Nell'anniversario del sisma la Dalla Chiesa scopre la rabbia degli aquilani feriti

"Conosco il dolore, mai avrei mancato di rispetto all'Aquila"

05 Aprile 2011   20:43  

dal Corriere.it - di Elivira Serra

La furia dei terremotati abruzzesi l'aveva messa in conto. «Mi scrivono: "La Palermo onesta che amava tuo padre ti disprezza"; "Come si dorme nel letto di Putin?"; "Tuo padre si sta rivoltando nella tomba"». Agli insulti per strada non era preparata. «Venerdì sono dovuta andare via da una pizzeria di Ponte Milvio: da un tavolo è partita una provocazione e da un altro un applauso di risposta. Scena simile il giorno dopo, fuori dall'Auditorium Parco della Musica: due ragazzi mi hanno urlato "ma non si vergogna, complimenti per la trasmissione!". Lì mi sono fermata: non avevano nemmeno guardato la puntata incriminata, però mi aggredivano...». La cosa che invece non si aspettava Rita Dalla Chiesa, da vent'anni conduttrice di Forum per Mediaset, era il «fuoco amico» delle Iene. Nella puntata di mercoledì scorso Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu hanno usato nei suoi confronti gentilezze tipo: «È ora di cambiare quella vecchia anziana figurante che fa la parte della conduttrice», un «barboncino con la parrucca», che soffrirebbe di «una certa incontinenza». Con l'appello finale a Bertolaso: «È ora di ricostruire completamente la Dalla Chiesa».


La figlia del generale Carlo Alberto ucciso con la moglie Emanuela in un attentato mafioso la sera del 3 settembre 1982 - di qui il riferimento a lui di alcuni messaggi - è nell'occhio del ciclone da dieci giorni, da quando è andata in onda su Canale 5 la puntata di Forum in cui una falsa aquilana (Marina Villa, 50 anni, di Popoli) ringraziava «il presidente» (Silvio Berlusconi) per la ricostruzione post terremoto: «Nessuno sta in mezzo alla strada, tutti hanno le case con giardini e garage... Sono rimasti 3-400, stanno ancora negli hotel perché fa comodo. Mangiano, bevono e non pagano niente, pure io ci vorrei andare».

Poco importa che la conduttrice abbia subito replicato («Non credo signora, ognuno vorrebbe tornare nella propria casa»). Il punto è che Marina Villa non è dell'Aquila. In trasmissione era una figurante, pagata 300 euro per vestire i panni di una donna desiderosa di riaprire il negozio di abiti da sposa distrutto dal sisma con i 25 mila euro di alimenti che voleva tutti insieme dall'ex marito. Rita Dalla Chiesa insiste nel difendere la buona fede della scelta: «La storia di base era vera. Avevamo avuto la segnalazione via fax di una moglie che chiedeva all'ex coniuge una somma una tantum al posto dei versamenti mensili. Nel nostro database di diecimila provini avevamo questa Marina Villa, di Popoli, che mi sono andata a rivedere: un anno fa ci aveva raccontato davvero di essere scampata al terremoto, di essersi ferita e che due suoi vicini di casa erano morti». È stata quantomeno una leggerezza caricare la vicenda coniugale con il dramma dell'Aquila. «Superficialità, forse. Leggerezza. Non so risponderle come sia stato possibile. Sto ancora cercando di capire cosa è successo, ma immagino non ci sia stata malafede, cui prodest? Di certo non al programma o alla sottoscritta. C'erano i suggeritori dietro la figurante? Erano gli autori e nessuno ha consigliato di dire quelle cose, saremmo degli stupidi!».

Dai colleghi nessuna telefonata di solidarietà o almeno la curiosità di conoscere i retroscena. «Mi hanno chiamato soltanto Antonella Clerici e Massimo Giletti. Silenzio dagli altri: e pensare che sono sempre generosa nell'offrire il mio spazio per lanciare i programmi non miei». Neppure il premier o Guido Bertolaso, quest'ultimo pubblicamente ringraziato dalla conduttrice, si sono fatti sentire. «No. E non mi ha chiamato Pier Silvio Berlusconi, ma non mi aspettavo che lo facesse. Quelli che mi hanno delusa di più sono stati i miei amici di sinistra: spariti. Ho sostenuto campagne per gli animali, per le nozze dei preti, per i gay, i clandestini, gli immigrati. Tutto dimenticato». Fabrizio Frizzi? «Beh, ma lui non è un collega, è più di un amico, è l'uomo che ho amato!». Il fratello Nando ha usato parole affettuose nel suo blog: «Rita, pur dipendente Mediaset, non si è mai dissociata da me, neanche alzando un sopracciglio».

Resta difficile trovare una giustificazione allo scivolone televisivo, pochi giorni prima del secondo anniversario della tragedia che ha ucciso 309 persone, distrutto palazzi, lasciato senza tetto migliaia di abruzzesi. «Io ci sono rimasta profondamente male e non avrei mai voluto far soffrire chi da due anni non si dà pace. Il dolore lo conosco. Non mi sarei permessa, sia eticamente sia professionalmente, di mancare di rispetto all'Aquila e ai suoi abitanti. Chiedo scusa se posso avere sbagliato qualcosa. Ma aggiungo che mi fa paura questo clima di odio, questi attacchi alla mia persona. E gli "amici" delle Iene, che pure dopo mi hanno mandato un mazzo di fiori, hanno detto cose molto pesanti: non posso pagare per le mie rughe, per non essere più giovane». All'Aquila andrà, ma quando deciderà lei. «Non sono tenuta a farlo quando vogliono i giornalisti. È stato uno scivolone televisivo, è diventato un caso politico».


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