Nel parco Gran Sasso oltre 350 camosci

14 Ottobre 2008   14:34  

E’ una storia a lieto fine quella della reintroduzione del Camoscio Appenninico nel Parco del Gran Sasso e Monti della Laga. Più di 350 esemplari sono stati, infatti, stimati nel corso dell’annuale censimento della specie, compiuto dal Servizio Scientifico dell’Ente Parco, con il CTA del Corpo Forestale dello Stato e con l’apporto di numerosi volontari, nelle giornate di sabato 11 e domenica 12 ottobre.

Nei trentuno sentieri in quota percorsi contemporaneamente sul massiccio del Gran Sasso, sono stati avvistati 12 branchi, alcuni composti anche da trenta esemplari. Oltre quelli storici di Monte Camicia e Pizzo Cefalone, dove negli anni 1991-94 furono reintrodotti i primi 26 esemplari provenienti dal Parco Nazionale d’Abruzzo, sono i nuclei di recente formazione del Monte Corvo e del Paretone della Vetta Orientale del Corno Grande a fornire dati particolarmente significativi sulla buona salute della popolazione e sul suo positivo trend di accrescimento, calcolato dagli zoologi in circa il 23% annuo.

Su proposta dell’Ufficio Territoriale per la Biodiversità del CFS dell’Aquila, quest’anno è stato contestualmente effettuato anche il conteggio degli stormi di Fringuello Alpino, raro e localizzato passeriforme legato agli ambienti freddi e nivali che vive prevalentemente oltre i 2000 metri di quota. Specie a rischio di estinzione a causa dei mutamenti climatici, a Campo Imperatore è oggetto di specifiche ricerche eco-etologiche nella locale Stazione d’Inanellamento. La stima della popolazione di Fringuello alpino sul massiccio del Gran Sasso, tuttora in corso di elaborazione, è di circa 700/800 esemplari e fa di quello del Gran Sasso il nucleo riproduttivo più importante dell’intero Appennino.

Il Commissario Straordinario del Parco, Giandonato Morra, ha accolto con soddisfazione la positività dei dati giunta dal censimento dei camosci: «Una specie, la cui salvaguardia è particolarmente sentita dall’Ente Parco, che sta attuando tutte le possibili azioni previste dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. E ciò allo scopo di scongiurarne definitivamente il pericolo d’estinzione e di assicurarne una sempre più numerosa presenza sulle montagne del Parco, a vantaggio della buona salute dell’ecosistema ed anche quale fattore di attrazione per il turismo naturalistico, che nelle suggestive evoluzioni dei camosci sulle rocce delle nostre montagne trova un innegabile richiamo. Un ringraziamento – ha aggiunto Morra – va al Corpo Forestale dello Stato che anche quest’anno, mettendo a disposizione uomini e mezzi, ha consentito al Parco di adempiere al meglio alle operazioni di censimento».

Il Camoscio Appenninico, definito “il più bello del mondo”, è l’unica specie esclusiva della penisola italiana e la sua tutela è riconosciuta dal Consiglio d’Europa attraverso la Direttiva 92/43/CEE (Habitat), dalla I.U.C.N. (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) che dal 1996 l’ha inserita nella Lista rossa dei mammiferi in pericolo di estinzione, e dalla Legge N 157/92 “Norme per la protezione della fauna omeoterma e per il prelievo venatorio”.


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