Milan, il Condor e il Rapace per rivedere il volo dell'Araba Fenice

Galliani si inventa il mercato, Pippo il nuovo Milan

02 Settembre 2014   21:39  

Finalmente ci siamo. Il campionato è partito e il calciomercato si è concluso: bentornata serie A. La prima giornata è andata più o meno come tutti potevamo aspettarci: subito forte Roma e Juve che già si lanciano nel primo testa a testa verso lo Scudetto, un Napoli che dopo la debacle basca al San Mamés di Bilbao non poteva che sperare nella boccata d'ossigeno di uno dei suoi pochi colpi di mercato (De Guzman, al 95' tra l'altro ndr) e il preannunciato pari tra Toro e Inter reduci dalle "fatiche" di Europa League. Eppure una sorpresa c'è stata. E' il nuovo Milan di Pippo Inzaghi che, mandato via Balotelli, e rifondato la squadra più su nuovi principi morali che su nuovi innesti stupisce con la Lazio di Pioli, per alcuni favoriti alla vigilia.

Andiamo però con ordine, senza mischiare le carte in tavola per non confondere le idee a nessuno. Partiamo dal match di domenica sera a San Siro: un Diavolo più semplice, snellito e più tonico batte la Lazio 3-1 grazie alle doti che hanno reso celebre il suo nuovo tecnico. Cinismo, attenzione e Spirito: questa la chiave del Pippo-pensiero per rilanciare una squadra che si era persa nell'autocompiacimento del "Club più titolato al Mondo", oltre che nel talento dei suoi talenti ahimè spariti. La rosa di Inzaghi dal punto di vista tecnico-tattico potrà anche non capirci nulla in mezzo al campo quest'anno, cosa difficile da credere vista l'attenzione maniacale del proprio mister, ma anche se così fosse c'è una cosa che permetterà ai ragazzi di "Alta tensione" di avere quel qualcosa in più dell'avversario: la fame. Lo si è notato nella sgroppata di El Shaarawy per il gol di Honda, nello stesso impegno profuso dal Giapponese, dalla quantità industriale di palloni di De Jong, dallo storico cross azzeccato da Muntari (e finalmente convalidato da Tagliavento dopo quasi tre anni), per non parlare di un Alex vivo e presente e di un Menez voglioso di dimostrare le proprie qualità. Già, quella stessa fame che spinse proprio l'ex numero 9 rossonero a spingere in rete il pallone calciato da Pirlo nella finale di Atene, la stessa fame che ebbe proprio Pippo dopo un terribile infortunio al crociato nel novembre del 2010 in un Milan-Palermo quando tutto sembrava portasse ad uno scontato ritiro. E invece no, Pippo è così: corre, lotta, ci crede sempre, anche sul filo del fuorigioco. "Può far tutto Pippo!" Diceva Pellegatti dopo l'ennesima invenzione di uno dei più forti bomber della storia rossonera in un Milan-Bologna del settembre 2003. E forse, è proprio così: può far tutto Pippo, anche adattare una squadra di parametri zero con il morale a terra e reduce non solo da un tremendo ottavo posto (uno dei peggiori risultati del Milan berlusconiano), ma soprattutto dopo la caterva di gol riportata a casa dalla gita statunitense, in una squadra dalle chiare sembianze europee, capace di esprimere un calcio lineare, senza fronzoli, senza ghirigori, ma con un'unica vera ossessione: fare gol. Che poi era la stessa di Inzaghi quando giocava...

Veniamo ora al mercato. I tre giorni del Condor Adriano Galliani hanno ridestato improvvisamente un ambiente milanista deluso e spaesato. Nei tre giorni del Condor sono arrivati Fernando Torres, bomber dalle eccellenti qualità tecniche che negli ultimi anni ha sofferto l'avvento al Chelsea di Josè Mourinho; Marco Van Jinkel; ventenne promettente centrocampista olandese; Jack (Giacomo) Bonaventura, uno dei talenti più cristallini lanciati dall'Atalanta e soffiato all'Inter proprio al fotofinish; e il povero Jonathan Biabiany, che merita un plauso per l'attaccamento ai colori rossoneri ma che lo meriterebbe ancor di più se lo beccassero a bucare le gomme dell'automobile di Zaccardo visto che gli ha impedito (per la seconda volta nel giro di sei mesi) di approdare al Milan. Insomma, un mercato improvvisato a detta di molti, ma che potrebbe far riscattare la scintilla nel cuore del popolo rossonero. Certo, ovviamente c'è chi, preferendo l'organizzazione all'estro di Sua Maestà del Mercato, prende Osvaldo, ma questa è un'altra storia...

Insomma, si è capito che tra un ex rapace dell'area di rigore e il condor del mercato è possibile, per continuare ad utilizzare la metafora ornitologica, vedere di nuovo volare l'Araba Fenice...

Daniele Polidoro


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