Navelli, cenni storici e turistici

05 Luglio 2012   10:33  

 Il centro abitato di Navelli a 760 m. s.l.m. è posto a ridosso di un colle a sinistra della S.S. 17. Nel XIII secolo fu tra i castelli che parteciparono alla fondazione dell’Aquila.
Nella sommità del paese è il grande palazzo castello Santucci, importante edificio cinquecentesco, utilizzato come abitazione signorile; testimone di antiche vicende storiche, dotato di un ampio cortile con pozzo centrale e ampie scale d’accesso ai piani superiori. Da questa costruzione si dipartono tipiche stradine che scendono sino in fondo alla collina su cui è adagiato il borgo poiché, in seguito, la gente del luogo ha preferito costruire nuovi edifici più in basso, in pianura, piuttosto che restaurare quelli del vecchio centro.
Prima del X sec. il centro era costituito dall’aggregato di nove ville, di cui la tradizione conserva i nomi: S. Maria in Cerulis, la Castellina, S. Giovanni, S. Salvatore, S. Lucia, S. Sabina, S. Prospero, S. Angelo, S. Pelino che oggi è S. Sebastiano cui è dedicata la parrocchiale; da qui, secondo alcuni studiosi, deriverebbe l’antico nome di Novelli trasformato poi in Navelli, “Navelli Navellorum” a ricordo della partecipazione dei Novellesi alle crociate: costoro, volendo conservare la memoria dell’evento, avrebbero introdotto lo stemma (uno scudo con corona reale in cui domina una nave con bandiere su cui è una croce in campo d’oro) e trasformato il nome in Navelli (da nave).
Nella parrocchiale dedicata a San Sebastiano, edificata con ogni probabilità intorno al Mille, troviamo una croce processionale del ’300. Da vedere ancora la chiesa della Madonna del Campo, nell ’antico borgo la chiesa del Rosario con portale barocco e stemma di Navelli e nella parte alta la piazza Piccioli contornata da bei palazzi. Vicino è la cappella di San Pasquale.
Poco distante dal paese, nei pressi del cimitero è la chiesa di Santa Maria in Cerulis del secolo XI-XIII a pianta quadrata con altari rinascimentali e affreschi trecenteschi, ristrutturata più volte nel corso dei secoli.
Caratteristica di Navelli è la “Panarda ” che viene festeggiata il primo sabato di maggio di ogni anno. In quel giorno sette fanciulle che la tradizione vuole vergini passano di casa in casa per offrire il pane benedetto.
La frazione Civitaretenga, poco distante dal centro abitato, è anch ’essa ricca di storia. Su uno sperone roccioso, era posta in posizione decisamente strategica di dominio e controllo dell ’importante nodo viario della Claudia Nova che, parallela all’antico tratturo, si inoltrava nella valle del Tirino.
Questo centro, dopo la caduta dell ’impero romano, fu testimone delle invasioni barbariche e della dominazione longobarda. La notizia più remota riguardante il borgo risale al 1092. Nel XIII sec. Civitaretenga, “Civitas Ardenghi”, come altri centri dell’altipiano di Navelli, partecipò alla fondazione dell’Aquila, ma, appartenendo alla diocesi Valvense, non costruì nella città una propria chiesa e gli abitanti che vi si trasferirono furono accolti nelle comunità parrocchiali di altri castelli.
L’anomala condizione dei centri posti nella parte più orientale del contado aquilano, ricadenti sotto la giurisdizione di Valva, diede origine ad un’aspra contesa, protrattasi per lungo tempo con varia fortuna delle parti, che si risolse definitivamente in favore del vescovo aquilano nel 1424 con la bolla papale di Martino V.
Anche Civitaretenga con gli altri centri limitrofi subì la furia del capitano perugino Fortebraccio da Montone; gli abitanti, dopo breve resistenza, dovettero capitolare nel settembre 1423.
Nel 1528, nell’ambito delle lotte tra Francesco I e Carlo V per il possesso del regno di Napoli, alcune soldatesche aquilane che appoggiavano la causa del re di Francia, fortificarono il borgo con l’ausilio degli abitanti, ma il castello venne conquistato da Filiberto D’Orange, che ordinò di uccidere gli abitanti e radere al suolo le mura.
Nel corso dei secoli il centro si è sviluppato intorno alla torre di avvistamento fino alla saturazione dell’area circoscritta dalla cinta muraria, al cui interno si evidenziano due diverse tipologie urbane: la prima a carattere medioevale; la seconda caratterizzata da ricchi elementi architettonici riferibili a secoli diversi. Tra le emergenze turistiche di Civitaretenga troviamo la chiesa di S. Antonio con il bellissimo chiostro del secolo XIII e l’annessa chiesa del 1480, di gusto rinascimentale; la chiesa di S. Egidio, la chiesa della Madonna dell’arco. Civitaretenga è luogo di fiere, una in Giugno l’altra in Settembre, nelle tradizionali date di inizio e fine transumanza.
A ricordo del “popolo dei pastori” di un tempo, rimangono ancora oggi, sparsi in tutta la regione i “tratturi”, cioè le vie percorse dalle greggi transumanti dirette a svernare in Puglia.
Il paesaggio del tratturo che dall’Aquila porta a Foggia è ricco di chiese, punto di incontro delle greggi transumanti.
Una di queste chiese, ricadente nel territorio di Navelli, è la Madonna delle Grazie, chiesa campestre della seconda metà del ’500, simile strutturalmente all’altra chiesa tratturale dei Cintorelli.
La piana di Navelli è famosa per la coltivazione dello zafferano, che assunse importanza rilevante già nel sec. XV per la sua commercializzazione nel nord Italia e nell’Europa.
I bulbi di zafferano vengono trapiantati nel mese di Agosto e fioriscono verso la fine di Ottobre.I fiori, colti all’alba, vengono portati nelle case e “sfiorati”, ossia ne vengono separati gli stimmi (la parte rossa cioè lo zafferano) dagli stami e dal fiore campanulato. Lo zafferano viene poi tostato tradizionalmente su un “crivello” sulla brace del camino. Lo zafferano, venduto ad un prezzo che varia tra le dodici e le quindicimila lire al grammo viene usato soprattutto in cucina per la preparazione di varie ricette.


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