Monsinor D'Ercole saluta Ascoli Piceno non dimendicandosi dell'Aquila

08 Maggio 2014   11:18  

Mancano ormai solo due giorni al mio ingresso come vescovo nella diocesi di Ascoli.
Leggendo la storia dell’Aquila mi colpisce una coincidenza di date: il 10 maggio del 1353, il papa Innocenzo VI scrivendo al re di Sicilia, Ludovico, e alla regina Giovanna disponeva che “venissero rispettivamente trasferiti il vescovo dell’Aquila Paolo Rainaldi alla diocesi di Ascoli, e il vescovo Isacco d’Arcione alla diocesi dell’Aquila”.
Sabato prossimo, 10 maggio 2014, un vescovo aquilano entra come nuovo Pastore nella città di Ascoli, mentre un vescovo ascolano, Mons. Giuseppe Petrocchi è alla guida della Chiesa dell’Aquila.
Si tratta d’un significativo scambio fraterno tra queste due diocesi, che da oggi si sentono ancor più sorelle. Prima di rivolgermi ancora una volta agli Ascolani, vorrei salutare e ringraziare con affetto proprio l’ascolano arcivescovo dell’Aquila, che ad Ascoli è conosciuto come don Pino, del quale sono stato vescovo ausiliare.
Lo ringrazio per la sua amicizia, per la sua costante vicinanza umana e spirituale e per l’esempio che mi ha offerto.
Abbiamo vissuto insieme come fratelli, testimoniando giorno dopo giorno quella fraternità episcopale che diventa da sola “esempio”, e messaggio di carità evangelica.
Insieme a lui, saluto l’intera comunità cristiana e la società civile aquilana da cui prendo definitivo congedo: presbiteri, diaconi, seminaristi, religiosi e religiose, movimenti d’impegno apostolico, fedeli d’ogni parrocchia, autorità civili e responsabili delle istituzioni, volontari e amici d’ogni paese.
In queste ultime settimane trascorse insieme ho ricevuto numerose testimonianze d’affetto, che ricambio assicurando a tutti e a ciascuno il ricordo e la preghiera. Grazie di tutto a tutti e arrivederci!
Ormai la mia casa è Ascoli e i miei nuovi parenti siete voi, amici della comunità cristiana e della società civile della città, e di tutti i paesi che fanno parte della nostra diocesi. Ho cominciato a localizzare parrocchie e paesi sulla cartina geografica e, per ora, tengo tutto fotografato nella memoria in attesa di visitare, quanto prima, ogni località, ad iniziare proprio da quelle di montagna, dove vivono piccole comunità alle quali invio un abbraccio affettuoso. Di uno di questi paesi,
Montegallo, mi ha parlato lungamente e poi mi ha scritto il cardinale Loris Capovilla, narrandomi l’avventura d’un giovane militare di nome Domenicuccio, morto durante la prima guerra mondiale tra le braccia dell’allora don Angelo Giuseppe Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII, ora santo.
Mi sento vicino a chi soffre nell’isolamento a causa delle frane e dagli smottamenti causati dai temporali della scorsa settimana, che hanno reso impraticabile la Via Salaria. A proposito di calamità naturali, come vescovo eletto della diocesi di Ascoli, vorrei manifestare la nostra piena solidarietà ai fratelli della terra di Senigallia, che molto più han patito, e una preghiera di suffragio per le vittime dell’alluvione dei giorni scorsi. Seguendo l’esempio e le parole di papa Francesco, al quale rinnovo totale adesione e obbedienza filiale, ho pensato di entrare in diocesi per la “porta dei poveri”, incontrando in primo luogo quelle persone che, per varie ragioni, vivono o sono esse stesse “periferie umane” della società.
E’ in quest’ottica che va compreso il percorso che sabato pomeriggio, a partire dalle ore 14, mi condurrà sino alla Cattedrale, simbolo dell’unità della nostra comunità diocesana, transitando per il carcere dove incontrerò esseri umani doppiamente reclusi perché ristretti in prigione e rigettati dalla società. La sosta nell’ospedale mi permetterà di manifestare la mia vicinanza al vasto mondo della malattia e della sofferenza, che prima o dopo tutti ci tocca. Passerò poi a rendere visita ad anziani e a persone disabili ospiti del villaggio Santa Marta, memore dell’attenzione che dobbiamo avere per chi è debilitato a causa dell’età e della disabilità.
Dovunque lascerò come dono il vangelo, messaggio divino di speranza per ogni persona, qualunque sia la sua condizione. Arrivando nella stupenda piazza Arringo sarà mia premura incontrare in primo luogo un gruppo di disoccupati in rappresentanza di tanti altri che, purtroppo, sentono forte la crisi occupazionale.
Da alcuni di loro ho ricevuto messaggi in cui mi hanno manifestato le loro preoccupazioni per il futuro proprio e delle loro famiglie, che ovviamente condivido con tutto me stesso. Sarà una semplice presa di contatto, cui spero potranno seguire interventi più incisivi.
Abbraccerò, poi, ragazzi, seminaristi e giovani preti e con loro, speranza della nostra Chiesa, avanzerò per incontrare le autorità civili della città e dei Comuni della diocesi. Entrerò quindi in cattedrale, dove l’ideale tragitto dall’Aquila ad Ascoli troverà il suo momento culminante. In chiesa, dopo aver baciato il crocifisso, venerato con devozione il Santissimo Sacramento e il protettore sant’Emidio, aver reso omaggio al mio venerato predecessore, il carissimo e da voi molto amato Mons. Silvano Montevecchi, vorrò sostare dinanzi alla Madonna delle Grazie e offrirle una catenina d’oro, simbolo degli affetti più cari della mia vita, per affidare a lei gli anni che trascorrerò come Padre e Vescovo in questa vostra ed ora nostra terra, confidando nella sua materna assistenza e protezione. Il rito della presa di possesso della diocesi, con il passaggio del pastorale dall’Amministratore Apostolico, Mons. Luigi Conti al sottoscritto, sigillerà il mio ingresso. A questo punto, ormai “uno di voi” e “per voi pastore” presiederò per la prima volta l’Eucarestia con i vescovi, i sacerdoti e tutti i fedeli presenti.
In attesa di conoscervi personalmente, cari Ascolani, vorrei ringraziarvi per l’affetto che molti di voi già mi manifestano. Un grazie di cuore, in particolare, ai sacerdoti, e a tutte le persone che stanno lavorando per preparare il mio ingresso. So bene quanto tutto ciò costi impegno e fatica. Spero di poter presto manifestare a ciascuno di voi la mia riconoscenza, che sin d’ora avvolgo nella costante preghiera.
Un grazie speciale agli operatori della comunicazione sociale, che hanno il compito di diffondere queste “buone” notizie e vedo che lo fanno con impegno e serietà. Grazie perché permetteranno a chi non potrà essere presente, di seguire le varie fasi del mio ingresso anche attraverso l’utilizzo delle più moderne tecnologie telematiche!
Vengo con l’animo aperto alla speranza, deciso a mettermi al servizio di tutti, specialmente dei poveri; vengo animato dall’unica preoccupazione di testimoniarvi con la vita la gioia del Vangelo; vengo come padre e fratello, seguendo l’esempio di Gesù Buon Pastore, che mi chiede di essere vostro “pastore” vigile e responsabile, e “agnello” come Lui, che offre la vita per la salvezza di tutti.
Questo indica il motto che ho scelto per il mio servizio episcopale “In manus tuas” : mi affido nelle mani di Dio e della Madonna delle Grazie; mi consegno nelle vostre mani, amici tutti della Diocesi di Ascoli Piceno. Pregate per me!


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