’ISPRO (Istituto studi e ricerche su Protezione civile e Difesa civile) lo si trova in pdf, con integrazioni successive al ‘97 che riguardano, ad esempio, la comunicazione.

Vi si legge, fra l’altro:

''La popolazione è comunque sempre coinvolta nellesituazioni di crisi [...] Se lasua controparte istituzionale sarà sufficientemente autorevole e determinata, la maggior parte dei cittadini sarà disponibile ad abdicare alle proprie autonomie decisionali, a sottoporsi a privazioni e limitazioni, ad “ubbidire” alle direttive impartite. [...] Un chiaro piano di comunicazione [...] permetterà una più agevole accettazione delle misure adottate. Nonsolo: qualora il precipitare degli eventi lo rendesse necessario, sarà più facile imporre una disciplina più ferrea e chiedere sacrifici più duri. [...] E’ inutile perdersi in dettagli poco importanti, per esempio parlare della reazione incontrollata di una piccola parte della popolazione, quando la comunità si è comportata, in generale, in maniera corretta.''

Le integrazioni di questo Metodo - sopratutto il loro uso in chiave autoritaria - sembrano ben applicate a L’Aquila.

La costruzione mediatica a livello nazionale è volta a presentare come un grande successo l’intervento post-sisma; sulle popolazioni colpite si adottano forme di controllo sociale al limite della sospensione dello stato di diritto; il giornalista si deve affidare all’Ufficio Stampa del Dipartimento di Comando e Controllo della Protezione Civile, deve chiedere autorizzazioni, registrarsi in pool, altrimenti è quasi impossibile muoversi nei luoghi colpiti e nelle tendopoli; il dissenso viene minimizzato o ignorato o contrastato. Per esempio, in occasione della consegna delle casette di legno a Onna (realizzate dalla Provincia di Trento con fondi della Croce Rossa), chi contestava Berlusconi e Bertolaso è stato mediaticamente ignorato, fatte salve
poche eccezioni.

Nelle integrazioni del Metodo si trovano indicazioni sull’importanza di affidarsi a giornalisti di fiducia, sulla necessità di guidare i media nella produzione di informazione, su come scrivere i comunicati stampa.

La tecnica, a L’Aquila, viene applicata alla lettera. Per esempio, il “Redattore Sociale” parla, il 28 settembre, degli irriducibili di Piazza d’Armi che non lasciano il campo per non essere allontanati dalla città e che sono privi di qualunque forma di assistenza. Il giorno stesso, la P.C. argomenta:
 
“I supposti sfollati abbandonati nella ex tendopoli di Piazza d’Armi sono coloro che hanno rifiutato di lasciare l’area pur avendo avuto la certezza di sistemazioni alternative e molto più confortevoli”.

La strategia di comunicazione della Protezione Civile, complice un giornalismo che sembra allineato o disattento, è utile allo scopo di nascondere errori e fallimenti a scapito di una corretta informazione che non può non segnalare quanto accade veramente nel cratere, dove sono sistematicamente ignorate indicazioni ben più importanti del metodo Augustus.

Per esempio:
 
evitare lo spostamento delle famiglie interessate da un evento calamitoso dai luoghi di abituale residenza”.

In Abruzzo tutta l’azione è stata finalizzata allo spopolamento del territorio. Dal modello Augustus a quello Bertolaso: a L’Aquila si può.

Alberto Puliafito

 

 IL METODO AUGUSTUS

PREMESSA
Le teorie moderne sulla pianificazione coincidono con i principi espressi da Augusto oltre 2000 anni fa.
Di fronte a situazioni complesse ed estreme occorre rispondere con uno schema operativo semplice e flessibile.
Le parole chiave sono:
                             - SEMPLICITÀ
                             - FLESSIBILITÀ
Questi criteri sono utilizzati nell' ambito dell’organizzazione per la gestione dell’emergenza in un moderno sistema di Protezione Civile.
Lo strumento attraverso il quale si organizza la risposta è il PIANO DI EMERGENZA che si configura sempre più come un sistema
complesso ed eterogeneo per l’elevato numero di Enti ed Amministrazioni che vi concorrono.
Il Piano dovrà quindi avere queste caratteristiche:
      •      Coordinamento ed indirizzo per tutte le fasi di risposta previste dal Piano
      •      Procedure semplici e non particolareggiate
      •      Individuazione delle singole responsabilità nel modello di intervento
      •      Flessibilità operativa nell' ambito dell' attuazione delle funzioni di supporto

2 - ISTITUZIONE DEL S.N.P.C.


COORDINAMENTO E INDIRIZZO
In Italia la legge n. 225 del 10 febbraio 1992, istitutiva del Servizio Nazionale di Protezione Civile, consente l’attuazione della
pianificazione secondo i principi fino ad ora esposti.
Il coordinamento e indirizzo per le attività di Previsione, Prevenzione e Soccorso nell’ambito del Servizio Nazionale riguarda:
      •     le tipologie degli eventi secondo quanto previsto dall’art. 2;
      •     Il decentramento con specifiche competenze alle autonomie locali per le attività di Previsione, Prevenzione e Soccorso;
      •     Gli ambiti di competenza delle Componenti e delle Strutture Operative;
      •     La Direzione ed il Coordinamento delle attività di Previsione, Prevenzione e Soccorso, Art. 4;
      •     Il Consiglio Nazionale della P.C., Art. 8;
      •     Il Comitato Operativo della P.C., Art. 10.
In applicazione delle direttive del Consiglio Nazionale sono state emanate due circolari:
            1- Circolare n.1/DPC/S.G.C./94 "Criteri sui programmi di Previsione e Prevenzione".
            2- Circolare n.2/DPC/S.G.C./94 "Criteri per la elaborazione dei Piani di emergenza".
Nel SNPC, istituito dalla Legge 225/92, si individuano due principali attività fra loro connesse:
      •     la Programmazione nell’ambito delle attività di Previsione e Prevenzione;
      •     la Pianificazione di emergenza
Per lo svolgimento di tali attività sono individuati dalla L.225/92 differenti Enti e/o Amministrazioni, sia a livello centrale che a livello
periferico.
                          ANALISI COMPARATA FRA ATTIVITA’ DI PROGRAMMAZIONE E DI PIANIFICAZIONE
     La programmazione e la pianificazione di Protezione Civile (legge 225/92 - circolare N. 1/DPC/S.G.C./94 e N.2/DPC/S.G.C./94)
                                     PROGRAMMAZIONE                            PIANIFICAZIONE
       Definizione            Programmazione                       Pianificazione
                              L’attività di programmazione è       L’attività di pianificazione consiste
                              afferente alla fase di previsione    nell’insieme delle procedure operative
                              dell’evento, intesa come             di intervento da attuarsi nel caso in cui
                              conoscenza dei rischi che            si verifichi l’evento atteso contemplato
                                                                   in un apposito scenario.
                              insistono sul territorio, nonché
                              alla fase della prevenzione intesa
                              come attività destinata alla
                              mitigazione dei rischi stessi.
                              In particolare, i programmi
                              costituiscono il punto di
                              riferimento per la determinazione
                              delle priorità e delle gradualità
                              temporali di attuazione degli
                              interventi di protezione civile, in
                              funzione della pericolosità
                              dell’evento calamitoso, della
                              vulnerabilità del territorio nonché
                              delle disponibilità finanziarie.
Livelli ed Enti e/o Amministrazioni competenti
Livello Nazionale         Il Dipartimento della Protezione       Il Dipartimento della Protezione Civile
                          Civile
                                                                 La pianificazione ha l’obiettivo di
                          La programmazione nazionale            definire gli interventi di soccorso ed
                          deve riguardare scenari                assistenza alle popolazioni colpite da
                          connessi a rischi che per loro         eventi che per intensità ed estensione
                          natura o estensione richiedono         debbono essere fronteggiati con mezzi
                          l’intervento degli organi centrali     e poteri straordinari nonché per
                          dello Stato.                           coordinare l’apporto delle varie
                                                                 Componenti e Strutture del Servizio
                                                                 Nazionale.
                                                                 I piani di emergenza nazionali saranno
                                                                 distinti per tipo di rischio e riferiti ad
                                                                 aree specifiche del territorio italiano
                                                                 individuate con il concorso della
                                                                 comunità scientifica e comunque
                                                                 oggetto di programmazione nazionale.
                          Organismi di direzione e supporto:
                                 •     Consiglio Nazionale della Protezione Civile
                                 •     Commissione Nazionale per la Previsione e Prevenzione dei
                                       Grandi Rischi
                                 •     Servizi Tecnici Nazionali
                                 •     Gruppi Nazionali Ricerca Scientifica
Livello Regionale          Le Regioni                               Le Regioni
                           L’attività di programmazione             La L. 225/92 non prevede compiti di
                           regionale deve riguardare scenari        pianificazione di emergenza
                           connessi a rischi che per loro
                           natura e per estensione
                           richiedono l’intervento delle
                           Regioni
                           Organismi di supporto
                                 •     Comitato regionale di protezione civile (esperti in protezione
                                       civile ed esperti nei vari settori di rischio)
                           nota bene:
                           Ai sensi dell’art.12 comma 3 della legge 225/92, le Regioni devono
                           provvedere all’ordinamento degli Uffici e all’approntamento delle strutture
                           e dei mezzi necessari per l’espletamento delle attività di protezione civile.
                           In tale contesto sono da ricomprendere le strutture ed i mezzi utili per la
                           gestione delle conseguenze derivanti da eventi calamitosi da impiegarsi
                           nelle attività di soccorso.
                           E’ pertanto auspicabile che le Regioni elaborino piani di concorso per la
                           gestione delle emergenze, in particolare per quanto riguarda le
                           emergenze nazionali che potranno trovare il necessario raccordo con le
                           pianificazioni nazionali di emergenza nell’ambito dell’attività dei comitati
                           regionali di protezione civile, da istruirsi presso le Regioni medesime.
                           Sono fatte salve le competenze delle Regioni a statuto speciale e delle
                           Province autonome di Trento e Bolzano che possono demandare ad altri
                           organi, secondo i rispettivi statuti, il compito di elaborare i piani.
Livello periferico Le Province                             Il Prefetto
                   I programmi provinciali devono          A livello periferico è il Prefetto che
                   riguardare scenari connessi a           deve predisporre il piano per
                   rischi che per loro natura ed           fronteggiare l’emergenza su tutto il
                   estensione hanno rilevanza              territorio provinciale curandone
                   provinciale.                            altresì l’attuazione sulla base degli
                                                           scenari di rischio predisposti dalla
                                                           provincia (art. 14)
                   Organismi di supporto:                  Organismi di supporto:
                         •                                        •
                              Comitato provinciale di                   Comitato provinciale di
                              protezione civile                         protezione civile
                              (presieduto dal                           (presieduto dal Prefetto e
                              Presidente della                          composto da
                              Provincia o da un suo                     rappresentanti dello
                              delegato e composto da                    Stato, della Regione,
                              un rappresentante del                     degli Enti locali e di altri
                              Prefetto, esperti in                      enti pubblici tenuti a
                              protezione civile, esperti                concorrere al soccorso e
                              nei vari settori di rischio)              all’assistenza in favore
                                                                        della popolazione colpite
                                                                        da calamità)
Livello periferico Le Comunità montane                     Le Comunità montane
                   Le Comunità montane possono             Le Comunità montane possono
                   costituire un riferimento unitario ed   partecipare alle attività di
                   omogeneo per ambiti sub-                pianificazione dell’emergenza
                   provinciali significativi, con          d’intesa con i comuni ricadenti nel
                   particolare riferimento ai              proprio territorio ed a supporto delle
                   programmi di prevenzione mirati a       attività di protezione civile del
                   tipologie di rischio specifiche dei     Sindaco
                   territori montani e nel contesto
                   delle funzioni delegate da province
                   e regioni
Livello periferico              I Comuni                                 La legge 225/92 art. 15 riconosce il
                                                                         potere del Sindaco di dotare l’ente
                                                                         locale di una struttura di protezione
                                I Comuni concorrono alla
                                                                         civile.
                                organizzazione e realizzazione
                                delle attività di protezione civile,
                                con particolare riferimento alla         Il Sindaco è titolare di un pubblico
                                raccolta e aggiornamento dei dati,       potere e pertanto l’obiettivo della
                                all’indicazione delle piante             sua funzione è il pubblico interesse.
                                territoriali, alla cooperazione nella
                                predisposizione dei programmi
                                                                         Come autorità di protezione civile il
                                provinciali di previsione e
                                                                         Sindaco è ente esponenziale degli
                                prevenzione delle varie ipotesi di
                                                                         interessi della collettività che egli
                                rischio, sulla base di apposite linee
                                                                         rappresenta.
                                guida definite in raccordo con le
                                amministrazioni provinciali
                                competenti.                              Di conseguenza al Sindaco in virtù
                                                                         di altre norme dell’ordinamento
                                                                         (Legge 142/90; D.P.R. 175/88) sono
                                                                         imposti compiti di protezione civile
                                                                         nel proprio territorio come
                                                                         l’informazione ai rischi della
                                                                         popolazione prima e dopo l’evento e
                                                                         la gestione dell’emergenza
                                                                         coordinata con l’attività del Prefetto
                                                                         qualora l’evento non sia
                                                                         fronteggiabile per via ordinaria (art.
                                                                         14 L. 225/92).
Criteri generali di            La programmazione deve essere distinta dalla pianificazione.
programmazione
                               Essa infatti attiene alla previsione e prevenzione, intesa come conoscenza
e pianificazione               dei rischi che insistono sul territorio nazionale e come attività di
                               mitigazione dei rischi stessi.
                               I programmi devono essere ricognitivi delle problematiche afferenti il
                               territorio e devono prevedere l’individuazione delle possibili soluzioni con
                               specifico riferimento ai tempi ed alle risorse disponibili o da reperire.
                               I piani consistono invece nell’insieme delle procedure operative
                               d’intervento da attuarsi nel caso si verifichi l’evento atteso contemplato in
                               un apposito scenario.
                               I programmi costituiscono il presupposto per la pianificazione di
                               emergenza.
                               In un contesto armonico, il livello di programmazione e/o pianificazione
                               inferiore deve tener conto di quello immediatamente superiore: il livello
                               provinciale deve raccordarsi a quello regionale che a sua volta deve
                               raccordarsi con quello nazionale.
                               In ogni caso i piani devono sempre e comunque essere correlati ai
                               programmi triennali di previsione e prevenzione, predisposti a livello
                               nazionale, regionale e provinciale, rispettivamente dallo Stato, dalle
                               Regioni e dalla Provincia.

 

3 CARATTERISTICHE DI BASE PER LA PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA DEFINIZIONE DI PIANO


L’insieme coordinato di tutte le attività e procedure di Protezione Civile per fronteggiare un qualsiasi evento calamitoso atteso in un
determinato territorio è il PIANO DI EMERGENZA.
Il Piano di emergenza deve recepire:
1. Programmi di Previsione e Prevenzione;
2. Informazioni relative a:
                                 a. processi fisici che causano le condizioni di rischio,
                                 b. precursori,
                                 c. eventi,
                                 d. scenari,
                                 e. risorse disponibili.
Di conseguenza occorre rappresentare cartograficamente le indicazioni utili alla caratterizzazione dei possibili scenari di rischio
SUCCESSO DI UNA OPERAZIONE DI PROTEZIONE CIVILE
Come si verifica un successo di un’operazione di emergenza di PC?
Quando si realizzano le seguenti condizioni:
      •    Direzione unitaria
           La direzione unitaria delle operazioni di emergenza si esplica attraverso il coordinamento di un sistema complesso
           e non in una visione settoriale dell’intervento.
      •    Comunicazione
           Costante scambio di informazioni fra il sistema centrale e periferico nell’ambito del S.N.P.C.
      •    Risorse
           Utilizzo razionale delle risorse realmente disponibili e della reperibilità degli uomini e dei mezzi adatti all’intervento.
Componenti di un piano
Per conseguire un successo in una qualsiasi emergenza di Protezione Civile occorre che ogni Piano, indipendentemente dai livelli di
competenza (nazionale, provinciale, comunale), sia strutturato in tre parti fondamentali:
A. Parte generale
B. Lineamenti della Pianificazione
C. Modello di intervento
A. Parte generale:
Si raccolgono tutte le informazioni relative alla conoscenza del territorio, alle reti di monitoraggio presenti, alla elaborazione degli
scenari di rischio.
B. Lineamenti della pianificazione:
Si individuano gli obiettivi da conseguire, per dare una adeguata risposta di P.C. ad una qualsiasi emergenza.
C. Modello di intervento:
Si assegnano le responsabilità nei vari livelli di comando e controllo per la gestione delle emergenze di P.C.; si realizza il costante
scambio di informazioni nel sistema di P.C.; si utilizzano le risorse in maniera razionale.
Applicazione di questi criteri a livello:
      •    Nazionale
      •    Provinciale
      •    Comunale

4. CRITERI DI MASSIMA PER I PIANI DI EMERGENZA


PREMESSA
Il Consiglio Nazionale della P.C. (Art.8 L. 225/92) in attuazione degli indirizzi generali della politica di protezione civile fissati dal
Consiglio dei Ministri determina i criteri di massima in ordine ai piani predisposti per fronteggiare le emergenze (nazionali, provinciali,
comunali).
      •    Il Dipartimento della protezione civile predispone i piani nazionali di emergenza (Art.4 L. 225/92) in relazione alle varie ipotesi
           di rischio.
      •    Il Prefetto anche sulla base del programma provinciale di previsione e prevenzione predispone il piano per fronteggiare
           l’emergenza su tutto il territorio della provincia (Art.14, comma 1 L. 225/92).
      •    Il Sindaco è autorità comunale di protezione civile (Art.15, comma 3 L.225/92) al verificarsi dell’emergenza nell’ambito del
           territorio comunale.
           Il piano comunale di emergenza consente al Sindaco di assumere la direzione ed il coordinamento dei servizi di
           soccorso e di assistenza alle popolazioni

4.1 CRITERI PER LA PIANIFICAZIONE NAZIONALE DI EMERGENZA
E’ una pianificazione elaborata per singoli eventi di tipo "c" (art. 2, L.225 /92) che debbono essere affrontati con mezzi e poteri
straordinari (art. 5, L. 225/92).
Il Piano Nazionale di emergenza si articola in:
A - Parte generale
B - Lineamenti della Pianificazione
C - Modello di intervento
D - Piani di emergenza Provinciali
E - Piani di emergenza Comunali
A - Parte generale
           A.1 - Dati di base
           A.2 - Scenario dell’evento massimo atteso
           A.3 - Indicatori di evento per l’attivazione del Piano
A.1 - Dati di base
Cartografia:
      •    carta di delimitazione del territorio, regionale, provinciale e comunale, scala 1:200.000 o 1:150.000
      •    carta idrografica, scala 1:100.000
      •    carta dell’uso del suolo, scala 1:50.000
      •    carta dei bacini idrografici con l’ubicazione degli invasi, scala 1:150.000 o 1:200.000
     •     carta geologica, scala 1:100.000
     •     carta geomorfologica, scala 1:25.000
     •     carta della rete viaria e ferroviaria, dei porti, aeroporti ed eliporti, scala 1:100.000
     •     cartografia delle attività produttive (industriali, artigianali, agricole, turistiche)
     •     cartografia delle aree per l’ammassamento delle forze e delle risorse, scala 1:25.000
     •     cartografia delle aree utilizzabili per attendamenti, roulottopoli e containeropoli, scala 1:25.000
     •     cartografia degli edifici strategici e loro eventuale rilevamento della vulnerabilità, scala 1:5.000 o 1:10.000
     •     cartografia della pericolosità dei vari eventi nel territorio
     •     cartografia del rischio nel territorio
Popolazione:
     •     n° abitanti per comune e nuclei familiari
     •     superfici comunali, provinciali e regionali
     •     carta della densità della popolazione per Comune, Provincia, Regione.
A.2 - Scenario dell’evento massimo
Lo scenario si ricava dai programmi di previsione e prevenzione realizzati da parte dei Gruppi Nazionali di Ricerca, dei Servizi Tecnici
Nazionali, delle Provincie e delle Regioni.
                      A.2.1 analisi dei precursori (per gli eventi prevedibili)
                      A.2.2 ricerca degli eventi storici (vittime e danni causati dall' evento)
                      A.2.3 stima attuale della popolazione coinvolta nell' evento massimo atteso
                      A.2.4 cartografia della pericolosità
                      A.2.5 cartografia del rischio
                      A.2.6 cartografia della vulnerabilità degli edifici strategici e privati e delle infrastrutture viarie
A.3 - Indicatori di evento e risposta del sistema di Protezione Civile.
Gli eventi si dividono in eventi prevedibili e non prevedibili.
Qualora in una porzione di territorio si riscontrino eventi prevedibili in un arco di tempo determinato, sarà fondamentale collegare ad
ogni allarme una risposta graduale del sistema di Protezione Civile.
B - Lineamenti della Pianificazione
                      B.1 Coordinamento operativo
                      B.2 Salvaguardia della popolazione
                      B.3 Rapporti tra le istituzioni locali e nazionali


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