Nuove Identità e Identità Scomparse nel Centro Storico Terremotato

28 Maggio 2016   11:16  

Il nuovo assetto della città è sempre più evidente e la latitanza delle istituzioni è preoccupante.

Partiamo proprio dagli uffici pubblici, che hanno scelto diversa collocazione. Poi vediamo gli studi professionali, che già avevano iniziato questa operazione di delocalizzazione e hanno proseguito la loro diaspora. Anche le banche, a parte un paio di casi, oramai sono sistemate. Il commercio ha scelto il centro commerciale, o in alternativa il parco commerciale, come sede probabilmente definitiva.

Tutto questo in periferia. Mentre il centro storico latita.

Fino a metà degli anni novanta era impensabile, per un aquilano, svolgere qualsiasi attività al di fuori del centro. Ogni funzione direzionale e commerciale risiedeva lì e il solo settore industriale aveva diversa sede, per motivi logistici e di piano regolatore. Poi iniziarono a timidamente a dotarsi di attività commerciali Pettino e la zona nei pressi dello stabilimento ex Italtel, in seguito Pile, con due grandi centri commerciali, e la zona Ovest, vicino Colle Sapone. Un primo passo era stato fatto, ma restavano in centro le cosiddette “attività storiche”.

Il terremoto ha avvitato uno svuotamento totale, conseguenza dei danni ingenti che la città ha subito. Ma a tutto questo non è seguita alcuna razionalizzazione della periferia, è stato tutto lasciato al caso (e a un piano regolatore piuttosto discutibile), l’unico intervento significativo è rappresentato dalle oramai immancabili rotonde. Intanto in centro storico qualche edificio è di nuovo pronto ad accogliere attività, eppure queste sono restie. Mancanza di utenza, dicono i più, scomodità, dicono altri. I sotto servizi rappresentano un altro ostacolo: rendono difficoltosa la viabilità e, soprattutto, privano momentaneamente delle utenze molti stabili. Eppure il settore food an beverage pare aver trovato terreno fertile, trasformando L’Aquila in una specie di “centro commerciale del divertimento”: con questa espressione intendo dire che ogni attività dona forza e legittimazione alle altre, in un mutuo scambio di forze attrattive che in breve tempo hanno spostato il baricentro della “movida”. Operazione, tra l’altro, già vista negli anni precedenti con via Sassa, via Roio e piazza S. Biagio.

Indubbiamente esistono dei risvolti positivi, poiché è proprio grazie a queste attività che è incominciata un nuova “colonizzazione” del centro: svolgono da tempo un’opera da testa di ponte. Ma adesso i tempi cominciano ad essere maturi per una sterzata decisiva: il centro storico ha bisogno anche di altro. Ha bisogno del direzionale e dell’amministrativo, degli studi professionali, di attività commerciali di settori diversi rispetto agli attuali. E ha bisogno dei suoi abitanti.

L’amministrazione comunale dovrebbe, in tal senso, intervenire ed agevolare o, addirittura, promuovere questo ritorno. La città ha già perso l’opportunità di avere una periferia funzionale, speriamo ora non perda quella di riavere un centro storico che non sia solo una “nuova Pompei” da visitare nei giorni di festa.

Massimiliano Laurenzi
Twitter: @max_laurenzi


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