Morosini, alcune ombre sui soccorsi. Il cardiologo: "Non si è mai ripreso"

Nella tristissima vicenda legata alla morte di Piermario Morosini, 25enne centrocampista del Livorno, deceduto questo pomeriggio in seguito ad un malore accusato nel corso del match Pescara-Livorno, cominciano a venir fuori raccapriccianti dettagli che, forse, avrebbero potuto evitare il doloroso epilogo.

Infatti, i soccorsi della Misericordia di Pescara sarebbero stati rallentati a causa di un intralcio di una macchina dei vigili urbani che ostruiva l'accesso al terreno di gioco per l'ambulanza. Sull'autovettura non era presente nessuno e, stando a quanto riportato dalle televisioni, i soccorritori avrebbero dovuto sfondare il vetro del veicolo per spostarlo a spinta. L'autoambulanza che ha trasportato il giocatore in arresto cardiaco al più vicino ospedale, è arrivata in campo con un ritardo di 3-4 minuti, minuti che, molto probabilmente sarebbero potuti esser spesi meglio con un'organizzazione più efficiente.

Inoltre, alcuni hanno evidenziato come, una volta entrato in campo il mezzo sanitario, sembrasse non essere provvisto di un defibrillatore tant'è vero che, come testimoniano le immagini, gli unici tentativi di rianimazione sono avvenuti tramite il massaggio cardiaco del medico del Pescara e, solamente dopo, il cuore di Morosini è stato sollecitato, purtroppo senza successo, dal defibrillatore.

"Le abbiamo provate tutte per rianimarlo, ma non c'e' stato niente da fare". Cosi' il professor Leonardo Paloscia, primario del reparto di cardiologia dell'ospedale Santo Spirito di Pescara, dopo la morte di Piermario Morosini. "Il ragazzo era gia' in arresto cardiorespiratorio. Finche' non si e' deciso di interrompere la rianimazione, un'ora e mezza dopo, non si e' mai ripreso", spiega il professor Paloscia ai microfoni di Sky. "Le abbiamo provate tutte, abbiamo anche applicato un pacemaker provvisorio, ma non c'e' mai stato un accenno di ripresa del battito cardiaco".

Daniele Polidoro