Milan, Inzaghi e un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto

Carattere e gol da un lato, ma la difesa è da rivedere

07 Ottobre 2014   14:01  

Due settimane fa, di questi tempi, tifosi milanisti e personaggi legati all'ambiente rossonoro facevano il loro pronostico: 9 punti con Empoli, Cesena e Chievo. Oggi, a bocce ferme, di punti con le suddette squadre se ne contano 5. Qualcosa non è andato come doveva, logicamente. E a dirla tutta, poteva andare anche peggio se sabato sera Muntari e Honda non avessero inventanto le due perle che hanno rimandato a casa Paloschi e compagni con la bocca asciutta.

Andiamo, però, con ordine partendo dal doppio pari con le due neo-promosse. Partiamo da Empoli: un tempo regalato alla formazione di Sarri che ad inizio ripresa ha sfiorato anche il 3-1 che avrebbe messo in ghiaccio alla partita. Hanno pesato le solite disattenzioni sulle palle inattive, con Bonera che è diventato il vero capro espiatorio di tutti i tifosi milanisti; tuttavia, fosse stato solo lui il problema, sarebbe facile rinchiuderlo in uno dei fantastici giardini di Milanello e non schierarlo mai più. Eppure, a Cesena, cinque giorni più tardi, Bonera non c'era e gli uomini di Inzaghi hanno subito ancora uno svantaggio iniziale: troppo spazio concesso agli attaccanti bianconeri in occasione del gol di Succi, che probabilmente il lunedì seguente avrà mandato un bel mazzo di rose ad Abbiati per il regalo fattogli sul campo. Un errore, quello del portiere di Abbiategrasso, inammissibile quando si veste la maglia del Milan. Sabato, invece, Abbiati un bel regalo l'ha ricevuto da Lazarevic, troppo egoista nella sua azione personale in cui non ha servito inspiegabilmente i suoi compagni liberi al termine di un 3 contro 1 imbarazzante contro una difesa ancora ballerina.

Insomma, Bonera o meno, il Milan dietro continua a fare fatica: sembra che Alex-Rami sia la migliore coppia centrale al momento schierabile da Inzaghi, con Zapata possibile alternativa. Mentre Mexes appare fuori da ogni idea tecnico-tattica, nonostante i suoi 4 milioni di ingaggio. Bisognerà correre ai ripari al più presto: il problema difensivo palesato dal Milan in queste prime sei giornate della stagione non è imputabile ai singoli, ma all'intera fase di non possesso della squadra: infatti, basta saltare De Jong o Muntari (sempre se non si viene fermati con le cattive) per dare i problemi alla squadra che, a quel punto, può andare in difficoltà con chiunque. Nove gol subiti in sei partite sono troppi: squadre che lottano per la salvezza ne hanno subiti molti di meno.

Ed ora passiamo dal bicchiere mezzo vuoto, a quello mezzo pieno. C'è da dire che se bisogna trovare un pregio al Milan di Inzaghi, quello è il carattere: due gol sotto a Empoli, rischia di vincere nella ripresa dopo la rimonta firmata Torres-Honda; stesso discorso a Cesena, dove però nel secondo tempo la spinta è stata minore nel primo. Infine, con il Chievo i rossoneri hanno saputo aspettare che qualcosa accadesse lì davanti, dopo qualche occasione sprecata. Il dio del calcio, benevolo con chi mette sempre il cuore nel pallone, ha premiato gli sforzi fatti: ed ecco che Muntari fa un gol alla maniera di Zidane, e Honda si rinventa Beckham su punizione.

Adesso la sosta: quindici giorni per mettere in ordine le idee, piuttosto confuse per quanto riguarda la fase di non possesso. C'è da migliorare e questo Inzaghi lo sa: non ci si dimentichi da quale annus horribilis viene questa squadra e di come, comunque, stia già andando molto meglio dell'anno scorso. Inzaghi ci crede e non possiamo che non dar fiducia alla sua maniacale attenzione per i dettagli: le "rivali" non sono poi così temibili come apparivano all'inizio del campionato, ce la si può giocare con tutti.


Daniele Polidoro


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