LEGGI DOCUMENTI - Pubblichiamo questo interessante articolo a firma del documentarista Alberto Puliafito uscito sull'ulltimo numero di Site.it/Sollevati Abruzzo, ciclostile ditretto da Angelo Venti. In calce all'articolo abbiamo pubblicato anche il METODO AUGUSUS, ovvero la guida per la gestione delle emergenze adottata dalla Protezione civile.
METODO AUGUSTUS, METODO BERTOLASO
Il “Metodo Augustus” è un ottimo documento di riferimento per la pianificazione nel campo delle emergenze progettato dal geologo dott. Elvezio Galanti e inquadrato dalla legge 225/92.
Sul sito dell’ISPRO (Istituto studi e ricerche su Protezione civile e Difesa civile) lo si trova in pdf, con integrazioni successive al ‘97 che riguardano, ad esempio, la comunicazione.
Vi si legge, fra l’altro:
''La popolazione è comunque sempre coinvolta nellesituazioni di crisi [...] Se lasua controparte istituzionale sarà sufficientemente autorevole e determinata, la maggior parte dei cittadini sarà disponibile ad abdicare alle proprie autonomie decisionali, a sottoporsi a privazioni e limitazioni, ad “ubbidire” alle direttive impartite. [...] Un chiaro piano di comunicazione [...] permetterà una più agevole accettazione delle misure adottate. Nonsolo: qualora il precipitare degli eventi lo rendesse necessario, sarà più facile imporre una disciplina più ferrea e chiedere sacrifici più duri. [...] E’ inutile perdersi in dettagli poco importanti, per esempio parlare della reazione incontrollata di una piccola parte della popolazione, quando la comunità si è comportata, in generale, in maniera corretta.''
Le integrazioni di questo Metodo - sopratutto il loro uso in chiave autoritaria - sembrano ben applicate a L’Aquila.
La costruzione mediatica a livello nazionale è volta a presentare come un grande successo l’intervento post-sisma; sulle popolazioni colpite si adottano forme di controllo sociale al limite della sospensione dello stato di diritto; il giornalista si deve affidare all’Ufficio Stampa del Dipartimento di Comando e Controllo della Protezione Civile, deve chiedere autorizzazioni, registrarsi in pool, altrimenti è quasi impossibile muoversi nei luoghi colpiti e nelle tendopoli; il dissenso viene minimizzato o ignorato o contrastato. Per esempio, in occasione della consegna delle casette di legno a Onna (realizzate dalla Provincia di Trento con fondi della Croce Rossa), chi contestava Berlusconi e Bertolaso è stato mediaticamente ignorato, fatte salve
poche eccezioni.
Nelle integrazioni del Metodo si trovano indicazioni sull’importanza di affidarsi a giornalisti di fiducia, sulla necessità di guidare i media nella produzione di informazione, su come scrivere i comunicati stampa.
La tecnica, a L’Aquila, viene applicata alla lettera. Per esempio, il “Redattore Sociale” parla, il 28 settembre, degli irriducibili di Piazza d’Armi che non lasciano il campo per non essere allontanati dalla città e che sono privi di qualunque forma di assistenza. Il giorno stesso, la P.C. argomenta:
“I supposti sfollati abbandonati nella ex tendopoli di Piazza d’Armi sono coloro che hanno rifiutato di lasciare l’area pur avendo avuto la certezza di sistemazioni alternative e molto più confortevoli”.
La strategia di comunicazione della Protezione Civile, complice un giornalismo che sembra allineato o disattento, è utile allo scopo di nascondere errori e fallimenti a scapito di una corretta informazione che non può non segnalare quanto accade veramente nel cratere, dove sono sistematicamente ignorate indicazioni ben più importanti del metodo Augustus.
Per esempio:
“evitare lo spostamento delle famiglie interessate da un evento calamitoso dai luoghi di abituale residenza”.
In Abruzzo tutta l’azione è stata finalizzata allo spopolamento del territorio. Dal modello Augustus a quello Bertolaso: a L’Aquila si può.
Alberto Puliafito
IL METODO AUGUSTUS
PREMESSA
Le teorie moderne sulla pianificazione coincidono con i principi espressi da Augusto oltre 2000 anni fa.
Di fronte a situazioni complesse ed estreme occorre rispondere con uno schema operativo semplice e flessibile.
Le parole chiave sono:
- SEMPLICITÀ
- FLESSIBILITÀ
Questi criteri sono utilizzati nell' ambito dell’organizzazione per la gestione dell’emergenza in un moderno sistema di Protezione Civile.
Lo strumento attraverso il quale si organizza la risposta è il PIANO DI EMERGENZA che si configura sempre più come un sistema
complesso ed eterogeneo per l’elevato numero di Enti ed Amministrazioni che vi concorrono.
Il Piano dovrà quindi avere queste caratteristiche:
• Coordinamento ed indirizzo per tutte le fasi di risposta previste dal Piano
• Procedure semplici e non particolareggiate
• Individuazione delle singole responsabilità nel modello di intervento
• Flessibilità operativa nell' ambito dell' attuazione delle funzioni di supporto
2 - ISTITUZIONE DEL S.N.P.C.
COORDINAMENTO E INDIRIZZO
In Italia la legge n. 225 del 10 febbraio 1992, istitutiva del Servizio Nazionale di Protezione Civile, consente l’attuazione della
pianificazione secondo i principi fino ad ora esposti.
Il coordinamento e indirizzo per le attività di Previsione, Prevenzione e Soccorso nell’ambito del Servizio Nazionale riguarda:
• le tipologie degli eventi secondo quanto previsto dall’art. 2;
• Il decentramento con specifiche competenze alle autonomie locali per le attività di Previsione, Prevenzione e Soccorso;
• Gli ambiti di competenza delle Componenti e delle Strutture Operative;
• La Direzione ed il Coordinamento delle attività di Previsione, Prevenzione e Soccorso, Art. 4;
• Il Consiglio Nazionale della P.C., Art. 8;
• Il Comitato Operativo della P.C., Art. 10.
In applicazione delle direttive del Consiglio Nazionale sono state emanate due circolari:
1- Circolare n.1/DPC/S.G.C./94 "Criteri sui programmi di Previsione e Prevenzione".
2- Circolare n.2/DPC/S.G.C./94 "Criteri per la elaborazione dei Piani di emergenza".
Nel SNPC, istituito dalla Legge 225/92, si individuano due principali attività fra loro connesse:
• la Programmazione nell’ambito delle attività di Previsione e Prevenzione;
• la Pianificazione di emergenza
Per lo svolgimento di tali attività sono individuati dalla L.225/92 differenti Enti e/o Amministrazioni, sia a livello centrale che a livello
periferico.
ANALISI COMPARATA FRA ATTIVITA’ DI PROGRAMMAZIONE E DI PIANIFICAZIONE
La programmazione e la pianificazione di Protezione Civile (legge 225/92 - circolare N. 1/DPC/S.G.C./94 e N.2/DPC/S.G.C./94)
PROGRAMMAZIONE PIANIFICAZIONE
Definizione Programmazione Pianificazione
L’attività di programmazione è L’attività di pianificazione consiste
afferente alla fase di previsione nell’insieme delle procedure operative
dell’evento, intesa come di intervento da attuarsi nel caso in cui
conoscenza dei rischi che si verifichi l’evento atteso contemplato
in un apposito scenario.
insistono sul territorio, nonché
alla fase della prevenzione intesa
come attività destinata alla
mitigazione dei rischi stessi.
In particolare, i programmi
costituiscono il punto di
riferimento per la determinazione
delle priorità e delle gradualità
temporali di attuazione degli
interventi di protezione civile, in
funzione della pericolosità
dell’evento calamitoso, della
vulnerabilità del territorio nonché
delle disponibilità finanziarie.
Livelli ed Enti e/o Amministrazioni competenti
Livello Nazionale Il Dipartimento della Protezione Il Dipartimento della Protezione Civile
Civile
La pianificazione ha l’obiettivo di
La programmazione nazionale definire gli interventi di soccorso ed
deve riguardare scenari assistenza alle popolazioni colpite da
connessi a rischi che per loro eventi che per intensità ed estensione
natura o estensione richiedono debbono essere fronteggiati con mezzi
l’intervento degli organi centrali e poteri straordinari nonché per
dello Stato. coordinare l’apporto delle varie
Componenti e Strutture del Servizio
Nazionale.
I piani di emergenza nazionali saranno
distinti per tipo di rischio e riferiti ad
aree specifiche del territorio italiano
individuate con il concorso della
comunità scientifica e comunque
oggetto di programmazione nazionale.
Organismi di direzione e supporto:
• Consiglio Nazionale della Protezione Civile
• Commissione Nazionale per la Previsione e Prevenzione dei
Grandi Rischi
• Servizi Tecnici Nazionali
• Gruppi Nazionali Ricerca Scientifica
Livello Regionale Le Regioni Le Regioni
L’attività di programmazione La L. 225/92 non prevede compiti di
regionale deve riguardare scenari pianificazione di emergenza
connessi a rischi che per loro
natura e per estensione
richiedono l’intervento delle
Regioni
Organismi di supporto
• Comitato regionale di protezione civile (esperti in protezione
civile ed esperti nei vari settori di rischio)
nota bene:
Ai sensi dell’art.12 comma 3 della legge 225/92, le Regioni devono
provvedere all’ordinamento degli Uffici e all’approntamento delle strutture
e dei mezzi necessari per l’espletamento delle attività di protezione civile.
In tale contesto sono da ricomprendere le strutture ed i mezzi utili per la
gestione delle conseguenze derivanti da eventi calamitosi da impiegarsi
nelle attività di soccorso.
E’ pertanto auspicabile che le Regioni elaborino piani di concorso per la
gestione delle emergenze, in particolare per quanto riguarda le
emergenze nazionali che potranno trovare il necessario raccordo con le
pianificazioni nazionali di emergenza nell’ambito dell’attività dei comitati
regionali di protezione civile, da istruirsi presso le Regioni medesime.
Sono fatte salve le competenze delle Regioni a statuto speciale e delle
Province autonome di Trento e Bolzano che possono demandare ad altri
organi, secondo i rispettivi statuti, il compito di elaborare i piani.
Livello periferico Le Province Il Prefetto
I programmi provinciali devono A livello periferico è il Prefetto che
riguardare scenari connessi a deve predisporre il piano per
rischi che per loro natura ed fronteggiare l’emergenza su tutto il
estensione hanno rilevanza territorio provinciale curandone
provinciale. altresì l’attuazione sulla base degli
scenari di rischio predisposti dalla
provincia (art. 14)
Organismi di supporto: Organismi di supporto:
• •
Comitato provinciale di Comitato provinciale di
protezione civile protezione civile
(presieduto dal (presieduto dal Prefetto e
Presidente della composto da
Provincia o da un suo rappresentanti dello
delegato e composto da Stato, della Regione,
un rappresentante del degli Enti locali e di altri
Prefetto, esperti in enti pubblici tenuti a
protezione civile, esperti concorrere al soccorso e
nei vari settori di rischio) all’assistenza in favore
della popolazione colpite
da calamità)
Livello periferico Le Comunità montane Le Comunità montane
Le Comunità montane possono Le Comunità montane possono
costituire un riferimento unitario ed partecipare alle attività di
omogeneo per ambiti sub- pianificazione dell’emergenza
provinciali significativi, con d’intesa con i comuni ricadenti nel
particolare riferimento ai proprio territorio ed a supporto delle
programmi di prevenzione mirati a attività di protezione civile del
tipologie di rischio specifiche dei Sindaco
territori montani e nel contesto
delle funzioni delegate da province
e regioni
Livello periferico I Comuni La legge 225/92 art. 15 riconosce il
potere del Sindaco di dotare l’ente
locale di una struttura di protezione
I Comuni concorrono alla
civile.
organizzazione e realizzazione
delle attività di protezione civile,
con particolare riferimento alla Il Sindaco è titolare di un pubblico
raccolta e aggiornamento dei dati, potere e pertanto l’obiettivo della
all’indicazione delle piante sua funzione è il pubblico interesse.
territoriali, alla cooperazione nella
predisposizione dei programmi
Come autorità di protezione civile il
provinciali di previsione e
Sindaco è ente esponenziale degli
prevenzione delle varie ipotesi di
interessi della collettività che egli
rischio, sulla base di apposite linee
rappresenta.
guida definite in raccordo con le
amministrazioni provinciali
competenti. Di conseguenza al Sindaco in virtù
di altre norme dell’ordinamento
(Legge 142/90; D.P.R. 175/88) sono
imposti compiti di protezione civile
nel proprio territorio come
l’informazione ai rischi della
popolazione prima e dopo l’evento e
la gestione dell’emergenza
coordinata con l’attività del Prefetto
qualora l’evento non sia
fronteggiabile per via ordinaria (art.
14 L. 225/92).
Criteri generali di La programmazione deve essere distinta dalla pianificazione.
programmazione
Essa infatti attiene alla previsione e prevenzione, intesa come conoscenza
e pianificazione dei rischi che insistono sul territorio nazionale e come attività di
mitigazione dei rischi stessi.
I programmi devono essere ricognitivi delle problematiche afferenti il
territorio e devono prevedere l’individuazione delle possibili soluzioni con
specifico riferimento ai tempi ed alle risorse disponibili o da reperire.
I piani consistono invece nell’insieme delle procedure operative
d’intervento da attuarsi nel caso si verifichi l’evento atteso contemplato in
un apposito scenario.
I programmi costituiscono il presupposto per la pianificazione di
emergenza.
In un contesto armonico, il livello di programmazione e/o pianificazione
inferiore deve tener conto di quello immediatamente superiore: il livello
provinciale deve raccordarsi a quello regionale che a sua volta deve
raccordarsi con quello nazionale.
In ogni caso i piani devono sempre e comunque essere correlati ai
programmi triennali di previsione e prevenzione, predisposti a livello
nazionale, regionale e provinciale, rispettivamente dallo Stato, dalle
Regioni e dalla Provincia.
3 CARATTERISTICHE DI BASE PER LA PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA DEFINIZIONE DI PIANO
L’insieme coordinato di tutte le attività e procedure di Protezione Civile per fronteggiare un qualsiasi evento calamitoso atteso in un
determinato territorio è il PIANO DI EMERGENZA.
Il Piano di emergenza deve recepire:
1. Programmi di Previsione e Prevenzione;
2. Informazioni relative a:
a. processi fisici che causano le condizioni di rischio,
b. precursori,
c. eventi,
d. scenari,
e. risorse disponibili.
Di conseguenza occorre rappresentare cartograficamente le indicazioni utili alla caratterizzazione dei possibili scenari di rischio
SUCCESSO DI UNA OPERAZIONE DI PROTEZIONE CIVILE
Come si verifica un successo di un’operazione di emergenza di PC?
Quando si realizzano le seguenti condizioni:
• Direzione unitaria
La direzione unitaria delle operazioni di emergenza si esplica attraverso il coordinamento di un sistema complesso
e non in una visione settoriale dell’intervento.
• Comunicazione
Costante scambio di informazioni fra il sistema centrale e periferico nell’ambito del S.N.P.C.
• Risorse
Utilizzo razionale delle risorse realmente disponibili e della reperibilità degli uomini e dei mezzi adatti all’intervento.
Componenti di un piano
Per conseguire un successo in una qualsiasi emergenza di Protezione Civile occorre che ogni Piano, indipendentemente dai livelli di
competenza (nazionale, provinciale, comunale), sia strutturato in tre parti fondamentali:
A. Parte generale
B. Lineamenti della Pianificazione
C. Modello di intervento
A. Parte generale:
Si raccolgono tutte le informazioni relative alla conoscenza del territorio, alle reti di monitoraggio presenti, alla elaborazione degli
scenari di rischio.
B. Lineamenti della pianificazione:
Si individuano gli obiettivi da conseguire, per dare una adeguata risposta di P.C. ad una qualsiasi emergenza.
C. Modello di intervento:
Si assegnano le responsabilità nei vari livelli di comando e controllo per la gestione delle emergenze di P.C.; si realizza il costante
scambio di informazioni nel sistema di P.C.; si utilizzano le risorse in maniera razionale.
Applicazione di questi criteri a livello:
• Nazionale
• Provinciale
• Comunale
4. CRITERI DI MASSIMA PER I PIANI DI EMERGENZA
PREMESSA
Il Consiglio Nazionale della P.C. (Art.8 L. 225/92) in attuazione degli indirizzi generali della politica di protezione civile fissati dal
Consiglio dei Ministri determina i criteri di massima in ordine ai piani predisposti per fronteggiare le emergenze (nazionali, provinciali,
comunali).
• Il Dipartimento della protezione civile predispone i piani nazionali di emergenza (Art.4 L. 225/92) in relazione alle varie ipotesi
di rischio.
• Il Prefetto anche sulla base del programma provinciale di previsione e prevenzione predispone il piano per fronteggiare
l’emergenza su tutto il territorio della provincia (Art.14, comma 1 L. 225/92).
• Il Sindaco è autorità comunale di protezione civile (Art.15, comma 3 L.225/92) al verificarsi dell’emergenza nell’ambito del
territorio comunale.
Il piano comunale di emergenza consente al Sindaco di assumere la direzione ed il coordinamento dei servizi di
soccorso e di assistenza alle popolazioni
4.1 CRITERI PER LA PIANIFICAZIONE NAZIONALE DI EMERGENZA
E’ una pianificazione elaborata per singoli eventi di tipo "c" (art. 2, L.225 /92) che debbono essere affrontati con mezzi e poteri
straordinari (art. 5, L. 225/92).
Il Piano Nazionale di emergenza si articola in:
A - Parte generale
B - Lineamenti della Pianificazione
C - Modello di intervento
D - Piani di emergenza Provinciali
E - Piani di emergenza Comunali
A - Parte generale
A.1 - Dati di base
A.2 - Scenario dell’evento massimo atteso
A.3 - Indicatori di evento per l’attivazione del Piano
A.1 - Dati di base
Cartografia:
• carta di delimitazione del territorio, regionale, provinciale e comunale, scala 1:200.000 o 1:150.000
• carta idrografica, scala 1:100.000
• carta dell’uso del suolo, scala 1:50.000
• carta dei bacini idrografici con l’ubicazione degli invasi, scala 1:150.000 o 1:200.000
• carta geologica, scala 1:100.000
• carta geomorfologica, scala 1:25.000
• carta della rete viaria e ferroviaria, dei porti, aeroporti ed eliporti, scala 1:100.000
• cartografia delle attività produttive (industriali, artigianali, agricole, turistiche)
• cartografia delle aree per l’ammassamento delle forze e delle risorse, scala 1:25.000
• cartografia delle aree utilizzabili per attendamenti, roulottopoli e containeropoli, scala 1:25.000
• cartografia degli edifici strategici e loro eventuale rilevamento della vulnerabilità, scala 1:5.000 o 1:10.000
• cartografia della pericolosità dei vari eventi nel territorio
• cartografia del rischio nel territorio
Popolazione:
• n° abitanti per comune e nuclei familiari
• superfici comunali, provinciali e regionali
• carta della densità della popolazione per Comune, Provincia, Regione.
A.2 - Scenario dell’evento massimo
Lo scenario si ricava dai programmi di previsione e prevenzione realizzati da parte dei Gruppi Nazionali di Ricerca, dei Servizi Tecnici
Nazionali, delle Provincie e delle Regioni.
A.2.1 analisi dei precursori (per gli eventi prevedibili)
A.2.2 ricerca degli eventi storici (vittime e danni causati dall' evento)
A.2.3 stima attuale della popolazione coinvolta nell' evento massimo atteso
A.2.4 cartografia della pericolosità
A.2.5 cartografia del rischio
A.2.6 cartografia della vulnerabilità degli edifici strategici e privati e delle infrastrutture viarie
A.3 - Indicatori di evento e risposta del sistema di Protezione Civile.
Gli eventi si dividono in eventi prevedibili e non prevedibili.
Qualora in una porzione di territorio si riscontrino eventi prevedibili in un arco di tempo determinato, sarà fondamentale collegare ad
ogni allarme una risposta graduale del sistema di Protezione Civile.
B - Lineamenti della Pianificazione
B.1 Coordinamento operativo
B.2 Salvaguardia della popolazione
B.3 Rapporti tra le istituzioni locali e nazionali