Muore un altro operaio. Numeri e nomi della guerra silenziosa

Vittime del lavoro in Abruzzo

28 Gennaio 2009   14:12  

DOSSIER - Crepare in una cava. Colpito alla testa da un tubo. Morire sul colpo, a soli 30 anni a pochi giorni dal matrimonio. Morire sul posto di lavoro, in cantiere e o in campagna, in Italia e in Abruzzo, dove si sta consumando una guerra silenziosa.

La vittima è questa volta Antonello Di Renzo, di Lettomanopello, addetto della ditta Addario Camillo e figli, che ha in concessione la cava di Collerotondo dalla quale estrae materiale calcareo da destinare al vicino cementificio di Scafa. Quando i colleghi si sono accorti dell'incidente hanno allertato il 118, intervenuto da Scafa, ma per il giovane non c'era piu' nulla da fare. I carabinieri della compagnia di Popoli, coordinati dal capitano Cosimo Lamusta, hanno sequestrato il macchinario che il giovane stava utilizzando. Di Renzo viene definito un bravo ragazzo: era impegnato anche nel mondo del volontariato.

 Il bollettino di guerra nell'Italia spaventata dalla criminalità e in cui ci si mobilita per non staccare la spina ad Eluana Englaro, attesta che nel 2008 sono morte 1200 persone nei luoghi di lavoro, quattro ogni giorno. E ogni giorno, secondo i dati dell’Anmil, si verificano 2.500 incidenti sul lavoro, 27 di essi provocano invalidità permanente. In Italia ci sono oltre 800.000 invalidi e quasi 130.000 vedove e orfani. Nel 2009 sono già oltre 60 i morti sul lavoro.

Grave la situazione anche in Abruzzo, nonostante l'ultimo rapporto Inail relativo al 2007, attesta un trend finalmente incoraggiante: gli infortuni diminuiscono del 5,1%, rispetto al 2006. Però le vittime nel 2008 sono salite ad una trentina.

C'è un problema di controlli: si stima che il personale impegnato nella prevenzione infortuni, se dovesse controllare tutte le aziende, ognuna di esse riceverebbe un controllo ogni 23 anni. Anche in Abruzzo gli ispettori del lavoro sono in numero assolutamente insufficiente per poter tenere sotto controllo tutti i luoghi di lavoro. Un operaio in nero è molto più a rischio. E in Abruzzo il lavoro irregolare è molto diffuso: l’Inps ha accertato, nel primo semestre del 2008, 1.104 posizioni irregolari e 3.222 lavoratori occupati nelle 723 imprese ispezionate. L’Inail ha invece scoperto 175 dipendenti "in nero" nelle 408 aziende controllate (il 6,7 per cento del totale degli occupati. Di qui l' opportuno appello al presidente Gianni Chiodi da parte del direttore generale dell'Inail Ferdinando Balzano, per spendere bene i 40 milioni di euro di fondi statali per la prevenzione e per il potenziamenti dei controlli. Molto si è fatto negli ultimi anni, ma non basta ancora.

C'è poi la fatalità, certo: il lavoro manuale è intrinsecamente pericoloso, i fattori di rischio molteplici. Basta una distrazione, un bicchiere di troppo. E non si può dare la colpa all'assenza di controlli o a lacune normative. Fa parte della vita, lavorare stanca, ed uccide pure, parafrasando Cesare Pavese.

Ci sono però leggi efficaci da applicare che, come dimostrano le politiche da tempo adottate in altri paesi, possono contribuire ad abbattere il numero delle morti bianche e degli infortuni. E a tal proposito lasciamo la parola al signor Giovanni Di Nino di Sulmona, di cui riproponiamo un passaggio di una lunga lettera: "Ci sono voluti mesi e mesi di trattative tra governi, sindacati confederali, imprenditori per raggiungere un accordo che ponesse fine a questa tragedia che vede l’Italia al rpimo posto per infortuni in Europa. Un accordo sottoscritto nel 2008 e varato come Testo unico in materia di sicurezza, dal governo Prodi a maggio, poco prima della caduta. A pochi mesi di distanza, come un tarlo famelico, il ministro Sacconi sta demolendo quella legge, istigato da quegli stessi imprenditori che avevano sottoscritto l’accordo: non varando i decreti attuativi previsti (di 38 nemmeno uno!), strafregandosene dei lavori usuranti, ha ridotto le sanzioni a carico dei datori di lavoro che non vengono muniti di tesserino di riconoscimento nelle attività di appalti e subappalti, ha bloccato l’intervento degli ispettori del lavoro sulla base di segnalazioni anonime (consuete in certi posti di lavoro per ovvie ragioni: leggi licenziamenti), ha prorogato gli obblighi per la redazione del Documento di Valutazione dei Rischi, le norme su antincendio".

Questo accade nel Paese dove il governo promette tolleranza zero contro la criminalità, sforzo massimo sul fronte della sicurezza. Ove ci si prepara ad inviare migliaia di soldati a presidiare le strade e i quadrivi. Eppure gli infortuni sul lavoro si confermano una delle principali cause di morte, con un numero di decessi che è quasi il doppio rispetto agli omicidi.

Questi i freddi numeri, a seguire i nomi e i cognomi dei lavoratori morti in Abruzzo negli ultimi mesi. Che non sono riconducibili ad un numero buono per le statistiche. Sono una vita che è volata via. Unica e irripetibile.

Vincenzo Di Fazio travolto dal suo camion nel piazzale di un'azienda di spedizioni.

Joan Mariciuk , 45 anni, romeno residente a Roseto, morto travolto da una lastra di ferro nei capannoni dell’ex Aquila d’Oro  

Alberto Fanì, un ragazzo di 27 anni di Roseto, morto a Colleranesco mentre stava lavorando sotto un carro elevatore in una officina.

L'operaio Gerald Meta, 22 anni, albanese, rimasto schiacciato da una gru di trenta tonnellate in una vecchia cava di Spoltore, sotto lo sguardo vitreo del padre Shkelquim.

Il giardiniere Pierino Ferri sbranato dal rottweiler Devil, mentre potava una pianta.

Nando Pettinaro, 44 anni di Montereale, morto mentre stava lavorando in un pozzo per l'allaccio fognario.

Diego Malvone, 34 anni, operaio titolare di una ditta edile, colpito violentemente alla testa dal braccio di una gru, durante l'esecuzione di alcuni lavori di costruzione di un edificio.

Umberto Centofanti, 49 anni di Cagnano Amiterno, morto per un malore, mentre lavorava nello stabilimento 'Aquilana Calcestruzzi' nel nucleo industriale di Bazzano a L'Aquila.

Gabriel Daniel Placinta, operaio rumeno di 31 anni di Fossa, L'Aquila, folgorato dai cavi della corrente elettrica mentre era su un carrello elevatore.

Pasquale Pietrantonio, agricoltore di Celano, 41 anni, risucchiato dagli ingranaggi del giunto di trasmissione, davanti agli occhi della moglie, della madre e dei compagni di lavoro.

Sabia Vittoria Di Capra, 57 anni, di Altino, coltivatrice diretta, caduta dalla scala mentre potava un ulivo.

Massimo Luciani, operaio di 30 anni, di Porto d’Ascoli, morto schiacciato da una pressa a Colonnella.

Mario Logiurato, schiacciato da un portacarichi mentre era al lavoro nella fabbrica "Tiberina Sangro", dell’indotto Sevel.

Aquilino Mancinelli, 56 anni, di Bucchianico, morto schiacciato dal trattore mentre lavorava sul suo podere. Stessa sorte del commissario di polizia Francesco Pizii, morto sotto gli occhi del padre, a Cupello. Di Quintino D’Alberto , 56 anni. Di Filippo Aimola, 34 anni, Rocca San Giovanni; il suo trattore si è ribaltato a causa del fango.

Remo Giovannini , 54 anni, imprenditore di Nereto, precipitato da un silos in un allevamento di polli del gruppo Amadori a Civitella del Tronto.

Antonio Monaco, 58 anni, foggiano, operaio edile, caduto dal secondo piano di un cantiere a Vasto. Ha donato il fegato, il cuore e i polmoni.

Massimo Marino, 33 anni, ucciso a Gissi da un macchinario che stava smontando.

Antonio Argentieri, 50 anni, autista di una ditta di autotrasporti di San Salvo, investito e ucciso dal rimorchio di un tir.  

Luciano Di Martino, imprenditore di 53 anni, precipitato dal tetto mentre scende da un ponteggio mobile.

 Misljimi Memetali, operaio di 41 anni, residente a Pizzoli. Stava lavorando all’ampliamento di un ponte quando una lastra di 250 chili si é sganciata e lo ha schiacciato.

Altre morti catalogate come "bianche" hanno come causa  incidenti stradali in orario di lavoro.

Ricordiamo anche Giovanni Di Pietro, 39 anni, tecnico vastese che ha perso la vita su una nave piattaforma al largo della Spagna, nella realizzazione del gasdotto che collegherà l'Algeria alla Spagna.

Ricordiamo infine, insieme al vescovo di Chieti Bruno Forte, gli oltre 12mila esseri umani morti dal 1988 nel tentativo di sbarcare sulle nostre spiagge. Clandestini partiti in cerca di un lavoro e di un futuro.

Filippo Tronca

 


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore