Milan, l'errore di Inzaghi costa il big-match ma la squadra è con lui

Adesso ripartire da Empoli per dimenticare la Juve

23 Settembre 2014   08:26  

La terza giornata del campionato di Serie A consegna già uno dei primi verdetti della stagione: Juventus e Milan restano distanti, nonostante il buon avvio stagionale dei rossoneri.

Tuttavia, se la differenza è prevalentemente data dal divario tecnico individuale, c'è da dire che comunque il Milan continua a dare buone sensazioni, proprio come nelle prime due giornate. La scelta tattica di Inzaghi si è rivelata vincente per quasi un'ora di gioco, ma la trincea non può essere l'unica arma per affrontare una corazzata che di armi ne ha davvero troppe. Perdonabile, comunque, l'errorino di Pippo alla sua terza panchina in carriera, ci sta che sbagli il suo primo big-match in rossonero. La scelta di concedere campo era giusta finchè Menez ed El Shaarawy avevano lucidità e gamba per provare ad insidiare la difesa bianconera, anche se a vedere le condizioni del Faraone, forse, sarebbe stato meglio schierarlo a partita in corso magari chiedendo tanto sacrificio a Bonaventura che, anche quando è entrato, è parso decisamente più in gamba ed anche più abituato al lavoro di contenimento.

Magari con un El Shaarawy fresco nella ripresa sarebbe anche arrivato qualche contropiede in più che, anche se poco incisivo, avrebbe permesso alla difesa di respirare maggiormente e all'undici di Allegri di avere meno lucidità al momento di sferrare il colpo del k.o.

Un errore che è costato il match, ma che non deve far demoralizzare i tifosi milanisti e non può far scaldar subito il Presidente Berlusconi. Il numero uno rossonero, infatti, si è permesso di dare la prima "tirata d'orecchi" al suo allenatore ma stavolta, si ha la sensazione che il suggerimento presidenziale sappia più di incoraggiamento che di rimprovero. Impossibile credere che un personaggio come il patron rossonero, uno dei più grandi imprenditori del Paese, non si renda conto del valore di mercato della sua squadra e di quella del presidente Agnelli. Ballano diversi milioni di euro, almeno riguardo la rosa.

Il vero grande problema attuale risiede nella metà campo. De Jong, Muntari e Poli non sono in grado di avere la totale freddezza di recuperare il pallone e far ripartire i velocissimi esterni del Milan. C'è bisogno di qualcuno che abbia quasi esclusivamente il compito di impostare e questo è un onere che non si può affidare a De Jong e Muntari che, in partite, del genere danno il massimo per fare da diga, chiedere a loro anche di impostare sarebbe utopistico. Poli non ne ha le caratteristiche: l'ex Inter e Sampdoria, infatti, ha fra le sue doti migliori quella dell'inserimento che, in questo gioco, non è congeniale perchè in caso di contropiede lascerebbe un buco nero sulla trequarti favorendo l'avanzare degli avversari. A questo punto, con Montolivo ancora ai box ci si deve affidare al gioiellino Van Ginkel:del talentino ex Chelsea si parla un gran bene a Milanello, ma per vedere di che pasta è fatto bisogna farlo giocare (bonus permettendo).

Tuttavia, non bisogna solo vedere nero: Inzaghi ha dimostrato di avere la squadra dalla sua parte ed è un vantaggio questo che i suoi predecessori hanno avuto in pochissime occasioni. Non si può dire, infatti, che l'undici mandato in campo dall'ex numero 9 rossonero non abbia rispettato i compiti del suo mister. Basti pensare al commovente sacrificio di Honda, dirottato a fare il terzino. Per il resto una magia del duo Pogba-Tevez era da preventivarla come lo 0-1 finale, ma se avessimo assistito ad un risultato a reti bianche ci sarebbe stato poco da recriminare dalle parti di Torino.

Insomma, una sconfitta che riporta i ragazzi di Inzaghi sulla terra e forse, ora che la lezione è stata imparata, vedremo un Milan ancora più cinico pronto a riprendersi la scena che merita. Ora bisogna far punti con le piccole, senza sconti a nessuno.

Il Milan riparte da Empoli con un Torres in più. Le parole d'ordine sono sempre le stesse: grinta, cuore e attenzione.

Daniele Polidoro


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