'Ndrangheta nella ricostruzione: se gli aquilani danno una mano ai malavitosi...

20 Dicembre 2011   12:14  

Amava auto di lusso, il 34enne Stefano Biasini, giovane rampollo delle costruzioni che girava in Ferrari. Tanto che sarebbe a lui riconducibile anche un autosalone a Mosciano Sant'Angelo, nel teramano. E le sue mire, non sembrano finire qui.

È lui, secondo le indagini, il gancio della cosca calabra che stava tentando, in parte riuscendoci, di mettere le mani sulla ricostruzione post terremoto.

I timori di molti, e gli allarmi lanciati all'indomani del sei aprile a partire dal procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso fino al procuratore della Repubblica dell'Aquila Alfredo Rossini, trovano ora i primi riscontri concreti.

Biasini, ora in carcere con l'accusa di concorso esterno in associazione di stampo mafioso, compariva già nelle intercettazioni dell'inchiesta della Procura di Reggio Calabria che a novembre 2010 portò all'arresto di 34 persone, tutte appartenenti al clan Borghetto-Caridi-Zindato.

Cosca, della quale fanno parte gli imprenditori Francesco Ielo e Massimo Maria e Antonino Vincenzo Valenti, tutti del capoluogo calabro, tutti da ieri in cella.

Fu Biasini, secondo gli inquirenti, a creare le condizioni per far accaparrare lavori di riparazione di condomini privati.

Cantieri per milioni di euro. Due erano già in mano alla cordata malavitosa, per un valore di duecentomila euro, altri tredici, molto più cospicui, sarebbero stati presto accaparrati. Sono palazzi classificati “E”, fortemente danneggiati dal sisma, bisognosi di interventi lunghi e costosi, per i quali lo Stato riconosce contributi senza controlli preventivi, e eroga somme direttamente, senza gare di sorta, essendo il privato a scegliere a chi affidare i lavori.

Le indagini, partite da Reggio Calabria due anni fa, hanno consentito di appurare tutto il modus operandi con il quale la ndrina si stava inserendo nel mercato aquilano, con l'aquisto, da parte del commercialista del boss, del 50% della “Tesi” Srl, una delle società di Biasini.

Intercettazioni telefoniche e ambientali, appostamenti, riprese video di incontri, accertamenti economico-finanziari – in una lodevole sinergia interforze, con il determinante apporto di gruppi speciali della Guardia di Finanza – ha portato a stroncare una cordata del malaffare. Una di una lunga serie? Chissà.

servizio Marco Signori


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