Metodo Stamina: dopo il rapporto dei Nas ostacoli alla sperimentazione in Abruzzo

19 Dicembre 2013   13:29  

I promotori del Metodo Stamina si sono detti pronti a fornire tutte le informazioni possibili al mondo della sanità abruzzese per arrivare a una autorizzazione alla sperimentazione negli ospedali della regione. La conferma arriva dalle dichiarazioni del professor Davide Vannoni, uno dei promotori di Stamina, che ha fatto il punto della situazione al termine dopo aver partecipato alla riunione della Commissione Sanità del Consiglio regionale Abruzzese.

Nel sottolineare che la politica abruzzese ''ha fatto tutto quello che si poteva fare: infatti ha promosso una interazione tra i medici e i tecnici di Stamina'', Vannoni ha spiegato che ''come deve essere, gli esperti abruzzesi hanno giustamente chiesto un approfondimento tecnico-scientifico sulla metodica, e Stamina è disponibile a favorirli e ha cercato di produrre la maggior quantità possibile di documenti per far prendere a questi medici una decisione, a partire dalla documentazione che sarà prodotta a Miami nel mese di gennaio''.

Vannoni ha chiarito anche che ''c'è una speranza di poter fare una sperimentazione in Abruzzo, ma Stamina ha chiesto di rimanere come sua caratteristica, proprietaria della metodica e quindi è Stamina, che è una onlus senza scopi di lucro, che la sperimenterà negli ospedali''.

''I prossimi passi, dopo che il comitato tecnico avrà valutato la congruenza e il percorso per l'attuazione, sono rappresentati dalla ricerca delle risorse e per quanto riguarda Stamina dalla formazione dei biologi da mandare in Abruzzo''

E ha ribadito il presidente della Commissione Sanità della Regione, Nicoletta Verì: ''C'è stata un'apertura, ci sono i presupposti per proseguire il percorso'.

''Siamo disposti ad esaminare il protocollo nei tempi dovuti'' ha dichiarato poi il dottor Paolo Di Bartolomeo, direttore del dipartimento di ematologia dell'Ospedale di Pescara''

Dichiara però la deputata del PD Maria Amato, medico e componente la commissione affari sociali della Camera

 

"Alla luce della pubblicazione del rapporto dei NAS sul protocollo STAMINA sottolineo il corretto comportamento del PD in tutti i suoi livelli, con un atteggiamento di interlocuzione e di attenzione alta al grido di dolore delle famiglie e alla aspettativa di speranza indotta dalla campagna di informazione talvolta incompleta, ma al contempo ferma nel sostenere la richiesta di pubblicazione del protocollo".

"La trasparenza ha l'obiettivo di garantire la sicurezza dei pazienti gia' fragili e la standardizzazione del risultato che se positivo renderebbe il protocollo fruibile come cura, non ad un esiguo gruppo di sperimentazione, ma a tutti coloro che ne potessero trarre potenzialmente vantaggio.

Sottolineo a questo proposito come nell'incontro tra il prof Di Bartolomeo con il Gruppo Regionale del PD si sia messa come pregiudiziale all'attuazione di STAMINA in Abruzzo proprio la pubblicazione del protocollo.

Nessuna preclusione quindi alla innovazione e alla ricerca - continua - ma nessuno sconto per la garanzia della sicurezza della sperimentazione.

Il PD nella discussione sollevatasi per questo argomento sottolinea la necessita' di maggiore sostegno sociale alle famiglie e sanitario ai pazienti.

La disperazione nasce oltre che dal dolore da un profondo senso di solitudine e di abbandono.

Da noi la spinta al ministro Beatrice Lorenzin a richiedere con forza al governo lo stanziamento di fondi finalizzati alla ricerca per la cura delle malattie rare e delle malattie genetiche." 

Il rapporto dei Nas su Stamina

Un metodo che non dovrebbe nemmeno chiamarsi «Stamina» perché di cellule staminali nelle misteriose infusioni ce ne sarebbero sì e no tracce. Nessun accenno a come le cellule mesenchimali del midollo si trasformerebbero in cellule cerebrali e dei tessuti nervosi, in grado di riparare i danni all’origine di molte malattie neuro degenerative, come Sla o Sma1.

E persino lo spettro di contaminazioni da morbo di «mucca pazza». A gettare nuove ombre intorno al contrastato «metodo Vannoni» sono le carte sin qui “top secret” dei verbali dei Nas e degli organismi scientifici istituzionali, oltre che il parere, mai reso pubblico integralmente, con il quale il Comitato di esperti, poi giudicato «non imparziale» dal Tar Lazio, ha bloccato sul nascere la sperimentazione.

Documenti che da un lato confermano quanto già trapelato, come il rischio di trasmissione di malattie infettive, Hiv in testa, per assenza di controlli delle cellule dal donatore. Ma dall’altro rivelano altri rischi per i pazienti. Come quello della Bse, meglio nota come sindrome da mucca pazza. Verbale del 16 ottobre 2012, dopo la chiusura dei laboratori degli Spedali civili di Brescia, dove si coltivavano le cellule per Stamina. Secondo l’Aifa in assenza di sicurezza.

Presenti gli stati maggiori dei Nas, della stessa Agenzia del farmaco, dell’Istituto superiore di sanità e del centro nazionale trapianti. Luca Pani, presidente dell’Aifa, afferma che l’analisi condotta «farebbe supporre l’uso di siero fetale bovino nei terreni di coltura».

Dubbio fugato dagli esperti del comitato, che nel parere svelano come sia la stessa documentazione presentata da Stamina a confermare l’uso di siero bovino per la coltura delle cellule. Cosa che in sé non sarebbe vietata anche se sconsigliata. Purché – ricorda il comitato – «per ridurre i rischi di natura infettiva… il siero fetale bovino provenga da animali allevati e sacrificati in Paesi privi di Bse», il tutto mediante certificazione europea. «Nessuna di queste informazioni è presente nei documenti pervenuti», si legge però nel parere.

 

 


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