Nuove strategie per gli utenti nei centri diurni, un convegno a Sulmona

02 Dicembre 2013   11:21  

Come superare la cronicizzazione delle malattie mentali nei centri diurni dei dipartimenti di salute mentale? Da Sulmona, nella splendida cornice della Badia celestiniana, la Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila, con la pianificazione di nuove strategie, si prepara a svecchiare le vecchie metodologie e ad avviare nuove tecniche di lavoro (sulla base di evidenze scientifiche) nella gestione dei centri diurni del Dipartimenti salute mentale.

Nuove metodiche, messe a punto e ‘testate’ da prestigiosi Istituti di ricerca come il Mario Negri di Milano. L’analisi e le risposte, a questa nuova impostazione del lavoro, sono attese dal convegno di formazione professionale di domani, martedì 3 dicembre, a Sulmona, alla Badia celestiniana, dalle 8.30 alle 18.00, dal titolo: “Il ruolo del centro diurno all’interno del Dipartimento salute Mentale: proposta per il superamento della cronicizzazione dei servizi”.

I lavori, validi come corso di formazione, sono organizzati dal Coordinamento dei centri diurni della Regione e vi parteciperanno, tra gli altri, responsabili della Salute mentale di Ravenna e di altre Asl abruzzesi.

Il corso, diretto dal dr. Vittorio Sconci, Direttore dipartimento salute mentale della Asl 1 Abruzzo, vedrà la partecipazione, tra gli altri, di Angelo Barbato, dell’Istituto di ricerca Mario Negri di Milano, Paola Carozza direttore del Dipartimento salute mentale di Ravenna, Giovanni Colonna, psicologo del centro diurno Asl di Vasto, Angelo Gallese, direttore del centro salute mentale di Avezzano.

Il corso, la cui segreteria organizzativa è stata curata dalla dr.ssas Marialuisa Rossi, è riservato alle figure di: psichiatra, psicologo, assistente sociale, tecnico della riabilitazione psichiatrica, educatore professionale, infermiere professionale.

“Il centro diurno”, dichiara il dr. Sconci, “non deve essere più inteso come un luogo fisico ma come un insieme di attività e iniziative, a fini riabilitativi, tesi al reinserimento del paziente nel mondo produttivo, nel sociale e nella cultura. Serve quindi un cambio di passo e un nuovo approccio riabilitativo che consenta al paziente di farsi efficacemente curare e di ridiventare protagonista della propria vita”


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