Morto Gunter Grass: il Premio Nobel nel 1999 è scomparso all'età di 87 anni #GunterGrass

Si è spento in una clinica di Lubecca, a causa di un'infezione

13 Aprile 2015   12:13  

Il premio Nobel Gunter Grass è morto all'età di 87 anni. Lo riferisce la tedesca Dpa.

Della morte del celebre autore del "Tamburo di latta" ha dato notizia la casa editrice Steindl, con un tweet.

Grass è morto in una clinica di Lubecca, a causa di un'infezione.

Lo scrittore era nato il 16 ottobre del 1927 a Danzica, e aveva vinto il Nobel nel 1999.

Nonostante l'età avanzata, questo grande intellettuale tedesco socialdemocratico aveva continuato a partecipare al dibattito pubblico negli ultimi anni, con interventi spesso forieri di polemiche anche accese. Recentemente aveva sostenuto che "oggi ci troviamo nella terza guerra mondiale".

Nel 2012, con una poesia civile, che esprimeva critiche nei confronti di Israele, in quanto minaccia per la pace nel mondo - "Quel che deve esser detto" era il titolo del componimento - aveva scatenato una pesante polemica con il governo israeliano, che decise di classificarlo "persona non grata". La reazione del Nobel fu un paragone di Israele con la DDR.

Grass non ha risparmiato neppure Angela Merkel, criticando l'arroganza del suo governo nei confronti dei "Paesi vicini" per le politiche anticrisi, e spendendosi, fra l'altro, per la Grecia.

Grass, uno scrittore contro
(l'Analisi di Paolo Petroni nel 1999)

Guenter Grass, comunque lo si voglia affrontare, e' il rappresentante emblematico, inquieto e critico dei malesseri e della forza della Germania d'oggi, nodo centrale nel bene e nel male della storia d'Europa.

Nato a Danzica il 16
ottobre del 1927 da madre polacca e padre tedesco ha in se' una sorta di sintesi e contrasto originario, col paese della madre che subira' una pesante occupazione nazista. 

Le lacerazioni dell'animo tedesco con certo nichilismo di fondo e la forza visionaria polacca dalle lontane radici slave si fondono nei suoi libri, nelle sue visioni dalle note nere espressioniste unite spesso a un'ottica scanzonata quando non ironica, che si risolvono in un magma verbale e stilistico ricco
e malleabile, con punte ossessive di realismo infinitesimale, ma anche deformazioni e pasticci dialettali.

Una scrittura che ha fatto scuola e ha trovato ovunque e a lungo imitatori. 

Narratore insomma metaforico della realta' di una Germania che non riesce a fare i conti col proprio tragico passato, che vuole dimenticare, poi che vive gli anni della lotta armata e degli estremisimi, un paese diviso dal muro e ambiguo nel desiderio di riunificazione e ora alle prese coi problemi che questa pone. E per ognuno di questi momenti c'e' un libro, un intervento, a cominciare da ''Il tamburo di latta'', romanzo che gli dette improvvisa notorieta' nel '59 quando ottenne il premio del Gruppo '47 di cui Grass faceva parte. 

E' la storia simbolica di Oskar, che all'eta' di tre anni ha deciso di non crescere piu' e osserva dal basso il mondo in tutti i suoi peggiori risvolti, con infantile perfidia e uno stupore maligno, deformato dalla sua situazione.

Con ''Gatto e topo'' del '61 (storia di Mahlke dall'incredibile pomo d'Adamo), tratto dal successivo ''Anni da cani'' del '63 (dove Amsel costruisce spaventapasseri come caricature di uomini ridotti a marionette inconsistenti), il romanzo fa parte della Trilogia di Danziaca, galleria di deformi e turpi personaggi, di sadismi estremi, di violenze dei giovani hitleriani, tra incendi di sinagoghe e uccisione di polacchi, atto d'accusa a una borghesia perversa tra guerra e dopo guerra.

 All'inizio degli anni caldi della contestazione, pubblica "Anestesia locale" sulla protesta giovanile, duro sia con la sinistra extraparlamentare che con quella neonazista di destra. Nel '73 segue ''Diario di una lumaca'' sulla politica tedesca e le elezioni parlamentari del '69, quando Grass si impegno' attivamente per Willie Brandt.

Negli anni '70 lavora a ''Il rombo'', influenzato dal femminismo, con la donna vista come possibile salvezza di una storia del mondo portata alla rovina dal predominio dell'uomo, sullo sfondo dell'incubo della fame. Negli anni pubblica anche saggi, discorsi politici, raccolte di poesie e opere teatrali (da ''I plebei provano la rivolta'' a
''A dieci minuti da Buffalo'').

Gli ultimi suoi libri, oltre al recentissimo ''Il mio secolo (100 storie)'' che uscira' in italiano tra un mese, sono ''L'incontro di Telgte'', ambientato tra letterati riuniti a convegno alla fine della guerra dei trent'anni, una sorta di Gruppo 1647, e ''E' una lunga storia'' del '95, sulla riunificazione della Germania, contro la quale Grass si era pubblicamente espresso.

In esso Teo Wuttke, archivista e conferenziere, si identifica oggi con una gloria del passato, lo scrittore dell'Ottocento Theodor Fontane, e vive-rivive la crisi dello stato tedesco. Tanto era felice il connubio passato-presente nel racconto precedente, tanto ha lasciato perplessi i critici questa complessa costruzione che pare non riuscire a trovare la giusta fusione e resa.

Grass e' stato la nuova Germania, il giovane arrabbiato che fa piazza pulita di tutti i buoni sentimenti e i falsi pentimenti del dopoguerra. Ha segnato la fine della ''letteratura delle macerie'', ripiegata dolorosamente su se stessa, esprimendo una sorta di rivolta nichilista, senza riguardi e rispetto di scale di valori, specchio di un mondo deforme. E lo ha fatto dando forma a un'urgenza magmatica che e' stata la forza del suo stile e linguaggio.

Oggi quell'urgenza non e' piu' tale e il Nobel arriva a Grass mentre si trasforma in un narratore intellettuale che sente di dover sfuggire la vecchia maniera.


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